di Alessandra Rutili-Redazione Verona Area1 Veneto Trentino Alto Adige
Ad ogni 8 Marzo ci troviamo tutti a celebrare, chi più chi meno, una festa che negli anni ha assunto significati diversi. Una celebrazione della donna. Questo in realtà dovrebbe essere oggi questa ricorrenza. Lontani dalle reminiscenze storiche, che dovremmo comunque ricordare, abbiamo dimenticato le lotte negli Stati Uniti del 1909 o quelle di San Pietroburgo nel 1917 e per molto tempo abbiamo preferito sfruttare “la festa” per fini economici. Passino le mimose, le serate per sole donne rimanga almeno il senso profondo che il passare del tempo non dovrebbe scalfire. Oggi, più che mai, c’è bisogno si sottolineare l’importanza della donna. C’è bisogno di chiedere a gran voce, non tanto un posticino tra gli uomini, ma pari opportunità d’accesso. C’è bisogno perché, nonostante i buoni propositi, a prendere la maggior parte delle decisioni sono sempre e solo gli uomini. Sfogliando giornali e riviste non sarà difficile osservare come in tutte le immagini manchino le donne, relegate a compresenza, a contorno. Non solo nello sport spesso la vita di un’atleta viene sottoposta a mille giudizi; si passa alla lente d’ingrandimento tutto lo scibile, dall’amore all’al trucco, dai vestiti sino ai luoghi scelti per le vacanze. Inutili sottolineare che lo stesso trattamento non viene riservato ai colleghi uomini. Per comprendere meglio di che cosa stiamo parlando si può citare Linda Cerruti, campionessa azzurra del nuoto sincronizzato. Ricapitolando la detentrice di otto medaglie ( 8 argenti e 2 bronzi) ha postato sui propri profili social una sua foto. Lei in riva al mare in una tipica posizione dello sport che pratica con le 8 medaglie. Qualcuno si è preso la briga di giudicare e addirittura insultare tale scelta, utilizzando termini ovviamente denigratori. I soliti leoni da tastiera, dirà qualcuno. Questa facilità di giudizio sottende invece una cultura misogina e maschilista. Bene ha fatto la campionessa a denunciare e a portare all’identificazione dei colpevoli. L’8 marzo dovrebbe quindi rappresentare per tutti, nello sport come nella società civile, un momento di riflessione. Se fa ancora scalpore l’arbitraggio di una donna nel calcio, se molti argomenti sembrano a solo appannaggio degli uomini è perché in molti ritengono che le donne debbano essere relegate a determinati ambiti. In realtà la capacità decisionale, di mediazione e di risoluzione dei problemi è probabilmente più spiccata nelle donne, che sin dalla notte dei tempi hanno avuto il dono della procreazione, l’onere del crescere i figli e accudire gli anziani. Forse. Sicuramente c’è ancora molta strada da fare e tanti 8 marzo dovranno ancora essere festeggiati, proviamo tutti a chiederci, però, se stiamo facendo la nostra parte per garantire alle donne le stesse chance concesse agli uomini.
Alessandra Rutili
Docente di lettere. Laurea in lettere classiche ed in editoria e giornalismo.
Giornalista, scrittrice, Presidente del Panatholn Club Verona 1954, convivente con un figlio.