Di Gino Goti – Perugia Area 10 Umbria
Ciao, Giampiero, ora lassù impazziranno di gioia per avere a disposizione la tua voce, la tua vitalità, il colore delle tue parole, il calore dei tuoi timbri vocali. Ci siamo incontrati più volte sul lago di Piediluco in provincia di Terni per il Memorial d’Aloja e per tutte le gare di campionato o internazionali disputate nel suggestivo scenario del lago umbro con un magnifico centro remiero. Tu in postazione, io in regia ma, pur lontani, eravamo in perfetta simbiosi con la forza trainante delle tue telecronache, con l’entusiasmo con cui descrivevi ogni gesto atletico: sembravi proprio vivere da “remo” o da “braccia” lo sforzo atletico dei rematori. Tu conoscevi bene questa specialità, ogni particolare, ogni sfumatura che riuscivi a trasmettere con la voce. Non ricordo quando fu la mia prima regia con te, ma ci trovammo subito in sintonia perché tu amavi quello sport, lo avevi praticato, io amante del mio lavoro cercavo sempre di adeguare le immagini alle parole per far vivere al telespettatore la gara come se fosse lì, sulle sponde del lago, o addirittura in barca con gli atleti. Quante volte hai descritto gli Abbagnale, quante volte li hai intervistati, quante volte la gente voleva un tuo autografo, quanti applausi anche a te. Il pubblico amava il tuo lavoro ma anche la tua modestia e disponibilità con cui rispondevi alle domande, tu che eri quello che le domande le faceva: precise, incalzanti, concrete, colorite per avere risposte in sintonia e per rendere completi i tuoi racconti. Ma anche del tennis ho ricordi. Anche lì eri insuperabile e nel 2000, al foro Italico, io ero in regia per un tuo programma per il grande tennis sui campi in terra battuta del torneo di Roma.
E poi, quando la tua Lazio all’Olimpico stava conquistando lo scudetto, partisti di corsa con Paolo Bonolis e l’operatore per raggiungere lo stadio e portare la tua testimonianza in diretta sulla trasmissione di tennis che andava in onda. Tutto in diretta, tutto improvvisato, ma tutto perfettamente riuscito: fu una macchia di bianco-celeste vestito di tricolore e di scudetto sulla terra rossa dei campi del Foro Italico. Memorabili le tue interviste tra il pubblico entusiasta della curva laziale con il pubblico che voleva toccarti, abbracciarti, che voleva parlare al tuo microfono. Nel mio archivio ancora conservo quelle preziose immagini.
Ma del tennis ho un ricordo di un torneo disputato a Cagliari, non soltanto delle partite in programma, ma anche di una postazione cronaca scomoda e di una cena: “stasera te porto io, magnamo solo aragoste, ciò un ristorante che conosco”! Giampie’ ti seguo, andiamo. Era un ristorante sul mare, di notte dietro al vecchio stadio Sant’Elia lo ritrovammo con difficoltà. Giungere in un ristorante con Bisteccone o con De Zan o con altri degli storici telecronisti con cui ho lavorato era un piacere! “Signor Galeazzi, benvenuto – ci disse il responsabile di sala – e vicino a lui un anziano cameriere aggiunse “Lei è stato qui 25 anni fa con Gigi Riva e ha mangiato, questo, quello…” insomma si ricordava perfettamente quello che aveva servito a lui e al bomber del Cagliari e della Nazionale. “Sì ma io questa sera, cioè noi – disse Giampiero – vogliamo mangiare solo aragoste!” Ci fecero accomodare in attesa delle aragoste e parlammo del più e del meno, anche della sua auto lasciata in divieto di sosta e portata via dal carro attrezzi ma subito recuperata. Ma mentre passavano i camerieri con i vassoi per l’altra clientela Giampiero si alzava per sbirciare la portata: prima gli antipasti, poi i primi e ogni volta “Che a noi non ce portate niente?” “Le aragoste non sono pronte.” “Beh, intanto fatece assaggià qualcosa”. E così, prima delle aragoste, assaggiammo ogni portata. Un pesce squisito e servito con garbo e professionalità. Fu una serata indimenticabile per come lui fu accolto e per le attenzioni riservate a noi e alla Rai. Giampiero era una buona forchetta e il suo colorito appellativo “bisteccone” (fu Gilberto Evangelisti a coniarlo) rispecchiava il suo piacevole rapporto con il cibo, come la sua professionalità e la sua passione con lo sport che commentava e che faceva vivere al telespettatore coinvolgendolo e trascinandolo a tagliare il traguardo insieme all’armo vincitore o all’ace o al dritto o al rovescio da sogno nel tennis. Restano memorabili anche le sue interviste ai personaggi e ai campioni del calcio e degli altri sport con i quali instaurava un rapporto di simpatia goliardica di cui il pubblico era entusiasta. E ogni volta che la RAI in occasione di mondiali o di olimpiadi ripropone qualche arrivo di canottaggio riviviamo la telecronaca come se fosse in diretta, proprio in quel momento, anche se ricordiamo ancora a memoria le sue parole, la sua foga, il suo entusiasmo trascinante.
Ciao, Giampiero, ora le tue telecronache saranno celestiali e le aragoste avranno le ali come gli angeli.
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