L’obiettivo di Leonardo Chisté, velista del 49er
di Giuliana Beretta * della redazione del Panathlon Gianni Brera-Università di Verona e della rivista di letteratura sportiva “La coda del drago”
Non ho difficoltà a confessarlo: sono anch’io una patita della vela. Non resisto al fascino di una regata, il cui esito è affidato spesso al gioco dell’imponderabile. Ma ha fascino anche la possibilità di “raccontare” (e di far raccontare) i segreti di una disciplina sportiva che ha regalato all’Italia, nel tempo, emozioni straordinarie. Basti pensare ad Agostino Straulino e alla leggenda che l’accompagna. L’oggi è affidato invece a giovani emergenti carichi di stimoli con un obiettivo che li accomuna: la partecipazione olimpica. Tra questi Leonardo Chisté, cui affido il compito di autopresentarsi.
Una specialità affascinante appresa e perfezionata ad Arco di Trento prima di entrare nel gruppo sportivo dell’Aeronautica Militare
«Ho 23 anni e abito ad Arco di Trento. Nella vita sono un velista del C. S. Aeronautica Militare, regato a bordo del 49er nel ruolo di prodiere. Per chi non lo sapesse, il 49er è un doppio acrobatico, entrato a far parte del programma olimpico da Sydney 2000. Parallelamente alla mia carriera sportiva, a seguito del diploma al Liceo Scientifico di Riva del Garda, mi sono iscritto al corso di Fisioterapia presso l’Università di Verona».
Prima di avvicinarti alla vela, hai praticato altri sport?
“Ho avuto la fortuna di provare diverse discipline prima di avvicinarmi alla vela. Devo ammettere che lo sport di famiglia è sempre stato lo sci alpino, per questo ho iniziato all’età di 2 anni a praticarlo con l’aiuto del papà e ho continuato a livello agonistico fino alla categoria Ragazzi (14 anni). Oltre a questo, ho praticato anche basket e bici».
Quando hai iniziato a muovere i primi passi nel mondo della vela?
«A 8 anni al Lago di Garda presso il circolo vela Arco e grazie ai corsi vela estivi promossi dal comune di Arco. Lo sci non mi impegnava molto nel periodo estivo, nonostante qualche uscita in ghiacciaio, perciò i miei genitori, impegnati con il lavoro, decisero di iscrivermi ai corsi vela. Da lì non ho più smesso e ora mi trovo a navigare su una barca olimpica chiamata 49er con il ruolo di prodiere».
Come si diventa un prodiere di 49er?
«Come tutti i bambini che si approcciano al mondo della vela ho iniziato a navigare con l’Optimist. Dopo poco tempo sono passato all’Open Skiff perché apparteneva già alla famiglia delle barche plananti e al piccolo me piaceva particolarmente per il fatto che potesse raggiungere velocità elevate. A 13 anni ho cambiato di nuovo barca per entrare nelle categorie giovanili (Under 19) scegliendo il 29er. Con il 29er ho iniziato ad avere un compagno di barca (le barche precedenti erano tutte singole) e dato che bisognava assegnarsi i ruoli io ho optato per fare il prodiere. Con questa barca ho regatato fino ai 17 anni. Nel 2018 ho avuto una piccola parentesi al timone del Nacra 15 per provare a partecipare alle Olimpiadi Giovanili di Buenos Aires. Nel 2019 ho iniziato i primi passi nel 49er, barca che può essere considerata la sorella maggiore del 29er».
Cosa significa avere come mezzo una barca?
«Comporta grandi spese a livello di tempo e denaro: è come avere un figlio. La manutenzione è quotidiana e deve essere fatta minuziosamente: ogni singola cima, vite, bozzello, perno, vanno controllati uno ad uno. Io e il mio compagno di barca siamo entrambi responsabili di alcune mansioni: ognuno ha una lista delle cose da controllare prima di uscire in acqua, sia prima dell’allenamento che prima di ogni giorno di regata».
Ci sono molte barche, come la tua, in cui l’equipaggio è composto da due persone. Tu e il tuo compagno di equipaggio svolgete dei ruoli differenti? Che rapporto c’è tra voi due?
