Valutazioni tattiche mancate in questo sofferto avvio di Campionato 2023-24
Il Calcio di Romano Mattè – Redazione Panathlon G. Brera Università di Verona
- Il marchio tattico dei 2 croati , Juric e Tudor , che aveva reso grande e talvolta spettacolare il gioco dell’Hellas , non poteva reggere senza avere il possesso-dominio ( quasi ) totale delle corsie esterne (Lazovic e Faraoni veri percussori !) e senza avere tra le linee 2 3/4 atipici pronti a mordere e sporcare il primo passaggio in uscita : Zaccagni vera invenzione di Juric in quel ruolo piu’ fisico e muscolare e Barak atipico di classe più tecnico . Si lasciavano libere le fasce per gli inserimenti in furente ripartenza lunga dei 2 esterni-bassi con una punta centrale ( Simeone ) che sentiva la porta ed attaccava la profondità verticale .
- L’Hellas giocava di ripartenza collettiva con una manovra avvolgente talmente corta compatta ed asfissiante da consentire al centro campo “a2” ( Veloso – Tameze ) di reggere anche contro una “3” (di mezzo) degli avversari , che per non essere presi d’infilata sui fianchi si dovevano abbassare ed appiattire sulla propria linea difensiva.
- Lo slovacco Duda – ottima tecnica di base , classe mentale , ma senza cambio di passo – è un ex-3/4 di un calcio che in quel ruolo e con quelle attitudini non esiste più! pertanto si doveva intuire che il giocatore doveva abbassarsi ed evolvere come “metodista” e per avere da lui più qualità – vedi Conte con Pirlo alla Juve e con Brozovic all’Inter !- bisognava sottrargli quantità mettendogli ai lati 2 mastini uno in funzione di aiuto-play e l’altro di incontrista-cursore.
- Si sono giocate diverse partite con Duda 3/4 ed una volta abbassato come metodista gli si è messo al fianco un altro “play” Hongla : il doppio “play” consente più palleggio , ma penalizza i tempi di gioco, riduce il tasso di pressione sugli avversari ed abbassa il kilometraggio medio nel mezzo.
- Senza l’apporto dei 2 esterni-bassi al top della condizione psico-fisica la formula “a3” dietro doveva essere subito abbandonata passando “a4” ed “a3” nel mezzo : questo si è fatto troppo tardi ; i “3” danno più equilibro tattico alla squadra, più copertura alla linea difensiva ( abbiamo la quinta peggiore difesa!) e consentono di sganciare più uomini in attacco specie se si hanno centrocampisti con anima verticale vedi Terracciano e Folorunsho ; Terracciano da esterno basso ha fornito ottime prestazioni , ma in quel ruolo è pur sempre un adattato.
- Il corazziere Djuric da senso tattico alla costruzione “lunga” con le sue sponde aeree – i compagni le debbono “leggere” non allontanandosi da lui ma avvicinandosi! – ma va servito anche palla a terra essendo in grado di “inchiodarla” e coprirla dando tempi certi di risalita alla squadra.
- I palloni dal fondo linea largo e dalla 3/4 laterale vanno messi nel mezzo sulla corsa di prima intenzione con traiettorie spicce secche battenti per bruciare i tempi d’anticipo e di pressione dei difensori avversari.
- Il centrocampo “a3” -schierato in ritardo!- con Suslov vertice alto può reggere in casa contro squadre abbordabili, ma può andare in sofferenza in esterno, perchè il giovane talentuoso sloveno talvolta latita in copertura ; si puo’ allora virare nelle gare interne contro le “big” del torneo ed in esterno verso un centrocampo “a3” secca con il vertice volto verso la linea difensiva; in altri termini un reparto di mezzo “ a geometria variabile” senza stravolgere il modulo base destabilizzando così mentalmente e tatticamente i giocatori, quello che Spalletti ha chiamato “bipolarismo – modulistico”!
- Tranne la gara di Udine la squadra è quasi sempre calata nel finale: bisogna innalzare la “soglia aerobica” e svolgere un lavoro sistemico sulla “resistenza-veloce” , che ultimamente è migliorato. La maggiore qualità avversaria va soffocata o limitata con un “pressing” puntuale aggressivo anche sulla linea di centrocampo ( detta “linea-Capello”) o sulla 3/4 difensiva ; non si deve pressare alto sempre e comunque dando agli avversari campo aperto alle spalle della nostra linea difensiva, perché se gli avversari si liberano dalla nostra “morsa” tattica , i difensori sull’anticipo aereo debbono andare a caccia delle seconde palle ; vedi ( ad esempio ) la conversione di Juric col Torino e di Gasperini con la DEA : si pressa sì sempre in modo “sporco e cattivo” ma più basso , più prudente.
- Se torniamo a produrre “cross” spicci e battenti dal fondolinea largo e diagonali dalla 3/4 laterale, il francese Henry (4 reti) deve essere recuperato!: non è un “pivot d’aerea” ( come Dyuric ), non fa giocare le seconde linee e non attacca la profondità verticale ma è solo un finalizzatore acrobatico, che richiede innesco rapido, perché “vede e sente” la porta. In questo organico solo Ngonge può attaccare la profondità dritto per dritto e puntare all’ “1>1” , ma è un esterno-alto ( quasi un ala di un tempo! ) , che se si accende ( lo fa a tratti !) lascia il segno ( 5 reti ) vedi la rete realizzata con un gesto tecnico-acrobatico spalle alla porta davvero raro e spettacolare!
- L’ottima prestazione di Udine compiuta in rimonta ha detto una cosa chiara : la squadra ha ritrovato quell’anima che le ha consentito di rimontare , di mordere e di aggredire e si avvia ad avere una nuova e precisa identità tattica che è pur sempre garanzia certa per una sofferta ma ancora possibile salvezza : l’abbraccio totale e liberatorio di fine gara ne è la plastica prova!.
- Hien – una volta recuperato alla migliore condizione – è il collante fondamentale della coppia difensiva : se l’avversario gioca con una punta centrale rapida e di movimento, la migliore accoppiata difensiva è data dal duo Hien – Amione , mentre se la punta centrale avversaria è più fisica potente e statica i 2 centrali debbono essere Hien – Magnani!.
- Montipò ( nostro 1° play ) dotato di notevole reattività tra i pali ed abile sull’attacco all’”1>1” palla a terra – gesto tecnico-tattico tra i più difficili perché richiede perfetta lettura , tempi rapidi e coraggio! – talvolta esita su palloni a spiovere all’altezza dell’area piccola, dove un portiere deve essere padrone assoluto del suo spazio-casa! ; su questo limite – non esistono portieri anche grandi che non abbiano qualche piccola lacuna! – il preparatore specifico dovrà con tenacia pazienza lavorare.