Di Massimo Rosa Direttore Panathlon Planet
Ero rimasto alla Linea Maginot di Torino contro la Juventus che, pur venendo perforata all’ultimo secondo, come accade nei fumetti calcistici nipponici, si era fatta ammirare per la resistenza opposta al più forte avversario. Purtroppo quella stessa difesa, una settimana dopo, è stata infilzata tre volte da quelli del Monza (una volta Simmenthal Monza, negli anni ’50, brand della nota carne in scatola), come tordi allo spiedo.
Un Hellas visto in campo solo per una ventina di minuti, per il resto ombre lunghe di ritmo e di tecnica, lasciando così giganteggiare la Galliani’s Band, che ha meritato il successo.
E’ comunque ingiusto non sostenere la squadra in questo momento, come fa certa tifoseria che vorrebbe vedere solo trionfare i propri colori, riconoscendosi in essa solo nei momenti spensierati della vittoria. Purtroppo non è così. Le concause delle diverse situazioni, siano esse positive che negative, sono molteplici, e non sempre hanno un solo colpevole.
E’ dunque fuori luogo aizzare processi d’inquisizione alla Torquemada. Troppo facile per chi non è addentro alle secrete cose societarie e/o della squadra, dove si devono prendere decisioni, alle volte ob torto collo, dettate da necessità, ma incomprese dal comune tifoso.
Il fatto è che l’Hellas di oggi non è più quello di ieri, cioè di Juric e di Tudor, che dispensava un bel gioco produttivo e divertente. Oggi l’Hellas, come già è accaduto lo scorso anno, deve fare i conti con una diversa realtà di giocatori nuovi al loro primo campionato di serie A, e non è cosa facile.
Si ringrazia l’F.C. Hellas Verona per la gentile collaborazione