La Fiat Croma della scorta di Giovanni Falcone a Capaci
RUOTE D’ORO- GOLD WEELDS – Capitolo n. 59
Ruote d’Oro di Roberto Gerosa – Redazione Verona Area1 Veneto-Trentino/AA
Questo non sarà il classico articolo per gli appassionati di mezzi storici ma, anche in questo caso parleremo, purtroppo, di un’auto e precisamente di una Fiat Croma blindata identificata con la sigla radio “Q S 15” (Quarto Savona 15), protagonista di un tragico fatto di storia (Capaci 23 maggio 1992).
In questa vettura, perirono gli agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. Nella vettura che seguiva, perirono il giudice Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo, mentre gli altri agenti di scorta all’interno della terza vettura furono gravemente feriti. In seguito a questo attentato i resti della prima vettura, colpita in pieno, furono custoditi all’interno di una teca che a volte viene portata in varie località italiane “per non dimenticare”, ma normalmente esposta al Vittoriano a Roma sul piazzale di fronte all’Altare della Patria.
Recentemente ho incontrato il maestro d’arte Alberto Zucchetta nel suo Studio in Corte Melone 8 in Verona, il quale mi ha segnalato la presenza di una sua scultura presso la “S.A.A.” (Scuola Allievi Agenti) di Peschiera del Garda (VR), che rappresenta i rottami della sopra citata Fiat Croma.
Ritenuto doveroso questo “richiamo” al passato, trascriverò di seguito per intero quanto scrisse a suo tempo il Direttore della Scuola Allievi Agenti della Polizia di Stato, Dottor Giampaolo Trevisi, che tra le passioni coltiva quella della scrittura. RG
IL LUOGO DELLA MEMORIA PER NON DIMENTICARE
Credo che tra le cose più belle della nostra vita ci siano i ricordi, forse, perfino più belli dei sogni, se non altro perché dentro ci sono frammenti di realtà; certo, è vero, i ricordi possono essere anche neri e tristi, ma senza di essi non siamo nulla.
Oggi più che mai, però in questo mondo che gira veloce, sul quale noi non camminiamo, ma corriamo ogni giorno, sempre convinti di non riuscire a fare tutto, i ricordi quasi sfuggono via.
Oggi più che mai, poi, facciamo anche sempre più fatica a ricordare, cosi impegnati come siamo, a riprendere momenti più importanti della nostra esistenza, belli o brutti che siano, con telefonini e tablet, memorizzandoli dentro fredde memorie di plastica, piuttosto che dentro la nostra anima; alla fine cambiamo telefonino o veniamo attaccati da un virus e tutto sparisce e solo in quel momento ci accorgiamo di non avere più nulla in noi, più nulla di noi.
Proprio del “ricordo” abbiamo parlato con il maestro Alberto Zucchetta, l’architetto Pia Hancock e altri pochi amici, quando ci siamo ritrovati Ia prima volta intorno a un tavolo di idee; volevamo, proprio nel ricordo della “QS15” e di Antonio, Rocco e Vito, capire come avremmo potuto riempire quello spazio rimasto vuoto dopo la partenza della teca contenente Ia Fiat Croma che, come ama sempre dire Tina, la moglie di Antonio Montinaro, caposcorta del Giudice Falcone, ha sempre continuato a viaggiare e che, per ora, si è fermata a riposarsi all’interno della caserma, dalla quale partì quel maledetto 23 maggio del 1992.
Quella macchina, quella croce laica dei nostri giorni era diventata uno dei “monumenti” più visti del lago di Garda e davanti vi ci sono fermati centinaia di studenti, moltissimi turisti stranieri e una moltitudine di persone e di occhi, che si sono bagnati di lacrime o che si sono chiusi per vedere; ogni tanto, qualcuno lasciava, durante la notte, tre rose bianche e un giorno, su quel quadrato di pietre ricoperto di neve, davanti alla teca, apparvero all’improvviso le impronte di tre uomini, che erano usciti, forse solo per qualche istante, dalla storia, per confondersi con il presente.
A quei tre uomini della “QS15” è stato dedicato il Largo che sino a poco tempo fa ospitava la teca e proprio per dare un senso a quella intitolazione e proprio pensando a quei tre uomini, abbiamo alla fine deciso che quel Largo non sarà solo la base di un monumento, ma diverrà un luogo della memoria.
II ricordo, cosi, diverrà magicamente marmo, bronzo, scolpiti e modellati dall’arte e dalla fantasia, grazie alle mani, sporche di genio, di un maestro e di un architetto; pietre di Verona si fonderanno con pietre di Capaci e la paura vincerà contro la vigliaccheria, perché tutti si possano fermare davanti a questo pezzo dell’Italia intera, ricordando, certo, ma anche sperando che il nostro Paese, un giorno, possa non aver più bisogno di eroi. Giampaolo Trevisi
La frase del mese: “La più grande tragedia di questi tempi non è nel clamore chiassoso dei cattivi, ma nel silenzio spaventoso delle persone oneste”- M. L. King
1 Comments
Gianni
Grazie Roberto Gerosa per aver segnalato la presenza di questa scultura che pur essendo un Veronese non ne avevo sentito parlare