NIKE
JUST DO IT
Di Massimo Rosa/Direttore Panathlon Planet
Carolyn Davidson ai milioni di persone che indossano scarpe ed indumenti con il logo Nike non dice assolutamente niente. Eppure è proprio a quell’anonima persona che il marchio deve tutta la sua planetaria fortuna.
1 – Correva l’anno 1971 quando Carolyn Davidson, studentessa di design all’università di Portland, fece l’incontro con Phil Knight, uno dei due fondatori dell’azienda (l’altro è stato Bill Bowerman) che stava bazzicando i corridoi universitari alla caccia di qualcuno in grado di creare un nuovo brand di scarpe sportive da affiancare al nome NIKE. Il caso volle che Carolyn, una dotata studentessa creativa, si parasse sul suo cammino. Fu la fortuna per entrambe le persone.
La ragazza si offrì a Phil Knight per il costo di due dollari l’ora che, in diciassette ore, la portò a guadagnare trentacinque bigliettoni verdi, l’equivalente di 200 dollari d’oggi.
Questo il tempo per avere dato vita allo “Swoosh”, ovvero l’ala più famosa del mondo che richiama quella della statua di Nike di Samotracia del 200-180 a.C. (Esposta al Louvre). Il termine inglese Swoosh sta a significare il fruscio, quello, nel caso dello sport, prodotto dalla corsa dell’atleta.
Felicità da una parte e soddisfazione dall’altra. E milioni di dollari in tasca che sarebbero piovuti in futuro.
2 – Mai nome fu più azzeccato, poiché “Nike” richiama la Vittoria alata greca, condensando così nell’immagine il desiderio di vincere. Esso fu proposto dal primo impiegato dell’azienda, tale Jeff Johnson, maniaco del running ed esteta dello sport.
3 – Bisogna saltare al 1988 perché venga coniato l’Head-line “JUST DO IT” a completare il trittico, cioè: Nome, logo e head-line.
La nascita di “Just do it” lo si deve all’intuito del pubblicitario Dan Wieden che s’ispirò ad una frase di un serial killer di Portland, Gary Gilmore, pronunciata difronte al plotone d’esecuzione “Let’s do this”, cioè facciamolo. In quella frase Dan percepì che “bisognava farlo e basta”, cioè quel Just do it adattato alla Nike, che nel giro di un decennio portarono le vendite nel Nord America dal 18% al 43%, facendo schizzare gli introiti del fatturato da 877 milioni di dollari ai 9,2 miliardi.
Il cocktail di questi tre elementi sono dunque alla base del fortunato e meritato successo della Nike, oggi più che mai uno status symbol per chi indossa l’ala della Vittoria.
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