di Angelo Porcaro – Redazione Panathlon Pavia
Dal comunicato comune PNT-AIA riportiamo:
Il Distretto Italia del Panathlon International e l’Associazione Italiana Arbitri hanno firmato un protocollo d’intesa con la finalità di valorizzare l’idea che lo sport sia non solo una competizione ma anche un mezzo per educare al rispetto, al riconoscimento reciproco e alla solidarietà.
A siglare il documento, presso la Sala “Paolo Rossi” nella sede della Federazione Italiana Giuoco Calcio a Roma, sono stati il Presidente dell’AIA, Carlo Pacifici, e il Presidente del Distretto Italia del Panathlon International, Giorgio Costa.
E noi aggiungiamo che:
Negli ultimi anni l’arbitraggio nel calcio è diventato sempre più contestato. Le problematiche inerenti al mondo arbitrale rispecchiano in un certo senso i problemi arbitrali nel “calcio dei grandi” senza dimenticare quello che avviene nel calcio giovanile e dilettantistico. Se tra i professionisti, nella maggior parte dei casi, la violenza contro i direttori di gara si limita a un aspetto verbale, tra i dilettanti e tra i giovani in moltissimi casi si parla di violenza fisica nei confronti dei fischietti.
“Un arbitro assalito dai ragazzi mentre i genitori lo insultano anziché difenderlo. Tifoserie di genitori che aspettano un giovane arbitro fuori dal campo di gioco. La madre di un arbitro che piange in tribuna per gli insulti rivolti al figlio. Un dirigente ubriaco che colpisce un arbitro. Un arbitro donna colpita da epiteti sessisti. Questi sono solo alcuni dei casi di violenza – verbale e psicologica – recapitati ai direttori di gara ogni weekend.”
Il problema è grande, molto più di quanto si possa pensare, e per provare a risolverlo serve un piano ben strutturato, che parta dall’educazione di tutti coloro che ruotano attorno al pallone siano essi giocatori, dirigenti, tifosi o soprattutto genitori.
Fare l’arbitro, insomma, vuol dire esporsi agli insulti tutte le volte che si va in campo specialmente nelle serie inferiori e nei campionati giovanili. Dagli esempi descritti va detto che il problema non sono quasi mai i giocatori in campo: «Il problema vero è chi sta fuori: l’insulto del tizio attaccato alla rete di un campetto con venti spettatori lo senti e fa male».
Il calcio è un riflesso della società. Non possiamo curare tutti i mali della società attraverso il calcio e attraverso gli accorati appelli dei giornali, ma penso che con azioni coordinate da parte di tutte le agenzie che, in una maniera o nell’altra ruotano attorno al campo di calcio, si potrebbero eliminare le tante storture e salvaguardare l’incolumità di colui che è al di sopra delle scaramucce in campo, l’arbitro.
E’ una questione di cultura.
Occorre educare tutti, in ogni modo ed in ogni occasione.
Il rispetto delle regole, il rispetto degli avversari, il rispetto dei giudici/arbitri, l’ubbidienza agli allenatori, l’assenza di ogni forma di discriminazione, il corretto comportamento con la stampa ed un linguaggio adeguato sui media devono essere gli obiettivi comuni non solo al Panathlon e all’Associazione Italiana Arbitri, ma anche all’Associazione Calciatori, all’Associazione Procuratori e soprattutto ai commentatori delle varie TV.
Far si che nelle facoltà di Scienze Motorie, da dove ormai esce la maggior parte dei giovani istruttori/allenatori, sia obbligatorio studiare Etica e Fair Play che sono i fondamentali del Panathlon, imporre alle scuole calcio corsi di alfabetizzazione di etica e fair play, convincere gli animatori degli Oratori a continuare nella loro azione di gioco corretto e rispetto delle regole, insistere presso le scuole di Medicina dello Sport della assoluta nefandezza dell’assunzione di farmaci dopanti, informare gli alunni di ogni ordine e grado della necessità del rispetto del piccolo o grande giocatore sia esso di pelle chiara o pelle scura, e scoraggiare sempre futili e sterili commenti sugli arbitri soprattutto se donne,
Questo è il compito che con questa “intesa” siamo chiamati a svolgere negli anni a venire.
* La locuzione latina lectio magistralis (composizione di lectio che significa “lettura, lezione” con măgistralis che vuol dire “del maestro”, quindi “lettura o lezione del maestro” – pronuncia leczio magistralis), è utilizzata in ambito universitario, culturale o religioso per indicare la lettura, la conferenza o lezione tenuta da una personalità che per autorevolezza o comprovata capacità scientifica conferisce particolare rilievo all’evento (lectio magistralis, Glossario, Civitas-schola.it).