” BOMBER DER NATION “ lo definivano i suoi connazionali
di Tonino Raffa – Reggio Calabria Area 8 Puglia Basilicata Calabria
Occhi furbissimi sotto una gran selva di capelli neri, fisico tozzo per via del baricentro basso, poco elegante nei movimenti, ma in area di rigore piombava come un falco lasciando di sasso portieri e difensori. E’ stato il più geniale opportunista di tutti i tempi Gerd Muller, leggenda del Bayern Monaco e della nazionale tedesca spentosi a ferragosto in un centro medico specializzato dove era in cura da sei anni. Si esprimeva solo con i gol e frantumava un record dopo l’altro, come confermano le cifre di una carriera pazzesca : 366 reti nella sola Bundesliga (campionato nel quale è stato per sette volte capocannoniere), alle quali bisogna aggiungere le 68 in 62 partite realizzate con la nazionale teutonica. E tra queste la doppietta nella storica semifinale di Città del Messico del giugno 1970 vinta dall’Italia per 4 a 3 ai supplementari. Ma mise la firma anche nei trionfi agli europei del 1972, ai mondiali del 1974 che i tedeschi vinsero battendo in finale l’Olanda di Cruyff e in tanti match di Coppa del Campioni.
Me lo trovai di fronte per parlare del più e del meno a Monaco di Baviera, ai mondiali del 2006, in occasione di una Kermesse promossa dagli sponsor della Fifa e dal comitato organizzatore. Fu una sorpresa nel vedere un uomo totalmente cambiato, con molti capelli bianchi, lento nei movimenti e con uno sguardo quasi smarrito. L’intervista tuttavia risultò piena di spunti interessanti, tanto da lasciar pensare che Gerd fosse uscito dal tunnel della depressione nel quale era finito dopo la conclusione dell’attività agonistica. L’Italia di Lippi aveva appena battuto la sua Germania nella semifinale di Dortmund grazie alle reti di Grosso e Del Piero e lui a denti stretti ne riconobbe i meriti : “Rivedo in Pirlo -disse- un moderno Beckenbauer e Thomas Muller , il mio omonimo, è un ottimo attaccante ma deve ancora maturare per pensare di eguagliare il sottoscritto”.
Ricordò anche la semifinale dello stadio Atzeca contro gli azzurri di Valcareggi : “Se chiudo gli occhi rivedo lo sbigottimento di Albertosi che se la prende con Rivera in occasione del nostro tre a tre. Ma non riesco ancora a capire come i miei compagni abbiano poi dato spazio allo stesso Rivera, quando, un minuto dopo, ci beffò con il suo piattone su cross di Boninsegna”. Diceva tutto questo parlando a sprazzi, con molte pause. Ricavai l’impressione che forse, grazie all’aiuto dei vecchi compagni, aveva superato la depressione ma non aveva allontanato del tutto un altro incubo : l’alcolismo. Che negli anni successivi diventò l’anticamera dell’Alzheimer. Malattia che unita agli effetti del Covid, ce lo ha portato via. Se n’è andato lasciando la sensazione che la sua vera vita sia stata solo in area di rigore, dove aveva sempre parlato con i gol. Tutti spettacolari, uno più bello dell’altro. Quando ha smesso di giocare ha cercato di convivere con tutto, tranne che con se stesso*