Dopo la maledizione di Bela Guttmann ai danni del Benfica nel calcio, un’altra storia appassionante questa volta nel baseball americano.
di Massimo Rosa
Partiamo dall’inizio. Il secolo XX ha appena passato il traguardo del primo anno di vita, cioè era il 1901, quando John Irving Taylor fonda una squadra di baseball nella città di Boston, destinata ad entrare nella storia di questo sport tanto amato dai cittadini d’oltreoceano.
La prima denominazione della nuova realtà, tra il 1901 ed il 1903, è quella di Boston Somersets, mentre tra il 1903 ed il 1908 diviene Boston Americans. Ma non contento, e sulla spinta di una particolarità, nel 1908 il suo fondatore la chiama definitivamente Boston Red Sox, quest’ultimo è la contrazione del termine socks, cioè “Calze”, a cui si aggiunge “Rosse”, perché i giocatori indossano calzettoni di quel colore.
Ed è così che ai giorni nostri sono ancora conosciuti.
In quel 1901 l’allora presidente della Western League of Professional Baseball Clubs, Ban Johnson, trasforma la sua Lega in Major League. Ed è a questa nuova realtà che la Boston Red Sox aderisce a scapito della concittadina Boston Braves (oggi Atlanta Braves). Ciò può avvenire perché il magnate del carbone, Charlie Somers, amico di John Irving Taylor e del presidente della League, fa la necessaria e convincente pressione.
Così i Boston Red Sox entrano nella storia del baseball americano essendo una delle otto storiche società fondatrici della neonata Lega, che ancor’ oggi gode di grandi numeri, quindi è in ottima salute.
I Boston Red Sox impongono il loro gioco tra il 1903 ed il 1918 quando vincono 5 World Series.
Tra i giocatori delle Calze Rosse di quei favolosi anni c’è un certo Babe Ruth, meglio conosciuto con l’appellativo italiano di “Bambino”, un formidabile pitcher capace di incredibili fuoricampo. Un vero e proprio fenomeno idolo degli appassionati di questo sport. Una leggenda che dura ancora nel tempo.
Ma è proprio da quell’ultimo successo del 1918 che, incredibilmente, il giocattolo dei Red Sox comincia a scricchiolare. Succede, infatti, che l’allora presidente Harry Freezer, che un anno prima aveva acquistato la società, sposti la propria attenzione dal mondo dello sport a quello sfavillante dello spettacolo, più precisamente al musical, dove in Broadway trova la sua celebrazione più esaltante. E’ dunque là che vanno a finire i dollari ricavati dalle prime vendite di giocatori importanti.
Sarà dunque per necessità di “Verdoni” che nel 1920 il fenomeno “Bambino” , quando i Red Sox godono ancora di prestigio, viene ceduto ai New York Yankees, i rivali più agguerriti dei bostoniani che sino ad allora mai avevano conquistato il piacere di una finale.
Il Bambino e gli altri ex ceduti ai rivali di New York condurranno la squadra della Grande Mela alla conquista per ben otto volte dell’American League conquistando quattro World Series.
Una cessione, quella di Babe Ruth, che segnerà il capolinea per i Boston Red Sox, un crepuscolo che durerà ottantasei lunghi anni alimentando così la leggenda della maledizione.
Ancora oggi negli incontri, disputati allo Yankee Stadium, tra New York Yankees e Boston Red Sox i tifosi della Grande Mela alzano cartelloni con le scritte “1918” e “ CURSE OF THE BAMBINO” per dileggiare gli avversari del loro lungo digiuno iniziato con quella vendita.
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