di Ludovico Malorgio – Redazione Lecce Area8 Puglia Calaria Basilicata
Giovani sì, ma non sprovveduti. La partita contro la Germania persa con un risultato tennistico, ha messo a nudo i limiti della Nazionale schierata daMancini, che per la diversa (inferiore) caratura tecnica degli avversari affrontati in precedenza, non erano emersi. I valori di questa folta pattuglia di giovani azzurri, sia chiaro, non vanno azzerati, ma la clamorosa battuta d’arresto contro i tedeschi deve insegnare che questi ragazzi devono fare le esperienze giuste, crescere e maturarer nelle loro squadre e in Nazionale. Bisogna saperli aspettare. Ieri sullo 0-2, quando bisognava tirare fuori l’orgoglio e lottare per evitare un passivo maggiore, sono letteralmente crollati sotto i colpi dei fortissimi tedeschi. Si era visto sin dalle prime battute, che la squadra mandata in campo da Mancini avrebbe avuto seri problemi a resistere agli attacchi degli avversari. Spinazzola e Barella, i più esperti del gruppo, erano l’ombra dei giocatori visti e appezzati contro Ungheria, un centrocampo di burro e una difesa da ridere, completavano il quadro della nostra Nazionale. Se alle notevoli difficoltà si aggiungono il gol regalato alla Germania da Donnarumma e l’insulso rigore causato da Bastoni, tra i peggiori in campo, la panoramica della partita é davvero completa e si spiega la serata da incubo vissuta dalla nostra Nazionale e dai suoi tifosi sugli spalti e davanti alla tv. Come dimostra il risultato, la Germania é stata nettamente, anzi straordinariamente superiore, ma questo non ci esime da alcune considerazioni di carattere tecnico e tattico su quel che si é visto in campo. Cminciando dalle sciagurate scelte di Mancini. E’ evidente, che la rotazione dei numerosissimi elementi selezionati dal Ct azurro risponde alla necessità di valutarne sul campo le effettive qualità. Ma é altrettanto vero che contro un avversario di collaudata forza, potenza ed esperienza bisognava alquanto cautelarsi. Intanto é sembrato a dir poco velleitaria la scelta di cambiare radicalmente la squadra e di mandare in campo una linea difensiva molto giovane e assolutamente inedita, composta da quattro elementi mai schierati prima tutti insieme. Poi, al centro dell’attacco ci si aspettava di vedere Scamacca , sicuramente più adatto per fisico e qualità a battersi contro i potenti panzer tedeschi. Mancini, invece ha scelto tre pesi ‘mosca’ e si é notato subito che Raspadori e Gnonto avrebbero faticato parecchio a reggere il confronto contro avversari dotati, peraltro, di grandissima esperienza internazionale. Il discorso su Gnonto va anche approfondito. Il ragazzo di origine ivoriane, scoperto in Svizzera da Macini e gettato nella mischia con successo nella partita di andata, ha segnato ed ha anche stabilito il record del più giovane goleador della storia azzurra, ma com’era accaduto a Bologna contro l’Ungheria, ha faticato parecchio in un ruolo e con compiti che non gli sono congeniali. Gnonto é un esterno destro offensivo, un’ala vecchia maniera, salta l’uomo con facilità , ma ha bisogno di campo per allungare la squadra e mettere in gravi difficoltà i difensori avversari. A Monchengladbach, per gran parte della gara é stato condannato a inseguire e contrastare gli avversari in mezzo al campo. Un autentico pesce fuor d’acqua. Solo nel finale, riportato a destra, é riuscito a far emergere le sue qualità di attaccante. C’é poi il discorso sul centrocampo in cui i tedeschi hanno fatto il bello e il cattivo tempo, dimostrando di esser incontrastabili nel palleggio, per dinamismo, e soprattutto per la capacità di verticalizzare. E’ stato un settore costantemente in mano agli avversari, che con ripartenze veloci creavano sistematicamente micidiale superiorità numerica. Calabria, peggiore in campo, quasi sempre fuori posizione, ne é stato costantemente vittima. Non a caso dalla sinistra dell’attacco tedesco, in particolare da Raum, sono partiti il cross del primo gol tedesco (Kimmic) e altri suggerimenti su cui Werner (2 gol) e Sanè andavano a nozze. La nottataccia del 14 giugno 2022 lascerà sicuramente un segno nella storia della nazionale italiana, già marcata, a rovescio dalla ormai epica vittoria dell’Italia (4-3) nella semifinale mondiale del1970 in Argentina. Da questa disastrosa, partita Mancini dovrà trarre i dovuto insegnamenti. Dall’oggi al domani nel calcio, come nella vita, non si inventa nulla. Ben vengano i giovani, che sono linfa vitale del calcio, ce ne sono tanti e Mancini, a ragione, li sta mettendo alla prova. Vanno bene, gli Scalvini, i Caprari, i Frattesi, i Pellegrini, eccetera, ma occorre muoversi con la massima cautela, tenendo presente che la presenza e l’apporto dei vari Bonucci, Verratti, Locatelli, Berardi, Chiesa, Pessina, Barella, in termini di qualità ed esperienza, sono irrinunciabili per una Nazionale, che vuol far crescere e maturare i suoi giovani talenti.