Pur priva di Auger Aliassime e di Shapovalov, la rappresentativa canadese, (che aveva vinto la Davis l’anno scorso) si è imposta nettamente sulla nostra nazionale.
Il Tennis di Alberto Capilupi – Redazione Verona G.Brera UniVr – Area1 Veneto Trentino/AA
COPPA DAVJS DAY 2
Si sapeva perfettamente che, in Coppa Davis, le classifiche contano pochissimo, perché la maglia della propria nazionale ha il potere di moltiplicare nei giocatori le forze, la concentrazione e la disponibilità mentale a fare cose eccezionali, perché si sta lottando non tanto per se stessi, quanto per la squadra che rappresenta il proprio Paese. Le classifiche della graduatoria ATP, in queste situazioni, perdono quasi completamente il proprio valore, come si è visto molte altre volte e come purtroppo è stato confermato ieri.
E’ vero che eravamo privi dell’infortunato Berrettini (sesto del mondo nel 2022) e di Sinner (attualmente n. 7), che ha scelto di non mettersi a disposizione del selezionatore Volandri per poter affrontare il finale di stagione dei tornei nelle migliori condizioni possibili: un proposito che mette palesemente in evidenza il suo disinteresse per la maglia azzurra, facendo inorridire sia Pietrangeli che Panatta, ancora oggi universalmente riconosciuti come i simboli indimenticabili del tennis italiano, anche se tra di loro continuano ad annusarsi molto poco quando polemizzano su fatti, confronti e momenti gloriosi di circa mezzo secolo fa, lasciandosi andare a linguaggi scomposti, giudizi senza peli sulla lingua e offese “sgarbate” in un clima machista che al contrario fa riportare alla mente il tilolo del film di Almodòvar “Donne sull’orlo di una crisi di nervi”.
Alle assenze di Berrettini e Sinner si è poi aggiunta la questione di Fognini, che non ha digerito di essere stato escluso dalla rappresentativa nazionale. In doppio con Bolelli avrebbe dovuto giocare Andrea Vavassori, che però non era al 100%, per cui Filippo Volandri, selezionatore e capitano della squadra, ha preferito mandare in campo l’esordiente Matteo Arnaldi, molto apprezzato come singolarista ma totalmente sconosciuto come doppista.
Si è partiti con il confronto tra i n. 2 del singolare: da una parte Lorenzo Sonego (n. 38 ATP) e dall’altra Alexis Galarneau (addirittura n. 200), una sorta di Carneade per gli appassionati europei di tennis. In campo, però, i due hanno giocato perfettamente alla pari e addirittura il più rapido negli spostamenti (sia in quelli laterali, sia in quelli in avanti per andare a conquistare la rete in attacco oppure per arrivare a tempo sulle palle corte) è stato senza dubbio il canadese, che si è imposto nettamente in due set.
Lorenzo Musetti (n. 18 della graduatoria ATP), primo singolarista assieme al ventunenne Gabriel Diallo (una torre di 2,03, n. 132 del ranking) ha fatto peggio di Matteo, ma non per colpa propria, quanto per merito dell’avversario, irresistibile sia nell’1-2 del servizio seguito dal diritto, sia nella risposta alla seconda palla, sempre pronto ad andare avanti in anticipo, insuperabile a rete. Numero 132 del mondo? Ma vogliamo scherzare? Diallo è un talento assoluto, che in poco tempo si piazzerà almeno tra i primi 20 (e dico poco).
Sul 2-0 per il Canada, si sperava di portare a casa almeno un punticino nel doppio, se non altro per salvare la faccia.
Ma Bolelli e Arnaldi, pur vincendo contro Philippoussis e Galarneau il primo set, hanno poi perso gli altri due, mostrando scarso affiatamento (come si temeva). Inutile chiedersi che cosa avrebbe fatto Bolelli assieme a Fognini. E chi lo sa? Ma, tutto sommato, a chi importa chiacchierare con i se e con i ma?
L’ amara conclusione di questa prima giornata non fa certo piacere al Presidente Binaghi, che ha contribuito a costruire le condizioni per alzare molto il livello del nostro tennis.
Si deve ammettere che ieri è stato proprio un disastro per l’Italia.
Teoricamente, però, non tutto è perduto: l’Italia, per sperare di arrivare alla finali di Malaga di metà novembre, dovrebbe battere domani il Cile, che precedentemente si era imposto sulla Svezia per 3-0, e poi superare domenica gli scandinavi.