«Sì, io sono prodiere, mentre, Simone Ferrarese è timoniere. Io mi occupo della velocità della barca 49er regolando le vele. Simone, invece, è al “volante” del mezzo e in più è responsabile delle decisioni tattiche e strategiche. Le nostre due azioni, seppur diverse, devono essere sincronizzate: ognuno deve permettere all’altro di svolgere al meglio il proprio lavoro».
Per quanto riguarda la preparazione prima di una regata: ci puoi spiegare un po’ in cosa consiste un allenamento in barca a vela?
«Certo, la tipologia di allenamento viene decisa prima dell’uscita durante un briefing con il proprio allenatore. L’allenamento può consistere in partenze, manovre, prove di passo, conduzione o simulazione di regata».
Dopo gli allenamenti arrivano le regate, com’ è strutturata una regata in 49er?
«Le regate 49er sono chiamate regate di flotta. Questo vuol dire che si parte tutti insieme su un’unica linea immaginaria delimitata da una boa e una barca comitato, dopo la partenza tutti dobbiamo compiere un percorso attorno a delle boe. Normalmente, un campionato è composto da più giornate, ognuna delle quali ha più prove in acqua. La posizione di ogni prova comporta un punteggio. Il vincitore del campionato è colui che ha sommato meno punti possibili dalle prove di ogni giorno».
Vincere una regata di 49er sembra essere molto complicato perché non vince “colui che corre di più e taglia per primo il traguardo”, giusto?
«Vero, oltre alla preparazione fisica e quella del mezzo (scelta di albero e vele migliori, controllo che tutto funzioni al massimo …) bisogna avere una grande conoscenza del vento e di tutto quello che lo può influenzare (orografia della costa, nuvole, differenze di temperatura tra aria e acqua e differenza di pressione). Il vento, infatti, non è una variabile costante. Durante una regata c’è sempre un lato del campo più favorevole dell’altro. Questo lato favorevole può non esserlo più il giorno dopo o già dalla prova successiva nella stessa giornata. Quindi a determinare la vittoria sono un insieme di variabili».
Prima di una regata ci sono periodi di duri allenamenti e sacrifici. Come si svolge la tua giornata tipo?
«La giornata di allenamento è routinaria: sveglia tra le 7:00/8:00, colazione abbondante, sessione di palestra e uscita in acqua. La palestra mi serve a mantenere il livello fisico richiesto dalla barca (devo pesare circa 80 kg), mentre, in barca svolgiamo il vero e proprio allenamento. Se sono in una settimana di regata la palestra non si fa e gli orari della giornata variano in base alle condizioni del vento, questo significa che si possono spendere giornate intere in acqua a regatare oppure rimanere a casa in attesa che il vento migliori. È anche importante il riposo per permettere al fisico e alla testa di recuperare al 100%. Nelle giornate di riposo è importante non abbandonare completamente l’attività fisica, anzi, bisogna continuare la preparazione a secco e fare delle attività diverse in compagnia di amici e famiglia per staccare dalla routine».
Sono sicura che questo sport ti regali tanti bei momenti sia in acqua che fuori. Sai dirmi quali sono i più belli che hai vissuto?
«Sicuramente ogni viaggio rappresenta un bel momento e motivo di crescita. Non nascondo che le trasferte che hanno portato anche grandi risultati siano state le più belle. Ad esempio ricordo con grande piacere la vittoria del titolo europeo 29er di Quiberon in Francia e la mia prima top10 ad una World Cup in 49er ad Almere, in Olanda».
Oltre ai bellissimi momenti e ai successi già raggiunti, c’è sicuramente un obiettivo stagionale importante, vero?
«Certo, l’obiettivo di questa stagione è riuscire a selezionare l’Italia per le Olimpiadi di Parigi 2024. Per questo sarà importante fare un’ottima regata al campionato del mondo, che si terrà in Olanda in agosto e ai successivi Europei e Mondiali».
Oltre a questo obiettivo stagionale fondamentale, altri sogni e progetti futuri?
«Il mio sogno è vincere una medaglia alle Olimpiadi. In più, ho avuto l’opportunità di entrare a far parte del progetto youth di Luna Rossa Prada Pirelli, che ha l’obiettivo di vincere la Youth American Cup nel 2024. Un altro sogno nel cassetto è finire il corso di laurea in Fisioterapia».
*Giuliana Beretta è studentessa del corso magistrale di Management dello Sport presso l’Università di Verona. Si è classificata al secondo posto nel concorso nazionale di letteratura sportiva “Città di Verona”.