Ma il padre Alberto continua a coltivare giovani leve per i giallorossi
di Claudio Beccalossi – Redazione Panathlon Verona 19554
Come un fulmine a ciel sereno! Daniele De Rossi, nonostante il rinnovo del contratto nel giugno scorso per altri tre anni, ha ricevuto il benservito come allenatore della Roma, dopo sole quattro partite di campionato senza alcuna vittoria (tre pareggi ed una sconfitta). Prenderà il suo posto il mister croato Ivan Jurić, già sulla panchina dell’Hellas Verona tra il 2019 ed il 2021. Il contratto che ha firmato è valido fino a giugno 2025, con rinnovo in caso di qualificazione del club giallorosso alla Champions League.
Daniele (Ostia, Roma, 24 luglio 1983) è stato un “mitico” centrocampista della Roma (dal 2001 al 2019) e della Nazionale. Vanta il secondo maggior numero di presenze ufficiali della storia del club (459, dopo Francesco Totti, 619). Con questa squadra ha vinto due Coppe Italia (2006-2007, 2007-2008) ed una Supercoppa italiana (2007).
Approdato alla Nazionale, con la compagine ha conquistato il terzo posto alle Olimpiadi di Atene nel 2004, il titolo di campione del mondo in Germania nel 2006, il secondo agli Europei di calcio in Polonia-Ucraina nel 2012, il terzo alla Confederations Cup in Brasile nel 2013. A livello giovanile, ha agguantato il primo piazzamento agli Europei di calcio Under 21 in Germania nel 2004. Fino ad ora, Daniele De Rossi risulta il quinto giocatore italiano (al pari con Giorgio Chielllini) nella graduatoria delle presenze nella Nazionale (117).
Per merito dei suoi 21 goals, appare quale giocatore non attaccante più “produttivo” in Nazionale dal dopoguerra in poi e secondo in assoluto dopo Adolfo Baloncieri (in attività dal 1914 al 1944 come giocatore, dal 1931 al 1962 quale allenatore) nella specifica classifica.
Lasciata la Roma, De Rossi, nel luglio 2019, ha firmato un contratto annuale con la squadra argentina del Boca Juniors (Club Atlético Boca Juniors, con sede a Buenos Aires) ma il 6 gennaio 2020 ha deciso di ritirarsi dall’attività agonistica per intraprendere la carriera d’allenatore.
Dopo essere stato collaboratore tecnico della Nazionale tra il 2021 ed il 2022, da quest’ultimo anno fino al 2023 ha allenato la SPAL (acronimo di Società Polisportiva Ars et Labor, squadra storica di Ferrara) e, da gennaio 2024, il “vecchio amore” Roma, in sostituzione dell’esonerato José Mourinho. Sorte che, purtroppo, è capitata anche a lui, interrompendo forse inaspettatamente o troppo in fretta, un sogno diventato realtà.
Con la prima moglie Tamara Pisnoli (sposata nel 2006 e da cui s’è separato nel 2009) Daniele ha avuto la figlia Gaia (nata il 16 luglio 2005). Dalla successiva relazione, iniziata nel 2011, con l’attrice anglo-americana Sarah Felberbaum sono venuti al mondo, il 14 febbraio 2014, Olivia Rose e, il 3 settembre 2016, Noah. Daniele e Sarah si sono sposati alle Maldive, il 24 dicembre 2015.
Biografia di Daniele a parte, va ricordato pure il padre, Alberto, da me incontrato il 23 gennaio 2020 in un mio ritorno da Roma a Verona. M’ero piacevolmente sorpreso, infatti, appena entrato nella carrozza 1 del Frecciargento 8520 Roma Termini-Vicenza, di quasi tutti i posti occupati da ragazzi e loro accompagnatori che avevano provveduto anche a riempire i relativi spazi per i bagagli soprastanti. Indossavano tutti la stessa tenuta dell’Associazione Sportiva Roma (con il logo giallorosso e la lupa che allatta Romolo e Remo). Si trattava dei calciatori della Primavera della Roma (con età variabile tra i 17 ed i 19 anni) che si recavano a disputare una partita in trasferta proprio nella mia città, con il ChievoVerona (giocata il 24 gennaio successivo e finita 2 a 2).
Il Campionato Primavera 1 TIM (dal 2006 Trofeo “Giacinto Facchetti”) 2019-2020 costituiva la 58ª edizione del Torneo Primavera, la 3ª nella formula della massima divisione a girone unico con tenuta dei play-off per l’attribuzione del titolo. La squadra campione in carica ed in testa allora era l’Atalanta, mentre la Roma (al termine della sedicesima partita in casa scaligera) si piazzava al quarto posto, con il ChievoVerona al dodicesimo (purtroppo ultimo).
Il trainer della formazione romana, in treno con i giocatori e pure mio compagno di viaggio d’occasione, era, appunto, Alberto De Rossi (Roma, 9 settembre 1957), ex calciatore professionista in Serie C con carriera conclusa il 1° luglio 1992 nell’Ostia Mare.
Nel corso del tragitto ferroviario da Roma a Verona ho scambiato qualche parola con lui, soprattutto elogiando il mai abbastanza sottolineato fair play (in campo e nella vita) del ben conosciuto da entrambi Sergio Pellissier (Aosta, 12 aprile 1979), attaccante, capitano e vessillo del ChievoVerona con la maglia numero 31 da lui sempre indossata (che non è più stata assegnata a nessun altro dopo di lui), ritiratosi dal calcio giocato a fine campionato di Serie A 2018-2019.
L’incontro-flash con De Rossi-padre dal sorriso accomodante, m’aveva dato la sensazione “a naso” d’un allenatore autorevole ma paziente, coinvolto amichevolmente con i suoi ragazzi, benvoluto dal vivaio alla ricerca di maturazione ed esperienze (anche altrui), portatore e beneficiato di disciplina, in armonia col suo staff tecnico, dai codici di comportamento rispettati volentieri per obiettivi comuni.
La pacca su una spalla che gli ho dato, dopo averlo fotografato interrompendo il briefing con i suoi collaboratori, era stato un atto dovuto a lui, mister De Rossi (che, nonostante le lusinghe, non ha voluto essere l’allenatore della Roma con suo figlio titolare)…
Dopo aver lasciato nel 2022 l’incarico di tecnico dell’Under-19 della Roma, Alberto De Rossi è stato nominato responsabile dello sviluppo degli allenatori giovanili del club giallorosso.
Onore al merito…
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