Il Calcio di Romano Mattè – REDAZIONE G. Brera Università di Verona – Area1 Veneto Trentino/AA
Il calcio, ed è questo il suo significato vero e profondo, è la proiezione ludica della nostra società, che è in perenne divenire, per cui non esiste un calcio statico ma dinamico che sottolinea, accompagna e rimarca ogni nostro mutamento sociale.
Molti fattori, anche delle mode, poi declinate, hanno concorso a cambiare e a volte a innovare il calcio. Abbiamo assistito all’avvento della scuola olandese , oggi ritornata in auge in modo strisciante , del gioco a zona – oggi è in atto il recupero della marcatura a uomo, vedi Gasparini , Juric, Tudor , Mihajlovic tanto per citarne alcuni – alla tattica del fuori gioco sistematico (ora attuata ad intermittenza ) , a quella del possesso -palla ( oggi in declino), all’impiego di nuove metodologie di allenamento supportate dall’informatica , a una cura attenta a volte maniacale del regime alimentare (ricordo un ‘affermazione del prof. Klinger: “non esiste un alimentazione dell’atleta , ma atleti da alimentare !”) , alla comparsa della figura del mental-coach ( allenamento mentale) e a quella sempre più invasiva del coach -analist ( video-analista) , a preparazioni individualizzate e personalizzate , ad una cura dei tempi di lettura situazionale e dei tempi di reazione ( Vedi Soccer- bot 360 ). Tutto questo ha inciso in modo anche significativo, ma non tale da scuotere e accelerare un cambiamento strutturale del calcio. I fattori più importanti che hanno coagito in modo decisivo sul cambiamento del calcio sono stati soprattutto due. Vediamoli e analizziamoli:
1) La spinta più importante è stata data dai 3 punti a vittoria, che ha reso il pareggio un cattivo risultato. Oggi si segna di più ed abbiamo capito che prima di tutto conta vincere (ricordiamo il paradigma bonipertiano: ”il risultato non è la cosa più importante, ma è la sola cosa che conta!”) e per farlo dobbiamo segnare un gol in più dell’avversario , pazienza se ne subiamo anche qualcuno di troppo .
Il gioco all’”Italiana” che ci aveva regalato ben 3 titoli mondiali, andava gestito in chiave moderna adattandolo in modo intelligente al gioco degli altri senza rinnegare le nostre storiche radici e la nostra identità. Ed è per questo che stiamo crescendo. Abbiamo abbandonato la filosofia del primo non prenderla (difesa passiva) giocando un calcio più votato all’attacco (difesa attiva) mantenendo però intatti gli equilibri tattici. Anche Guardiola ha dovuto convertirsi a un’umile mediazione tra il concetto di dominio del gioco (e della palla) e gli equilibri tattici difensivi.
2) Altra determinante spinta al cambiamento in questi ultimi 5 anni è stata data dalla spietata competizione commerciale che si è scatenata sulla piattaforma mediatica mondiale dei diritti televisivi ove ballano parecchi miliardi di euro, una larga parte dei quali è inghiottita dalla Premier inglese. Tutte le società hanno capito che il business sta nel produrre un calcio più spettacolare, più divertente, più ricco di gol e quindi più richiesto e più spendibile sulla piattaforma mediatica: in questa mangiatoia planetaria siamo al 5° posto, scavalcati anche dalla Francia!
Nella Premier si gioca sempre per vincere, colpisce e affascina la turbo -velocità con cui si muove e si fa girare palla: il controllo di palla a qualsiasi velocità essa arrivi è il loro segreto. La Premier possiede la più straordinaria qualità atletico-tecnica al mondo! Qui vengono ingaggiati e assemblati i migliori giovani talenti del calcio mondiale. Lo spettacolo è dato soprattutto dalla velocità di gioco e dalla fisicità temperamentale supportata da adeguata tecnica e dai gol. Bisogna pertanto mettere gli attaccanti più rapidamente nelle condizioni più favorevoli per battere a rete. Di qui la necessità di velocizzare, verticalizzare ed essenzializzare la fase offensiva.
Nel calcio inglese si mescolano magicamente velocità e tecnica adeguata, intensità e spettacolari ripetute fulminee accelerazioni con una grande capacità di resistere nella velocità. In questi due ultimi anni di tragica e dolorosa serrata sono stati i soldi della Tv che hanno consentito al “sistema calcio “, fortemente penalizzato sul piano economico, di sopravvivere e di evitare l’implosione. I due fattori fondamentali che ho indicato sono stati a mio giudizio i principali responsabili nell’innescare e produrre il profondo cambiamento intervenuto nel più bel gioco del mondo.
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