L’AUTOCONTROLLO EMOTIVO E’ NECESSARIO NEL TENNIS PER AFFRONTARE UNA PARTITA MOLTO DIFFICILE: MA NON BASTA PER VINCERE. INFATTI, SE NON SEI CAPACE DI AUTOCONTROLLARTI, PERDI.
WIMBLEDON 2022
Il Tennis di Alberto Capilupi – REDAZIONE Verona – Area1 Veneto Trentino/AA
Djokovic, campione assoluto da molti anni, ha mostrato a tutti la differenza tra chi riesce (quasi) sempre a vincere e chi, come Kyrgios, pur essendo molto dotato, non è capace di gestire le proprie emozioni nei momenti cruciali.
Come spesso si verifica, il serbo ha iniziato la finale regalando il primo set, che ormai utilizza come riscaldamento o per studiare l’avversario.
Nel primo game ha addirittura cominciato con un doppio fallo, eloquente sintomo di scarsa concentrazione.
L’omaggio si è ripetuto a conclusione del quinto gioco, al secondo break point, con la conseguente perdita del servizio. L’errore è stato sufficiente per consentire all’australiano di vincere il primo parziale, caratterizzato negli altri giochi dal dominio totale di chi era alla battuta, ma con esclusione dell’ultimo game, pur vinto da Kyrgios di misura dopo essere stato in vantaggio per 30-0. Forse quello è stato il primo segnale di una possibile svolta della partita, perché in quel momento si è verificata qualche incrinatura nella sicurezza mostrata fino a quel momento dall’australiano. La conferma è venuta al quarto gioco del secondo set, con l’australiano al servizio: 0-40, break a favore di Nole (che si è portato in vantaggio per 3-1) e palese uscita di senno di Nick, che si è messo a sbraitare senza motivo con tutti e in particolare con la propria innocente panchina (tra l’altro priva dell’allenatore, perché Kyrgios non vuole alcun coach o non riesce più a trovarne).
Incredibile l’ultimo game del secondo set, in cui Djokovic è riuscito ad annullare ben 4 break point, di cui 3 consecutivi (da 0-40), concludendo vittoriosamente il parziale (per 6-3). Inevitabile la disperazione di Kyrgios, espressa platealmente con accuse a vanvera, ma nella totale indifferenza del serbo.
Nel terzo set l’australiano si è ripreso dallo sconforto, riuscendo ad annullare due palle-break nel primo game.
Successivamente si è registrato un notevole equilibrio, fino all’ottavo gioco. Ma nel nono si è ripresentata per Kyrgios (stavolta al servizio) una seconda occasione d’oro, anche questa sprecata: 40-0, 40 pari, break e quindi 5-4 per il serbo, che poi ha chiuso il set per 6-4.
Merito di Djokovoc o demerito di Kyrgios? A nostro parere soprattutto merito del serbo, che ha saputo mantenersi calmo, lucido e autocontrollato, sorretto dalla certezza di riuscire ad evitare errori non forzati e trovare spazi liberi.
Al contrario Kyrgios, sempre più nemico di se stesso a livello emotivo, ha continuato ad affidarsi (spesso molto brillantemente) al proprio straordinario braccio destro, ma commettendo anche qualche inutile sbaglio proprio con il diritto, a causa di appoggi precari, con il piede sinistro in aria e il peso dietro.
Nel quarto parziale si è mantenuto un perfetto equilibrio, per cui si è arrivatI al tie-break.
Come è noto, in questo game speciale sono fondamentali due fattori: il servizio e l’autocontrollo. Da parte di Kyrgios ci si sarebbe aspettati una superiorità nella battuta, mentre il serbo avrebbe probabilmente fatto leva sulla propria capacità di non sbagliare e di approfittare del minimo spiraglio. In realtà si è notato soltanto il secondo aspetto, almeno fino al punteggio ormai irraggiungibile di 6-1 per Djokovic. E quando l’australiano ha finalmente messo in campo i suoi servizi, vincendo due punti, era ormai troppo tardi.