Di Massimo Rosa Direttore Panathlon Planet
Quel “Nous, la France” mi ricorda l’incipit di un discorso tenuto in televisione dal Generale Charles De Gaulle, era il 1965 e mi trovavo a Grenoble per lavoro. Pomposo era quanto esternava l’augusto e storico personaggio trasudante tutto il retaggio sciovinista dei cugini d’Oltralpe, ovverosia lo stesso palesatosi in occasione dell’apertura di questa LVI^ Olimpiade, che qualche arguto ha definito le Macroniadi. E sì, proprio così.
La grandeur ha avuto un ruolo non di poco conto, viste le immagini che ci hanno accompagnato per diverse ore su Parigi, regalandoci storici palazzi, monumenti, la Senna, e tanta tanta pioggia che ha inzuppato pubblico, atleti e capi di stato, eccetto Emmanuel Macron e la moglie Brigitte, ben al coperto.
Ovunque si vada nel mondo la Tribuna d’Onore è interamente coperta. Ma a Parigi no. Lasciano gli ospiti in balia del tempo umido e bizzarro: alla faccia dell’ospitalità e delle previsioni meteo.
Ma le Macroniadi non si sono accontentate solo di inzuppare i capi di stato come fossero stati dei gustosi croissant, ma hanno voluto distinguersi anche per provocazioni di dubbio gusto, quali: il défilé di moda nella “House Pride” e la stucchevole parodia de “L’ultima Cena” di Leonardo da Vinci, interpretata da improponibili drag queen.
Evento, quest’ultimo, che ha indotto il Vaticano a non porgere l’altra guancia. Il ché è tutto dire.
Last but not least: la Grandeur sciovinista di trasformare la Senna in un fiume puro e sacro come il Giordano.
Queste si sono definite Olimpiadi dell’inclusione. Sì, purché fossero sportive e non forzatamente politiche e grottesche.
La “Grandeur” fortunatamente si è manifestata: c’est à dire (cioè) nella tenzone spettacolare tra i tanti atleti di tutto il mondo; negli splendidi scenari delle gare, vere e proprie cartoline da collezione. Senza dimenticare, anzi sottolineare, il colorito e caloroso pubblico, quasi fosse una colonna sonora, che ha accompagnato le gesta degli atleti nel massimo segno del Fair Play, ricordando quel Liberté, Egalité, Fraternité, cui la Douce France è stata la progenitrice.