di Adriana Balzarini – Verbania Area 3 Piemonte Valle D’Aosta
La Mostra sulle donne olimpiche ritorna a viaggiare e per un mese si troverà a Tarvisio . Una mostra che anche se realizzata nel 2019 risulta sempre attualissima perché ogni volta innesca riflessioni profonde sul mondo femminile attuale e del passato e fa riflettere su prospettive future.Ogni volta parlare di grandi donne olimpiche vuol dire trovare nella loro storia la voglia di vivere,sperimentare, impegnarsi per realizzare sogni e desideri non solo nello sport ma essenzialmente in quella umana intrisa di valori , passioni , impegno e amore. Sono elencate nella mostra quelle donne che hanno combattuto per la loro emancipazione aprendo la strada alle nuove generazioni . Hanno faticato ma non si sono perse d’animo nel combattere un mondo maschilista che non lasciava spazio alle loro volontà e ai loro ideali.
Si perché le donne , quelle che si impegnano per raggiungere un obiettivo, o un progetto, sono tenaci e non si arrendono di fronte agli ostacoli , perché a sanno benissimo che riescono a portare avanti contemporaneamente tanti loro impegni contemporaneamente ( lavoro, famiglia, sport)
Seguire la loro storia attraverso la mostra è affascinante perché ci rappresenta la consapevolezza delle loro capacità sportive ma vediamo anche donne che sono riuscite a non lasciare assopire i sogni per poi abbandonarli nel cassetto per poi vivere di rimpianti ma anzi sono riuscite a stimolare altre donne . Le donne che sono rappresentate nella mostra spero possano davvero stimolare meravigliosi ricordi per gli adulti ma possano principalmente inaqa le giovani generazioni per riflessioni sul rispetto di genere, sulla banalità del dare tutto per scontato, e spero anche per imparare a riconoscere il merito.
Perché dico merito? perché lo sport insegna anche questo : deve essere accessibile a tutti ma la vittoria o il risultato eccellente nello sport , come dovrebbe essere nella vita , non è per tutti. Alle donne in alcuni casi, diversamente dallo sport, vengono concesse le quote rosa in politica o in amministrazioni e allora se all’inizio questa è sembrata una situazione interessante io da donna appartenente del mondo dello sport pulito non mi è mai piaciuto pensare di essere accolta solo perché femmina. Ho insegnato nella scuola ad essere preparate, impegnarsi per essere migliori e mi impegno anche ora perché le donne possano sedere ai tavoli dirigenziali del mondo dello sport perché competenti e non “umiliate” perché devono essere per forza presenti grazie ad una quota.
Anche questo pensiero è presente nella mostra al femminile perché le donne che sono rappresentate hanno dimostrato di saper sfidare le avversità ma innanzitutto di saper continuare a camminare passo dopo passo nella lororealizzazione anche dopo aver terminato la carriera agonistica.
Ancora molti passi le donne dovranno fare ma ogni volta bisogna guardare ad un nuovo obiettivo , impegnarsi per realizzarlo e poi proseguire nella lunga marcia verso la parità di genere che speriamo possa essere presto raggiunta . Il CIO è sulla buona strada , il 50 % delle commissioni è rappresentato da donne , i portabandiera ai Giochi sono due , un maschio e una femmina . Speriamo che presto anche in ogni ambiente dirigenziale sportivo italiano possano sedersi in egual numero donne e uomini per offrire i rispettivi contributi per un mondo sicuramente migliore .
Il mondo non ha più bisogno di steccati ma di competenze messe in comune e che fortunatamente non sono a disposizione di un solo sesso.
Ci s’indigna perché alle donne afgane è stata proibita la pratica dello sport, perché sconveniente, dimenticandosi che alle nostre concittadine era proibito partecipare alle gare di sci non più tardi di una cinquantina d’anni fa. Ed eravamo nel rutilante e progressista mondo occidentale, che ancora prevede, almeno in Italia, altrove non ne sono a conoscenza, le Quote Rosa, indice di arretratezza culturale dimentica di quel motto rivoluzionario, pilastro su cui è costruita la moderna società, “Liberté, Egalité, Fraternité”. Che noi tutt’oggi discutiamo.
Massimo Rosa/Direttore