di Romano Mattè – Redazione Gianni Brera Università di Verona Area1 Veneto Trentino/AA
Accade raramente che un allenatore dopo una larga vittoria (4-0!) abbia a dichiarare: “E’ stata la partita meno bella tra quelle finora giocate”. Mister Tudor voleva dai suoi uomini maggiore intensità e maggiore aggressività, ma il vero motivo del suo disappunto è rappresentato dal numero di palle-gol (ben quattro veramente nitide) concesse agli avversari: troppe per lui!
Il portiere Montipò ha fatto almeno due grandi parate (forse tre…) e gli avversari hanno mancato altre due grosse opportunità sottomisura. Tutto questo mentre il Toro del suo grande amico Juric è primo in assoluto in A per il minor numero di tiri verso la propria porta concessi agli avversari. La grande Juve, nel derby, è stata sotto scacco torinista per ben ottanta minuti!
Spiegato il motivo della sorprendente e opportuna contrarietà di Tudor pur dopo un match largamente controllato, veniamo a ciò che questa gara ha mostrato di positivo, al di là del punteggio, sul piano tattico:
1) più verticalizzazioni saltando il centrocampo e innescando ripartenze individuali (ben quattro nei primi dodici minuti di gioco) mettendo Simeone e Caprari (Bella rivelazione!) all’1>1 contro i difensori avversari;
2) una formula offensiva che chiameremo “a geometria variabile”: un “2+1” e un “1+ che accresce l’imprevedibilità della zona offensiva);
3) si gioca prevalentemente di costruzione lunga: dirado anche il portiere scarica palla sul corto ma sceglie il rilancio lungo; anche con Juric l’Hellas costruiva sul lungo ma in avanti solo il 30% dei palloni veniva ripulito e domato dai nostri attaccanti per cui si avevano 2 soluzioni strategico-tattiche: o si andava ad azzannare la seconda palla o si attaccava di ripartenza collettiva con una manovra avvolgente della catena esterna, martellante e massacrante per il dispendio psico-energetico. Con le caratteristiche degli attuali attaccanti l’Hellas può invece attaccare verticalizzando (Simeone, Caprari, Lasagna, anche Kalinic…) mentre la manovra avvolgente rimane sempre opzione strategico-tattica importante;
4) prosegue l’impiego di Bessa come play: il ragazzo possiede potenzialmente tutto per diventare un nuovo Veloso, classe, mentalità, tocco, palleggio, dribbling, battuta corto-lunga; deve solo convincersi che questo può essere il suo nuovo approdo per l’avvenire;
5) Tudor ha ora una lettura corretta delle caratteristiche tecniche, tattiche e fisiche dei propri uomini e i cambi effettuati incorso d’opera lo dimostrano.
Questa vittoria in larga misura non deve però illudere (il disappunto di Tudor ha anche questa spiegazione). C’è molto da lavorare per accrescere la condizione collettiva e per aggiustare gli equilibri tattici. “Siamo un gruppo di qualità”, ha affermato. Pertanto la salvezza, obiettivo primario dell’Hellas con una più che dignitosa classifica, non dovrebbe sfuggire. Sarà opportuno capitalizzare al massimo la sosta peer affrontare al meglio il difficile calendario che attende la squadra con Milan, Lazio, Udinese e Napoli nell’ordine.