Una nuova figura professionale che, negli ultimi anni, sta guadagnando sempre più attenzione nel mondo dello sport e in quello aziendale.
MATTEO FAVARON: Laureato in Scienze Sociologiche presso l’Università degli Studi di Padova nel 2008, nel 2009 frequenta un Master in Gestione delle Risorse Umane. Nello stesso anno inizia a studiare PNL (Programmazione Neuro Linguistica), Coaching e ad approfondire metodiche di rilassamento e Mental Training. E’ Licensed NLP Coach, Master Practitioner di Programmazione Neuro Linguistica. Si è certificato come “Coach Professionista presso NLP Italy Coaching School ed Extraordinary Coaching School. Ha partecipato a numerosi corsi, seminari e workshop su Coaching, Leadership, Team Coaching, Sport Coaching, Public Speaking e crescita personale, i più significativi sotto la guida di importanti trainer internazionali. Ha completato il suo percorso formativo con il Master in Psicologia dello Sport (2011/2012) edito da PSICOSPORT. Affianca come coach atleti, team e singoli individui a dare il meglio di sé e raggiungere il pieno potenziale per esprimere performance al top, realizzare i propri obiettivi personali e professionali, acquisire e mantenere una mentalità vincente.La forte passione per lo sport nel corso degli anni lo ha portato a chiedersi come la mente influisce sulle prestazioni degli atleti.
di Matteo Favaron
SFIDA TE STESSO
Viviamo in un mondo estremamente competitivo, o vinci o muori, il secondo visto come primo dei perdenti, tutto ruota attorno alla domanda: “Chi ha vinto?”. L’attenzione per la vittoria è nel nostro dna, nella nostra cultura, della serie “Veni Vidi Vici”
Alle Olimpiadi di Londra 2012 i primi due classificati della gara dei 100 mt erano Giamaicani, e la Giamaica ha vinto anche la 4×100, un caso? Forse! Qualche tempo fa ho letto un libro intitolato “Vincere” scritto da Steffen Kirchner un giovane formatore tedesco. All’inizio del libro l’autore racconta che trascorse un periodo di vacanza ai Caraibi e assistette ad un avvenimento molto istruttivo. Cito dal libro:”Visitai una sorta di scuola unificata, dove moltissimi bambini e ragazzi di età diverse partecipavano insieme alle lezioni di educazione fisica. Mi sedetti sotto un albero e osservai silenziosamente il vivace trambusto. In programma c’era una specie di corsa dei cento metri. Il termine “tour de force” sarebbe stato molto più calzante. Quattro bambini si misero uno accanto all’altro e due insegnanti diedero il via. La prima manche era ancora in corso quando il secondo quartetto si preparò a partire e uno dei due insegnanti lanciò un altro urlo. Il rapido susseguirsi delle partenze mi lasciò a bocca aperta. La prima corsa non era ancora finita e i quattro bambini successivi erano già a pochi metri dai loro compagni. Quando i partecipanti arrivarono al traguardo, riprendevano fiato per qualche secondo, per poi tornare velocemente sulla linea di partenza e iniziare una nuova gara contro altri compagni. Non si trattava di un gioco privo di ambizione o di controllo. Gli insegnanti seguivano molto attentamente le corse e trovavano parole di incoraggiamento per ogni alunno. Rimasi la per mezz’ora e, alla fine della lezione, mi avvicinai a uno dei due insegnanti per fargli una domanda che mia aveva tormentato per tutto il tempo: “L’impegno dei bambini è straordinario. Ma mi dica una cosa: come fate a sapere chi sia il trionfatore della gara?” L’uomo mi guardò con aria irritata e mi fece una domanda a sua volta: “A che scopo?”. Ancora più confuso insistetti: “Bé, i ragazzi corrono per la gara. In qualche modo bisogna stabilire chi sia il trionfatore”. Sorridendo, rispose: “Certo che i ragazzi corrono per la gara. Ma non uno contro l’altro, bensì contro se stessi. Ognuno per sé. Non misuriamo come si classifichino uno rispetto all’altro.” La sua risposta andò a segno e lo ringraziai per avermi dato una lezione istruttiva.” (pag. 18/19 del libro VINCERE di Steffen Kirchner, Edizioni Armenia)
In altre parti del mondo si insegna una cultura sportiva diversa, che dovremmo iniziare a prendere in considerazione anche qui. Come dice Kirchner non si può sempre trionfare , perché ci sono sempre persone più brave o circostanze che non possiamo modificare, possiamo invece fare una cosa: MIGLIORARE LA NOSTRA PRESTAZIONE e il trucco è diventare oggi un po’ migliori di ieri e domani un po’ migliori di oggi, si tratta di piccoli progressi quotidiani, è questo che contraddistingue un vincitore!
So molto bene quanto sia bello vincere, è vero anche che vincere i propri limiti dà una soddisfazione e una sicurezza che non ha eguali, si può così crescere come sportivi e come uomini. Se impariamo a concentrarci su noi stessi e a conquistare delle piccole vittorie personali ogni giorno, aumenterà automaticamente anche il numero dei nostri trionfi.
Questo è il punto: rivedere lo sport, partendo dei giovani, iniziare a concepirlo non come una sfida contro gli altri ma come una sfida contro se stessi. Sfidare se stessi prima degli altri è l’unico modo per dare il massimo in ogni momento, avviare una crescita costante, ed evitare gli alibi.
Abbiamo le possibilità per iniziare a farlo, possiamo farlo, con la piena consapevolezza che come diceva il mitico allenatore Julio Velasco: “Chi vince festeggia, chi perde spiega” dopotutto siamo sempre in Italia!