Il Tennis di Alberto Capilupi – Redazione Verona G.Brera UniVr – Area1 Veneto Trentino/AA
DAY 14
Il campionissimo (da oggi tornato ad essere il n. 1 del mondo) è sceso in campo con la determinazione di non accettare di rimanere a fondo campo a condurre il gioco, perché temeva il muro, le inimitabili capacità atletiche di spostamento anche in avanti e gli improvvisi passaggi dalla difesa all’attacco da parte di Medvedev. Di conseguenza ha deciso di scendere spesso a rete, dove ha accumulato un’enorme quantità di punti in particolare con il “serve and volley” (con conclusioni efficacissime, anche se in gran parte piuttosto grezze sul piano estetico), approfittando dell’incomprensibile cocciutaggine dell’avversario, come al solito inchiodato ai margini dell’out anche nella risposta alla seconda palla di servizio, quasi in braccio ai giudici di sedia.
Ad un certo momento, però, il trentaseienne serbo ha dato l’impressione di essere ormai svuotato di energie residue, per cui si è pensato che il ventisettenne russo, dopo essere andato sotto nei primi due set, potesse prendere in mano definitivamente il gioco nel terzo e non cedere più il pallino. Invece è successo il contrario: quello che è davvero crollato è stato Medvedev, per cui si può dire che anche nella “resilienza” (orribile parola di origine latina dimenticata per secoli e riportata ultimamente alla moda dai politici), Djokovic si è dimostrato più forte. A questo proposito è giusto però far notare che era comprensibilmente ben diversa la disponibilità psicologica di chi, per vincere, avrebbe dovuto conquistare ben tre set in fila e quella di chi invece poteva puntare tutto su un solo altro parziale.
In realtà nel terzo set entrambi i giocatori, evidentemente sfiniti, hanno commesso una grande quantità di errori, tra cui vari doppi falli, che derivavano evidentemente dall’impossibilità dei muscoli, intossicati dalle tossine dell’acido lattico, di rispettare gli ordini del cervello. Ma anche in quelle condizioni estreme Djokovic si è dimostrato superiore al russo, che non ha nemmeno tentato di reagire, accettando la sconfitta.
A Djokovic è bastato nel primo set un break, ottenuto al secondo gioco, per vincere per 6-3 il parziale, caratterizzato da scambi lunghissimi (fino a 36 tiri) e da varie discese a rete del serbo, concluse quasi tutte con successo.
Nel secondo entrambi i giocatori hanno rischiato di perdere il proprio servizio, ma sono riusciti ad evitarlo. Dall’ottavo game Djokovic ha cominciato a dare segni di sfinimento, commettendo vari errori e persino 4 doppi falli, ma è sempre riuscito a reagire, annullando persino un set point nel dodicesimo game.
Nel tie-break, vinto dal serbo per 7-5, si è assistito ad alcuni scambi altamente spettacolari – da cineteca -, in particolare nel nono e nel decimo punto.
Il terzo set è stato un calvario per entrambi, che hanno commesso tantissimi errori non forzati. Break di Djokovic al quarto gioco, immediato controbreak di Medvedev e di nuovo break del serbo, con vari regali e doppi falli reciproci, fino al 6-3 conclusivo.
E’ stato un trionfo assoluto del più grande tennista di tutti i tempi, che a New York ha conquistato il suo ventiquattresimo slam, prendendosi la rivincita su chi, due anni fa, gli aveva impedito di ottenere il Grande Slam.