SINNER non basta per battere la Croazia
Tennis Il di Alberto Capilupi – REDAZIONE G. Brera Università di Verona – Area1 Veneto Trentino/AA
Purtroppo Sonego, n. 2 della squadra italiana e n. 27 della classifica ATP, non è riuscito ad esprimersi al suo abituale livello contro Gojo, n. 2 della formazione croata e n. 279 (!) ATP, da cui ha perso, compromettendo inesorabilmente il risultato della squadra: si era infatti quasi sicuri che il risultato del doppio sarebbe stato a favore dei croati.
Ma la speranza è l’ultima a morire. Si è confidato dunque sul nostro n. 1, puntando poi sul miracolo di una vittoria anche nel doppio.
Sonego, come nel precedente incontro con il colombiano Meja, ha messo in mostra due personalità: una vincente e una perdente. Lorenzo, che non può contare su accelerazioni vincenti perché non sa cambiare marcia, è molto forte solo se si sente sicuro di sé. In tali condizioni gli entra infatti quasi sempre la prima di servizio, con cui tra l’altro mette a segno direttamente molti ace. Ma, quando viene preso dalla paura, comincia ad ottenere poco con il servizio, commette molti errori gratuiti mandando persino palle in rete anche da metà campo e tende ad insistere con avventurose palle corte, il cui bilancio è quasi sempre negativo. Il primo set contro Meja e con Gojo sono stati per lui quasi identici in senso negativo. Identici anche i due secondi set, ma in senso positivo, quando cioè si è visto Sonego giocare in modo sciolto e in piena fiducia. Purtroppo nel terzo set contro Gojo (diversamente dal terzo contro Meja) è riaffiorato il Sonego pauroso, insicuro, falloso: quindi inevitabilmente perdente.
Invece Sinner, nel singolare, ha mostrato di meritare tutta la fiducia che ormai tutti ripongono in lui, confermando di valere pienamente la posizione che attualmente occupa tra i primi dieci del mondo.
Nel confronto con il gigante Cilic si è imposto non solo in base al gioco, ma anche grazie ad una solida personalità, che gli ha consentito di assorbire senza traumi la sconfitta subìta nel primo set a causa di un tie-break nel quarto gioco.
Nel secondo parziale è riuscito a reagire, nonostante Cilic giocasse benissimo da fondo campo grazie a servizi formidabili e ad accelerazioni da fondo campo efficacissime verso entrambi gli angoli. Dopo essersi strappati entrambi il servizio due volte, si è arrivati al tie-break. Ma proprio in questo gioco conclusivo Cilic ha confermato di non saper governare del tutto il controllo delle emozioni e della concentrazione nei momenti cruciali.
Nel terzo set Sinner ha ottenuto immediatamente un break nel primo gioco, per poi restituirlo però subito dopo. Ma ormai l’italiano aveva capito quale potesse essere la tattica vincente: insistere sul rovescio, accettando la sfida di una battaglia quasi permanente sulla diagonale, aspettando l’errore dell’avversario o uscendo improvvisamente con un’accelerazione verso l’angolo del diritto. Cilic, temendo il diritto di Sinner, non si è quasi mai sentito di variare con lungolinea di rovescio, ma sostanzialmente, così, ha rinunciato a trovare vie d’uscita negli scambi.
Infine, sul punteggio di 1-1 tra le due squadre, abbiamo affrontato la coppia più forte del mondo, formata da Pavic e Metkic, ma il miracolo non c’è stato perché Jannik singolarista è molto diverso da Jannik doppista: sia perchè singolare e doppio sono due sport completamente diversi, sia perché l’accoppiamento di qualsiasi nostro giocatore con Fognini (considerato il punto fermo di qualsiasi scelta) non risulta essere competitivo in un gioco che richiede schemi logici e molto senso geometrico.
Le palle sparate al di là della linea di fondo campo avversaria sono state moltissime rispetto a quelle degli avversari; se poi andiamo ad esaminare gli schemi relativi alle seconde palle di servizio, possiamo notare che i nostri, quando erano al servizio, si sono imposti molto più spesso al rischio della risposta in corridoio; infine il bilancio dei pallonetti è stato completamente negativo per la coppia italiana, perché questo colpo richiede la perfezione senza alternative.
Tutto sommato usciamo da questa edizione di Coppa Davis con la sola soddisfazione di aver battuto nella fase a gironi una squadra titolata come gli Stati Uniti.
Probabilmente, se avessimo avuto a disposizione Berrettini, sarebbe stata un’altra cosa, almeno nei singolari, perché anche Matteo avrebbe battuto Cilic e Sinner si sarebbe imposto su Gojo. Ma la storia non si fa con i se.