Di Massimo Rosa
Dopo la simpatica ed interessante serata al Panathlon di Agrigento, dov’era ospite Franco Zuccalà, oltre ovviamente il sottoscritto, eccomi proiettato dal mondo dello sport a quello della lotta alla Mafia, in un’indimenticabile serata a Santa Margherita Belice titolata “Alba della Legalità”, là proprio dove il terremoto del 1968 rase al suolo l’intero paese, e là dove persone coraggiose hanno detto un secco NO alla temibile organizzazione malavitosa. Donne e uomini, ragazze e ragazzi, che hanno preferito combatterla, a rischio della propria vita, scegliendo la via della legalità.
Quella che ho visto, in quelle poche ore di permanenza a Santa Margherita, è l’altra faccia della Sicilia, quella pulita, quella che si ribella allo stereotipo del picciotto con la coppola ed il fucile a canne mozze, sinonimo di un’ormai atavica violenza, è quella di una Sicilia che non deve essere lasciata sola, poiché l’impegno profuso da questi “Capitani coraggiosi”, donne ed uomini che siano, altro non è che la nascitura radice di una nuova società civile basata sulla legalità. Certo facile da dirsi, difficile da attuarsi. Ma Davide non batté il gigante Golia?
ALBA DELLA LEGALITA’
L’evento ha avuto come personaggio da celebrare il giudice Rosario Livatino, assassinato dalla Stidda (mafia) agrigentina il 21 settembre 1990 e beatificato dalla Chiesa Cattolica lo scorso 9 maggio 2021, al quale l’Amministrazione comunale ha dedicato la sala del Consiglio, che si trova all’interno di Palazzo Filangeri di Cutò, meglio conosciuto come Palazzo Gattopardo, impreziosita da un suo ritratto.
Alba della legalità ha mostrato le tante persone che non hanno chinato il capo difronte all’arroganza mafiosa, anzi queste lo hanno alzato fiere della loro superiorità morale, incuranti dei continui pericoli.
Tra queste i diversi magistrati che hanno portato la loro testimonianza, quali Antonio Balsamo, Presidente del Tribunale di Palermo e Ottavio Sferlazza, già Procuratore della Repubblica di Palmi. Ognuno di loro ha raccontato la propria lotta, cioè quella dello Stato, contro le cosche mafiose. Lotta dura e continua aldilà di qualsiasi pericolo corso.
Ma le luci si sono soprattutto puntate su l’ex presidente della Corte d’Appello di Caltanissetta, Salvatore Cardinale, di certo il personaggio più atteso della serata, che assieme a Rosario Livatino scoprirono l’esistenza dell’asse mafiosa Agrigento-Canada-USA, documentando in modo approfondito le relazioni tra i capi siciliani e quelli d’oltre Atlantico, dossier poi consegnato al giudice Giovanni Falcone. Un duro colpo assestato all’intera organizzazione malavitosa. In questo contesto non bisogna dimenticare la lotta alle Euromafie, sempre più diversificate e radicate su qualsiasi territorio: quella del colletti bianchi, forse la più pericolosa, perché silente.
Il racconto del Presidente Cardinale, recentemente, era stato oggetto di uno Speciale TG1 nel servizio di Maria Grazia Mazzola, l’agguerrita giornalista scuola Santoro, in occasione della beatificazione di Rosaro Livatino.
Per questa sua proficua attività d’indagine nel corso dei tanti anni Salvatore Cardinale ha ricevuto il “Gattopardo della Legalità”, un riconoscimento dall’alto valore etico-morale, che ne premia il valore del magistrato.
La serata Alba della Legalità, organizzata dall’Associazione Libera* e dal Comune di Santa Margherita, è stata uno spaccato di una Sicilia che difficilmente trova spazio sulla stampa nazionale. Una Sicilia fiera, come lo sono i suoi abitanti, di compiere una lotta culturale ovunque nell’interesse dell’intera società civile.
*Un pomeriggio del 14 dicembre 1994, le agenzie di stampa lanciano in rete la notizia: «Nasce Libera, cartello di associazioni contro le mafie». L’idea, annunciata da don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele, raccoglie l’adesione di trecento tra gruppi e associazioni.