Il Calcio di Romano Mattè – Redazione Panathlon G.Brera Università di Verona
L’imprevedibilità della fase offensiva è data dai tempi di gioco, che devono essere rapidi ed essenziali, e dalla varietà degli schemi offensivi, che non devono essere sempre uguali e ripetitivi ma variare a seconda del livello orizzontale di campo in cui viene riconquistata palla (sono stati considerati tre livelli base:
- difensivo,
- di metà campo
- tre-quarti offensiva).
Ad ogni livello corrisponde un ventaglio di opzioni situazionali-strategiche di passaggio che non sono gli schemi veri e propri ma l’anticamera degli stessi.
Tutto questo non basta per essere tatticamente ancora più imprevedibili, ossia meno leggibili da parte degli avversari. Se la squadra ha solo giocate a schemi fissi, preordinati, ripetitivi, allenate in modo maniacale, questa squadra potrà fornire maggiori certezze ai propri giocatori ma avrà pur sempre un limite: quello di essere tatticamente più leggibile perché il suo spartito tattico, sia pure rapido ed essenzializzato, risulta essere ripetitivo. Pertanto è bene non disporre solo di schemi fissi cui un giocatore venga ancorato ma funzioni e compiti che rendano il gioco di una squadra ancora più imprevedibile e meno leggibile e interpretabile da parte dell’avversario.
Poniamo il caso di un esterno alto sia pure formidabile nell’”1 contro 1” ma ancorato alla linea laterale: il solo fatto che debba ricevere palla al piede rende il gioco più statico e di conseguenza più prevedibile. Viceversa la presenza di un esterno alto che sappia muoversi anche tra le linee (vedi Zaccagni e Barak per Juric e Caprari e lo tesso Barak per Tudor) e che sappia affondare in sovrapposizione per linee interne accresce ulteriormente l’imprevedibilità offensiva liberando anche la fascia per ulteriori e contemporanei inserimenti da parte delle seconde o terze linee. Vanno fornite quindi ai giocatori le maggiori conoscenze possibili per metterli in grado di prendere decisioni autonome a seconda della lettura della dinamica di gara, che muta ad ogni istante. Tutto questo fa sì che il giocatore non sia più interprete passivo ma attivo e cosciente e possa liberare tutto il proprio potenziale talento, la propria capacità di lettura situazionale immediata a seconda della zona di campo in cui si muove e in intelligente coordinazione con il movimento dei propri compagni.
La squadra sul campo deve muoversi come un unico blocco pensante e coordinato. Insieme con l’empatia in chiave etica, che rappresenta la forza nascosta di una squadra, bisogna saper creare anche un’empatia tattica che non rende di per sé stessa una squadra imbattibile ma tremendamente più difficile da affrontare perché più fluida e tatticamente camaleontica e quindi meno leggibile, una squadra dove non esistono più ruoli fissi ma è presente una costante, intelligente, coordinata armonica rotazione di ruoli e di compiti. Tutto questo è frutto del seme gettato nella storia calcistica da un geniale allenatore come Rinus Michels e da un talentuoso giocatore quale è stato Johann Cruijff: è la tanto conclamata scuola olandese del calcio totale che oggi si riaffaccia con i suoi principi in un calcio nuovo. Corsi e ricorsi storici!