LA NOIA E IL PIACERE NEGLI SPORT E DINTORNI
di Alberto Capilupi – Redazione Verona G.Brera Univr – Area1 Veneto Trentino/AA
Ad esempio lo è spesso la Formula Uno, in cui sono sempre più rari i cambi di scena, ma soprattutto perchè lo spettatore che dalla comoda poltrona di casa segue quei bolidi sfreccianti a 200-300 chilometri all’ora non viene preso (come chi si trova a bordo pista) dal fascino adrenalinico della velocità: le riprese da lontano appiattiscono infatti le immagini, rallentandole fino a renderle quasi statiche. L’incidente è comunque dietro l’angolo. E, solo quando succede, l’attenzione di certi spettatori televisivi si risveglia di colpo. Per fortuna la tecnologia sulla sicurezza è così avanzata che quasi sempre il campione automobilistico rimane illeso nella propria cella di sopravvivenza. Tutto ciò con sollievo, ma anche con un pizzico di inconfessabile delusione da parte di chi soffre di potenziale sadismo.
In questo senso è molto più attrattiva una gara di motociclismo, in cui gli incidenti sono più spettacolari e sono molto più stimolanti le immagini di quei pazzi che coraggiosamente sfiorano il terreno.
Nell’atletica leggera sono piuttosto noiose per la massa dei telespettatori le maratone, perché durano troppo.
Analogamente nel calcio non si può dire che sia piacevole assistere al gioco di una squadra basato sul possesso-palla esasperato ed estenuante: specialità prediletta dagli spagnoli, per fortuna destinata ad essere da loro abbandonata dopo la batosta dei mondiali.
Ma la noia è un problema anche per il tennis, specialmente nei tornei del “Grande Slam”, che si disputano al meglio dei 3 set su 5, costringendo spesso a stare incollati al televisore per un intero pomeriggio solo per seguire un incontro. Oppure, al contrario, se si confrontano battitori esplosivi alti da 1,90 a 2 metri: tutto si riduce a numerosissimi ace, a qualche doppio fallo e al numero massimo di tre scambi. Ma, per la verità, potevano sembrare noiosi, fino a qualche anno fa, anche gli specialisti del “serve & volley” a ripetizione (ora sempre più rari perché la risposta alla battuta è diventata quasi imprendibile).
Ultimamente qualcuno ha persino proposto, per porre rimedio al problema della noia, che venga introdotta la libertà di spaccare racchette per rabbia e persino di lanciarle, purchè non colpiscano nessuno: proposta motivata dalla constatazione che l’incontrollabile Kyrgios, ovunque giochi, attrae moltissimi spettatori (specialmente i giovani), perché l’aggressività sfrenata fa spettacolo.
Al contrario, tutto ciò che è ripetitivo e prevedibile può annoiare.
D’Annunzio, che amava la libertà dei costumi e il rischio del volo, lo aveva capito. Il protagonista del suo celebre romanzo (probabilmente autobiografico) “Il piacere” viveva in modo straordinario, come se si trovasse all’interno di un’opera d’arte letteraria, prediligendo la bellezza, i gesti teatrali che stupiscono e la ricerca continua di nuove donne e nuove avventure.
D’altra parte, senza arrivare agli eccessi del sommo poeta, si deve ammettere che chiunque tende a cercare le cose che gli piacciono, se si trova nella possibilità di farle e compatibilmente con le regole della propria morale; persino, in moltissimi casi, se le cose che piacciono sono dannose, come viene confermato dalle statistiche sugli abusi del fumo, dell’alcol e delle altre droghe.
Ma la proposta di poter rompere e lanciare liberamente racchette per attirare al tennis più spettatori induce a riflettere, perché equivale sinteticamente all’esatto contrario e al fallimento della filosofia del Panathlon, che mette al bando i comportamenti irrispettosi e qualsiasi volgarità.
Persino D’Annunzio, pur libertario e libertino, era completamente contrario alla volgarità, in quanto la considerava agli antipodi rispetto alla bellezza.
Eppure proprio certi predicatori della bellezza offrono esempi da non seguire, se si assiste all’indecenza del loro linguaggio quando se la prendono con la vittima di turno.
D’Annunzio non l’ha mai fatto. Per una questione irrinunciabile di stile.
Le foto, i video, le caricature, i ritratti, presenti su PANATHLON PLANET sono state in parte prese da Internet, e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, basterà segnalarlo alla Segreteria di redazione: segreteria.redazione@panathlondistrettoitalia.it, che provvederà immediatamente alla rimozione delle immagini utilizzate, segnalando prontamente il nome del fotografo. Si ringrazia comunque l’autore.
N.B. IL PANATHLON E’ UN’ASSOCIAZIONE APOLITICA ED ACONFESSIONALE SENZA SCOPI DI LUCRO CHE HA COME FINALITA’ LA DIVULGAZIONE DELLA CULTURA ED I VALORI ETICI DELLO SPORT.