Casanova, Cervi e Sacco: tre autori per un libro unico nel suo genere
di Adalberto Scemma – Redazione G. Brera Unvr Area1 Veneto Trentino/AA
“Calciorama” è un libro unico. Talmente fuori dalla consuetudine da possedere, già a una prima frettolosa lettura, un’apprezzabile componente di festosa follia. “Unico” è un aggettivo inflazionato, d’accordo. Ci è capitato anche troppo spesso di usarlo sul filo della retorica. Stavolta però, con “Calciorama” a occhieggiarci in un rutilante caleidoscopio cromatico, il riferimento all’unicità è talmente blindato da non offrire un solo termine di paragone.
A scrivere “Calciorama” (Hoepli editore, 29,00 euro) ci si sono messi in due: Gianni Sacco, docente di diritto pubblico comparato all’Università di Pavia ma calamitato da tempo nel cerchio del calcio, e Gino Cervi, amico mio d’antico lignaggio brerofilo. A illustrarlo, con un tratto subito riconoscibile, complementare alla stesura dei testi, ecco invece il dinamismo segnico di Osvaldo Casanova, docente di graphic design e di storia della pubblicità, che divide con me un suo personale afflato per i colori (e la storia) del Lanerossi Vicenza.
La chiave di lettura di “Calciorama” è soprattutto una, percepibile nel sottotitolo che correda la prima pagina: i colori della passione. “Da bambini –recitano le istruzioni per l’uso – ci innamoriamo di una maglia e dei suoi colori. Perché ci sono indumenti che più di altri, tra ordito e trama (e tintura) sembrano intrappolare un’anima. È così che nasce il tifo calcistico, una delle patologie più virali al mondo”.
La passione degli autori, in realtà, è sempre e soprattutto una: quella per il calcio, quella che basta da sola a giustificare il lavoro monumentale di ricerca e di cernita, e la certosina sapienza narrativa. I venti capitoli di “Calciorama” (338 pagine complessive) corrispondono infatti a un colore o a una combinazione di colori, ma poggiano su una narrazione “che ha come epicentro una maglia, un gesto, un evento, un dettaglio legato ad essa”. Di qui la spinta a raccontare momenti a loro modo storici, legati a personaggi ormai mitizzati come Valentino Mazzola, che si rimboccava le maniche della maglia granata per “suonare la carica” del forsennato quarto d’ora del Toro, quando Oreste Bormida azionava la tromba sulle tribune in legno del Filadelfia; o come Johan Cruijff, che impreziosiva l’orange della maglia olandese con un dettaglio diverso ai compagni. Il resto di “Calciorama” si snoda di conseguenza, con una creatività passionale, se così si può dire, che emerge anche nei testi identificativi dei vari capitoli. Un esempio? Prendiamo l’arancione, estensore David Winner: “Cruijff si muoveva agile e poi – swuoosh – faceva qualcosa di totalmente inaspettato. Poteva muoversi in un senso e di colpo cambiare completamente direzione”. Ma c’è anche il blu a farci riflettere per via di una frase di Maradona che sottintende un’investitura ufficiale: “Zola è stato il mio successore al Napoli. Era molto attento alle cose che facevo io durante gli allenamenti…e qualcosa gli è restato. Una grande persona, anche”. Il resto lo lasciamo alla curiosità del lettore, affascinato da un titolo accattivante: Blue Magic Box, dal Supramonte a Stamford Bridge: sir Gianfranco Zola, il piccolo mago.