Con piacere pubblichiamo l’editoriale di Ruggero Alcanterini proposto dalla CGTN (China Global Television Network), in lingua cinese, subito dopo l’inaugurazione dei Giochi Olimpici di Pechino. Complimenti a Ruggero Alcanterini. Massimo Rosa/Direttore Panathlon Planet
di Ruggero Alcanterini
L’uomo nella sua accezione moderna – diciamo evoluta – è davvero relativamente giovane, in virtù della sua documentata storia terrestre. Per esempio, si tratta di appena quattromila settecento anni per quanto riguarda la civiltà cinese, piuttosto che cinquemila novecento per l’egizia e appena duemilasettecento per la romana. E la civiltà dello sport ? La nostra storia di “homo homini ludens”? Gli stessi millenni ed anni di quella romana, più o meno, se ci riferiamo alla istituzione dei Giochi ad Olympia . Cioè, ad un certo punto è scattata la molla del gioco, della competizione rituale con le sue regole, cosa di cui soltanto l’uomo è capace. Non ci siamo liberati delle guerre, ma nemmeno abbiamo perso passione per i giochi. Eppure, tutto si evolve in progressione geometrica e molte abitudini, tradizioni, attività del quotidiano divenire ne sono rimaste stravolte, meno il gioco, che aggiunge variabili, ma non scompare dal panorama degli interessi dominanti della collettività. Ecco, dunque, che se il gioco è elemento catalizzatore di comuni orientamenti, pulsioni, passioni della società, se la civiltà ludica si manifesta nel concordare e rispettare regole comuni, al di sopra di questioni di politica e religione, di etnia e di censo e addirittura di sesso, allora ne consegue che il famoso diporto, da cui l’agonismo fatto svago, divertimento, utile esercizio per la mente ed il corpo, insomma lo sport avrebbe ed ha importanza ben maggiore di quella che gli si attribuisce. Governare lo sport dovrebbe essere per conseguenza una delle attività di maggiore responsabilità, stante la trasversalità di coinvolgimenti e sinergie, la funzione educativa e taumaturgica della salute, eppure … Adesso, dunque, giunge forte e chiaro il messaggio olimpico, dal cuore che in questi giorni batte a Pechino, come ieri pulsava a Tokio, Pyeongchang, Rio, Londra, Sochi … tutte sedi di Eventi che hanno avuto una funzione nella storia dell’umanità tesa alla perenne ricerca di una armonia, di una condivisione di valori positivi, che si possono sintetizzare in due semplici parole: sport e pace. Pace, appunto, come la “pax olimpica” invocata tra le genti di Oikoumene, la “casa comune” dei popoli del Mediterraneo, che ventisette secoli fa convennero di stabilire una tregua sacra a Giove Olimpico, in occasione dei Giochi quadriennali, in cui si determinavano opportunità da condividere, il superamento dei conflitti, anche tra diverse idee e interessi. Lo spirito con cui nel 1896 Pierre de Coubertin, il fondatore delle Olimpiadi Moderne e nel 2001 Juan Antonio Samaranch, propugnatore con Primo Nebiolo del Giochi Estivi a Pechino, già nel 1993 per il 2000 e quindi nel 2008, era certamente ispirato dall’idea che lo sport debba unire e non dividere, che non ci siano emisferi diversi per l’universalità dei sentimenti condivisi, del clima della festa, espressione straordinaria dei giochi di tradizione popolare, appunto quel “Sesto Cerchio” dello sport, come opportunità e diritto di partecipazione per tutti, che dal 1996 io volli aggiungere simbolicamente ai cinque cerchi “archimedei” del logo olimpico. Allora eravamo reduci dalla delusione del 1993, quando appunto la candidatura di Pechino era stata bloccata per soli due voti, rinviando anche per interferenze politiche una vera e propria svolta epocale, quella che fu poi sancita nel 2001, con 56 voti per Pechino, contro i 22 per Toronto, i 18 per Parigi e i 9 per Istanbul. Ecco, mettere in discussione i valori imprescindibili di una conquista d’importanza straordinaria per l’intera umanità, con un reiterato tentativo di boicottaggio politico/diplomatico, peraltro in un momento molto difficile, complicato purtroppo da una grave emergenza pandemica, significa fare un drammatico tuffo indietro in un passato negativo, fatto di guerre mondiali “calde e fredde”, di gravi atti di terrorismo, con dolori e disagi, di regresso civile, da cui tutti dobbiamo trarre insegnamento. Per questo, il Comitato Italiano Fair Play ha sottoposto una raccomandazione ufficiale al Congresso Europeo della EFPM (European Fair Play Movement) ha iniziato una collaborazione con il Comitato Greco per la Tregua Olimpica, coinvolgendo i Paesi in rete per il Mediterranean Fair Play Reconciliation, rafforzando lo storico concetto di pace attraverso lo sport, ispirato alle posizioni del Comitato Olimpico Internazionale (CIO), oltre che del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI). Anche per questo, il Comitato Nazionale Italiano Fair Play, in occasione delle celebrazioni del “Sessantesimo Anniversario” ha voluto ricordare che già nel 1960, organizzando i XVII Giochi Olimpici a Roma, si realizzò contemporaneamente la prima edizione delle Paralimpiadi, mentre per una iniziativa italiana, voluta da Giulio Onesti, la Germania Est ed Ovest sfilarono sotto una unica bandiera. Bisogna sottolineare che l’uso palesemente politico, diplomatico, del boicottaggio annunciato dagli USA alla vigilia di un Evento Olimpico ha comunque significati e valenze che collidono con lo spirito, cui si ispirano i Giochi e i valori che supportano il Fair Play. La storia complessiva delle Olimpiadi Moderne ci racconta come sono andate le cose, ovvero che chi ha determinato l’escalation, al di fuori di decisioni straordinarie prese dagli organi ufficiali del CIO (Comitato Internazionale Olimpico) ne ha sempre pagato le conseguenze – non soltanto morali – danneggiando lo sviluppo del delicato processo per una armoniosa convivenza dei popoli, superando questioni di politica, economia e religione, proprio attraverso la simbolica Pax Olimpica. In particolare, in questa fase, vista la complicata situazione in cui si trova la collettività planetaria, anche dopo l’esito insoddisfacente di COP26 a Glasgow, occorre fare una profonda riflessione, onde evitare di prendere ancora la strada sbagliata. Forse occorrerebbe più coraggio per assumere, senza mezzi termini, posizioni chiare e inequivoche, come quella che assunse la stessa Cina nel 1984, quando partecipò ai Giochi di Los Angeles, prescindendo dal clima di ritorsioni innescato quattro anni prima dal boicottaggio degli Stati Uniti contro i Giochi di Mosca. Nel top della “Guerra Fredda”, in quella occasione, la Cina interruppe il suo silenzio olimpico, che durava dal 1952, iniziando un paziente, virtuoso lungo percorso costellato di importanti successi, sino agli straordinari Giochi Olimpici Estivi di Pechino nel 2008 e adesso Invernali del 2022, fornendo un contributo determinante per la crescita del movimento olimpico e della pratica dello sport per tutti, come connotazione di una diversa qualità della vita. Ecco, per concludere, il motivo che rende doppiamente sbagliato e inaccettabile questo ennesimo tentativo di turbare il clima gioioso della celebrazione di una festa universale, quella dei Giochi Olimpici di Pechino 2022.