Vicissitudini contro chi l’aveva messo alla porta di viale Mazzini – Rivincita giudiziaria con secco rifiuto a rientrare nei ranghi della tivù di Stato
di Claudio Beccalossi – Redazione Panathlon Verona 1954
Corvara in Badia (Bolzano), 5 settembre 1998 – Furio Camillo Focolari, giornalista sportivo. La sua voce dall’accento romano, inconfondibile, stava al passo col particolare brio. Tutto in funzione del ruolo di telecronista irruente (secondo alcuni, raffazzonato), soprattutto nel commentare le “imprese” sciistiche di “Tomba la Bomba” (al secolo Alberto Tomba, San Lazzaro di Savena, Bologna, 19 dicembre 1966).
Lo conobbi casualmente durante una passeggiata alla periferia di Corvara, suggestiva località altoatesina a 1.568 metri d’altezza dove m’ero recato per realizzare un redazionale per “Non solo città”, un periodico che m’ero inventato allora. Invitato dal Consorzio turistico locale, dovevo scrivere un promozionale sulle peculiarità della zona e dell’albergo che m’ospitava.
Corvara appartiene al comprensorio dell’Alta Badia e, con altri 17 comuni, costituisce la Ladinia. Inoltre, è un celebrato centro sciistico del circuito Dolomiti Supersky, nel Gruppo del Puez del Sellaronda, al cospetto del Sassongher.
Nel nostro incontro occasionale, Furio ed io parlammo del più e del meno, anche riguardo al suo incarico quale fresco direttore responsabile di un’elegante rivista patinata, il semestrale “Alta Badia Magazine” (d’informazione culturale, sportiva e tradizioni, registrato al Tribunale di Bolzano n. 9/98, edito da Società A.R.S. Editoriale s.r.l. di Roma), con attinenze specifiche all’area geografica in cui ci trovavamo.
Non sapevo che stesse battagliando con la Rai per presunte questioni di sponsor o pubblicità più o meno occulta. Per me, lui era il classico romanaccio (di parlata e gestualità) con la “faccia da tivù”, arrivato al successo più per meriti.. “cabarettistici” che professionali. Un simpaticone, tutto sommato, che non se la tirava. Scattammo una foto insieme e poi ciascuno riprese la sua camminata…
Nonostante il suo appeal con pubblico e tifosi, Focolari cadde in disgrazia con la Rai, talvolta matrigna se non snaturata con chi non le va più a genio. Venne licenziato, nell’ottobre 1996, con l’“accusa” d’aver commesso irregolarità relative alla fornitura di capi d’abbigliamento ai giornalisti dell’azienda per le Olimpiadi d’Atlanta.
Furio, messo alla porta di casa Rai, iniziò poi la solita via crucis del diritto tramite tribunali e giudici. Così, in seguito, la Corte d’appello di Roma sentenziò il suo reintegro in azienda, condannando la Rai a versare al giornalista pure gli stipendi arretrati. Rientro tra le coltri della tivù di Stato che, comunque, Focolari disdegnò, anche dopo l’ulteriore intervento della Cassazione che deprecò il marcato atteggiamento “spaccone” di viale Mazzini, colpevole non solo del suo ingiusto allontanamento ma pure d’aver infierito su di lui, dando un “carattere ingiurioso” alla “sanzione espulsiva”.
In pratica, per tale rigirare il coltello nella piaga, allo sgradito dipendente Rai Furio Focolari sarebbe spettato un ulteriore risarcimento del danno morale. La Cassazione, quindi, diede torto alla Radiotelevisione Italiana SpA che non era disposta a chinare il capo indennizzando il dovuto per “licenziamento ingiurioso” all’ex vice direttore della testata sportiva. In sede di giudizio, infatti, i legali della Rai contestarono lo specifico punto risarcitorio obiettando l’illegittimità del riconoscimento del genere di discapito.
Stando agli avvocati dell’azienda, la voce compensativa risultava già inserita nella liquidazione del danno biologico e morale riconosciuto al giornalista in circa 22mila euro. La sentenza dei giudici, invece, sancì che la somma aggiuntiva di 10mila euro a favore di Focolari era consona a sanare un altro danno morale, “conseguente appunto alla sofferenza patita per il carattere ingiurioso della sanzione espulsiva”.
“Letteratura” burocratico-giuridica a parte, l’ex cronista sportivo Focolari spiazzò i vertici della Rai ed i loro rappresentanti in toga. Del resto, aveva già imboccato altre strade: come dirigente dell’azienda d’abbigliamento “Puma”, opinionista (sull’emittente romana “Radio Radio” di cui è ora direttore responsabile) e… laziale sfegatato…
Nato a Roma il 1° giugno 1947, Furio risulta iscritto all’Ordine dei giornalisti professionisti dal 2 maggio 1972.
Ha trasmesso ambizioni giornalistiche alla figlia Veronica (Roma, 8 luglio 1975), a sua volta iscritta all’Ordine dei giornalisti professionisti dal 12 settembre 2005. Oggi conduce il telegiornale sportivo di Sky TG24. Iniziò ad operare nel campo dell’informazione nel 1996 a Rete Oro. Nel 2000 collaborò con Stream e nell’agosto del 2003 passò alla tv satellitare Sky. Ha sempre manifestato particolare orgoglio per essere la figlia di Furio. Quest’ultimo, invece, di certo non lo è altrettanto in quanto ex figlio (licenziato ed ingiuriato) da mamma Rai…