La decisione del Ct, inattesa e improvvisa, alla vigilia di due importanti partite di qualificazione
ad ‘Europa 2024 . Luciano Spalletti il probabile sostituto.
di Ludovico Malorgio
LECCE – Le dimissioni di Mancini da Commissario Tecnico della Nazionale Italiana di calcio sono arrivate ieri come un fulmine a ciel sereno: inattese, deflagranti e apparentemente immotivate, alla vigilia di due partite per la qualificazione ad Europa 2024, contro Macedonia e Ucraina (10 e 12 settembre ndr).
Fossero state presentate dopo la mancata qualificazione al ‘Mondiale 2022’ in Qatar o il mezzo fallimento nella Nations League 2022/23, entrambi superati con estrema disinvoltura dal CT e dal presidente Gravina, nessuno forse avrebbe avuto da ridire.
La squadra Nazionale denunciava limiti tecnici e di tenuta, che Roberto Mancini non riusciva a superare, soprattutto perché legato ai giocatori della ‘vecchia guardia’ con cui aveva conquistato il titolo europeo 2020. Invece è accaduto molto tempo dopo ed è naturale chiedersi perché. Le ragioni di questo traumatico distacco possono essere tante o forse una sola: una incompatibilità, strisciante, poco manifesta tra Mancini ed i dirigenti federali, esplosa sorprendentemente in pieno agosto.
In effetti, già a giugno si parlava della stanchezza di Mancini e del suo proposito di dimettersi a fine torneo. E’ giusto pensare che se realmente aveva questo proposito, avrebbe dovuto farlo in quel momento, per dare al nuovo CT la possibilità di impostare il suo lavoro durante l’estate.
E’ difficile dire perché non sia accaduto. Ci sono verità nascoste, che non verranno mai a galla, perciò bisogna affidarsi un poco ai ‘si dice’, a quanto trapela dagli ambienti vicini alla Federcalcio, per interpretare i mal di pancia accusati dall’ex commissario tecnico azzurro. Secondo queste voci, alcune novità introdotte da Gravina con decisioni, probabilmente, unilaterali non sarebbero state gradite da Mancini. L’inserimento di Barzagli nello staff tecnico, l’incarico di capo delegazione affidato a Buffon e per finire il ventilato arrivo di Bonucci nello staff tecnico, avrebbero acuito il malessere di Mancini. Dietro la rottura definitiva del rapporto con la Federazione, quindi, ci sarebbero sopiti, ma evidenti dissidi. Non è improbabile, infatti, che Mancini abbia avvertito tutto questo ‘movimento’ deciso da Gravina, come una sorta di accerchiamento da parte di tanti ex campioni, che alla lunga avrebbero potuto limitare, o quanto meno, condizionare le scelte e il suo lavoro di responsabile di tutte le squadre nazionali.
C’è da dire, per onore di cronaca, che nella storia della Nazionale lo ‘staff tecnico’ non ha mai avuto tante prime donne al fianco del Commissario Tecnico.
Con tutto il rispetto, si è trattato sempre di bravi comprimari, come collaboratori del CT. Detto questo, ci sarebbe da considerare anche lo stato emotivo in cui si è trovato Roberto Mancini dopo la morte di Gianluca Vialli, con cui aveva uno straordinario rapporto fraterno e professionale. Da almeno 30 anni, i due ex campioni doriani erano legati in modo indissolubile e vivevano in simbiosi anche l’esperienza nel clan azzurro e nello staff tecnico. La perdita di Gianluca per Mancini è stata perciò destabilizzante sul piano umano e professionale. Ha perso non solo un fraterno amico, ma un prezioso consigliere tecnico, un confidente, un uomo su cui poteva contare in tutti i momenti della vita, per condividere la gioia di un trionfo o l’amarezza di una sconfitta. Probabilmente, con la perdita di Vialli, Mancini si è sentito più solo, professionalmente indifeso e questo avrà influito sulla sua decisione di lasciare il suo incarico.
Per dovere di cronaca, è il caso di riportare anche le notizie riguardanti un effetto ammaliante delle ‘sirene’ arabe nei confronti dell’ex CT. Una ipotesi, secondo noi, poco credibile, ma sostenuta da molti.
IL NUOVO CT – Subito dopo le dimissioni di Mancini è scattato il ‘toto sostituto’. I nomi che si fanno sono di alto livello. Luciano Spalletti e Antonio Conte sono in cima a questa speciale graduatoria. Spalletti, dopo aver conquistato uno straordinario scudetto con il Napoli, è libero. Conte ha risolto il suo contratto con il Tottenham e potrebbe tornare nella Nazionale, che ha già guidato brillantemente all’Europeo di Francia nel 2016. Entrambi non fanno mistero del desiderio di allenare la squadra azzurra. Quindi ipotesi plausibili. Altri nomi di tecnici in ballo sono quelli di Fabio Cannavaro e Daniele De Rossi. C’è anche la pista Alberto Bollini, ct della Nazionale Under 19, campione d’Europa, già nello staff tecnico azzurro.
Per concludere, Gravina avrebbe già ottenuto la disponibilità di Spalletti ed avviato contatti con il presidente del Napoli De Laurentis, per eliminare eventuali ostacoli di carattere tecnico-burocratico, che ostacolano la firma del contratto del tecnico di Piombino con la Federcalcio. Ma il più sarebbe fatto, l’allenatore campione d’Italia dovrebbe a breve diventare il nuovo Commissario Tecnico della Nazionale Italiana di calcio.