Ottima prestazione dell’Hellas Verona contro la Lazio, quest’ultima sempre in affanno difronte ai Gialloblu di Tudor
Di Massimo Rosa
Verona – L’amico di sempre Gaudio Pedalino, nonché collega giornalista, mio vicino di Tribuna Stampa col Verona ed il Chievo, e mia memoria storica dei colori gialloblù, non poteva ieri non ricordare quella cinquina rifilata alla Sampdoria nel campionato 1957-1958 dal brasiliano Manuel Del Vecchio, detto dai tifosi veronesi “Il figlio di Dio”. Era il febbraio 1958. Da allora più nessun gialloblù sarebbe andato agli onori delle cronache sportive nazionali per avere segnato una messe di goal in una sola partita: quattro quelle del Cholito contro la Lazio.
Così brasiliano l’uno ed argentino l’altro, tra storici Samba e Tango, hanno regalato ai numerosi tifosi accorsi al Marc’Antonio Bentegodi (il primo al vecchio stadio nel centro cittadino) novanta minuti indimenticabili di gran bel gioco. Qualcosa che Gaudio Pedalino memorizzerà per secula seculorum.
In questo momento il calcio praticato dall’Hellas Verona è quello gustato dai palati fini, pur senza stelle di prima grandezza commerciale. Un calcio entusiasmante in grado di regalare continui grandi momenti agli esteti della pelota. Tudor, scuola Juventus, è senz’altro l’allenatore giusto al momento giusto che sa imprimere ai suoi ragazzi la voglia di giocare per divertire, e di ciò non potranno che apprezzare gli aficionados dei colori gialloblù. Le vittime avrebbero potute essere di più, a parte le due romane sonoramente sconfitte, ma la generosità, che si traduceva in vantaggi di 2-0, non veniva premiata causa la tenuta fisica dei secondi quarantacinque minuti di gioco in apnea, che così condizionava il gioco, regalando agli avversari vittoria e meriti sopravvalutati, e non meritati.
Domenica è stato il giorno della Lazio, vittima sacrificale, sommersa da quattro pesanti palloni, che avrebbero potuti essere ben di più, tipo risultato tennistico, ma l’imprecisione dei cecchini di casa ha regalato ai biancoazzurri capitolini l’illusione di farla magri franca. Ma troppo macroscopica era la differenza tra le due formazioni. Incontenibili i padroni di casa in ogni parte del campo. Molli gli avversari in balia dei folletti veronesi.
Sabato ci sarà la Juventus, la solita première, tipo Scala di Milano. Una Juve che sta riacquistando quella determinazione che le era mancata nelle prime giornate di campionato, e che dopo il pareggio di San Siro ha acquisito ancor più motivazioni e conoscenza delle proprie capacità.
La bellezza di questa Hellas, che già ha affrontato Roma, Milan e Lazio con il piglio giusto, battendone due, è che certamente dirà la sua anche contro le Zebre bianconere, come già fatto lo scorso anno. Una Juve dal carattere provinciale con la stella Dybala che brilla nel grigio (in questo momento) firmamento torinese. Sarà dunque un match dalle forti emozioni? Speriamo di sì. Saranno novanta minuti per cuori forti.
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