Di Mirko Rimessi – Redazione Panathlon Ferrarra
Si è svolta giovedì 23 gennaio una bellissima iniziativa, promossa da SPAL Foundation e MEIS – Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, che, in occasione della prossima Giornata della Memoria, ha voluto parlare di questo e, allo stesso tempo, allargare il tema ad una più ampia lotta alle discriminazioni.
Singolare la location scelta, le tribune dello stadio Paolo Mazza di Ferrara, dimostrando ancora una volta (e sì, ce n’è bisogno, perché non tutti ne sono convinti) come il mondo dello sport e le sue strutture siano luoghi dove, oltre all’attività sportiva vera e propria, si possa fare cultura ed educazione, come ha ben hanno voluto ribadire in apertura di presentazione i “Direttori” di SPAL Luca Carra e MEIS Amedeo Spagnoletto. E, alle considerazioni sul luogo, possiamo anche aggiungere, chiudendo un cerchio che ancora una volta ribadisce come lo sport sia legato a doppio filo alla storia, che il “Mazza” è collegato ulteriormente alla buia pagina del fascismo essendo stato progettato da Carlo Savonuzzi. L’ingegnere, in coppia con il fratello Girolamo, ridisegno l’area urbana Ferrarese durante il ventennio. Una famiglia che, nonostante il ruolo, pagò l’essere “socialista”, con il martirio di Girolamo durante l’eccidio del Castello Estense del 1943.
“In gioco per l’uguaglianza”, questo il nome dato all’evento rivolto ad oltre quattrocento giovani tra giocatori dei settori giovanili del Club e studenti del Liceo Roiti di Ferrara, vedeva come punto centrale del pomeriggio la presentazione del libro “Una stella in campo. Giovanni Di Veroli dalla persecuzione razziale al calcio di serie A” (Casa Editrice Persiani). La storia del giocatore laziale di origine ebraica è stata raccontata ai presenti dagli autori, il figlio Roberto Di Veroli e il giornalista Paolo Poponessi, moderati da Adam Smulevich, anch’esso giornalista e scrittore, che sul tema ha, per esempio scritto il bellissimo “Presidenti, le storie scomode dei fondatori delle squadre di calcio di Casale, Napoli e Roma” (Casa Editrice Giuntina). Di Veroli, scampato bambino alla deportazione seguita alla razzia del Ghetto di Roma, riesce nel suo sogno di essere calciatore “professionista”, passando dalla Stella Azzurra alla Lazio e divenendo così l’unico ebreo romano ad aver calcato i campi di serie A, conquistando anche la Coppa Italia 1958.
Come detto, le tematiche della Memoria sono state utilizzate per allargare la discussione a tutte le discriminazioni, “un dovere morale” come ribadito dal Direttore Generale Carra, e lo si è fatto con Silvia Chiellini, giocatrice del settore femminile di SPAL e sorella di Giorgio, che ha parlato delle difficoltà del praticare calcio femminile, e il difensore Alessandro Bassoli, che ha portato l’esempio di eventi da condannare e contrastare sui campi da gioco.
Un bel pomeriggio di cultura e valori trasmessi attraverso lo Sport e l’impegno di una società sportiva, che ribadisce ulteriormente il ruolo di esse nell’educazione dei giovani, per i quali è d’obbligo complimentarsi con SPAL e tutti gli organizzatori.