ROLAND GARROS
Giornata 14
Tennis di Alberto Capilupi – REDAZIONE G. Brera Università di Verona – Area1 Veneto Trentino/AA
L’estrema efficacia dei colpi di Rafa ha poco a che fare con l’estetica. D’altra parte nel tennis non ci sono dei giudici con il compito di dare dei voti sulla bellezza dei movimenti (come ad esempio nei tuffi, nel pattinaggio o nella ginnastica). In questo sport i giudici devono solo dire se la palla è dentro o fuori (con l’eventuale aiuto di supporti elettronici) e decidere provvedimenti disciplinari nei rari casi in cui sia necessario adottarne. Nel tennis vince chi fa più punti nei momenti importanti.
Nadal è il perfetto interprete di queste regole convenzionali.
Ma, per capire veramente quanto sia bravo questo campione, basterebbe assistere ad una partita come quella che si è svolta a Parigi per il titolo nel singolare maschile.
Il norvegese Ruud, che ultimamente ha scalato brillantemente la graduatoria ATP fino ad arrivare tra i primi 10 dopo aver frequentato proprio l’Accademia dello spagnolo, nella finale contro Nadal ha mostrato al mondo intero – e dall’inizio alla fine – di non sapere minimamente che cosa poter fare per contrastare l’avversario, nonostante si fosse guadagnato meritatamente l’ingresso all’incontro conclusivo di uno dei quattro più importanti tornei del circuito internazionale.
Questo per mettere in rilievo non tanto i limiti attuali del ventitreenne Ruud (che tuttavia potrà migliorare in varie situazioni critiche, facendo tesoro della sconfitta), ma quanto sia grande Nadal, che esprime un tennis estremamente personalizzato ed inimitabile: nessuno infatti gioca come lui e nessuno tenta neppure di imitarlo.
Tutti i suoi avversari sanno perfettamente che lo spagnolo, quando individua durante una partita una situazione di debolezza, diventa inflessibile nel continuare a cercarla e a riproporla. Se poi si accorge che l’altro riesce ad adattarsi, cambia subito registro alla ricerca di altri punti critici.
Ruud ne sa qualcosa, perché è stato messo in crisi per tutto l’incontro nella risposta alla battuta da sinistra, con cui non è quasi mai riuscito a controllare le palle alte in kich (cioè con marcata rotazione in avanti) tirate da Nadal verso il suo rovescio. Su questo colpo dovrà allenarsi parecchio.
Un altro problema per il norvegese è stata la sua scelta di rimanere troppo arretrato nel prepararsi a rispondere al servizio (persino sulla seconda palla, come fa Medvedev), inducendo Nadal a portarsi frequentemente a rete o, in alternativa, a tentare palle corte.
Inoltre Ruud spesso è stato messo in difficoltà nell’affrontare le palle di diritto, perchè quelle di Nadal oltre ad essere pesanti sono molto arrotate (con taglio in avanti), quindi saltano molto in alto: e il norvegese non si è quasi mai sentito di colpirle mentre salivano (cioè in anticipo), con il risultato di prenderle quasi sempre indietro, quindi senza poter contrattaccare.
Sul piano tecnico-tattico Ruud è stato perciò surclassato. Ma anche su quello emotivo non ha lottato alla pari, perché è entrato in campo quasi sicuro di perdere, perché Nadal conosce ogni virgola del suo gioco. La conoscenza è reciproca, ma evidentemente il norvegese deve ancora cominciare a capirci qualcosa.
Per quanto riguarda l’andamento dell’incontro, Nadal ha ottenuto nel primo set un break nel secondo gioco, ma nel game successivo ha restituito lo sgarbo, giocando piuttosto male (con due doppi falli e due errori non forzati di diritto), imitato però da Ruud nel finale del quarto game (terminato con il secondo break a favore dello spagnolo).
Un andamento abbastanza simile ha caratterizzato anche il secondo set, seguito da un terzo parziale in cui Ruud ha rinunciato a qualsiasi proposito di rimonta, mentre Rafa era ormai il padrone assoluto del campo.
Grandi onori a questo straordinario campione, che è anche un perfetto esempio di combattente educato e leale.