Di Piera Vettori – Castelfranco Veneto Area1 Veneto Trentino/AA
Dopo la sbornia delle medaglie olimpiche di Tokio 2020 e la doccia fredda di Kabul ….questa è un’estate dalle sorprese che non finiscono mai … e mentre forse la situazione afghana non è del tutto una sorpresa -a pensarci bene -mi riferisco invece alle tante importanti medaglie delle Paralimpiadi (ma perché le chiamano così ? )
Sono Olimpiadi a tutti gli effetti e così dovrebbero chiamarsi; sono d’accordo con Massimo Rosa che qualche giorno fa ha scritto su Panathlon Planet “le Olimpiadi sono un bene comune”; in effetti hanno lo stesso significato per tutti ,lo stesso valore le medaglie ,la preparazione atletica e strategica sono analoghe ,il villaggio olimpico è lo stesso e gli atleti sono ugualmente bravi, bravissimi ,impegnati determinati e mietono successi con grandi sacrifici personali, dei loro preparatori e delle loro famiglie. Il tutto in tempo di Covid (per quanto attiene a questa ultima edizione)
E le emozioni piacevoli riaffiorano a sollevarci almeno per qualche momento il tono dell’umore così turbato ogni volta che si pensa a Kabul ,ogni volta che i telegiornali ci propongono le relative sconcertanti immagini …di fronte alle quali io mi sento impotente anche se la ragione e l’anima mi suggeriscono che bisognerebbe fare qualcosa:ma cosa ?!
Forza ragazze e ragazzi delle”attuali Olimpiadi” :continuate così, non solo per voi (in realtà è giusto che il massimo della felicità per i successi olimpici raggiunti sia vissuto come conquista personale ed egoisticamente percepito e goduto!) ma è una grande soddisfazione anche per tutti noi che viviamo un momento storico difficile. Congratulazioni e grazie per i vostri successi.
Il vostro impegno è un esempio di bravura , di eccellenza che dimostrate al mondo sotto i suoi riflettori e possa contribuire ad augurare una volta di più che “Ludis jungit” possa essere non solo il motto panathletico ma un ‘auspicabile adozione di uno stile di vita condivisibile sotto tutti i cieli del pianeta per una migliore qualità di vita ovunque.
P.S. Come ho scritto nell’articolo citato da Piera Vettori l’evento olimpico, che dovrebbe essere unico nella sua denominazione, ovviamente non lo potrebbe nella contemporaneità: 1) Per l’eccessivo numero di atleti; 2) Per i tempi delle gare eccessivamente lunghi; 3) Per la diversità della logistica per l’ospitalità, causa le diverse esigenze. Questa la sintesi, ma sicuramente ci sarebbe anche molto altro. Resta comunque il fatto che tutti gli atleti dovrebbero gareggiare sotto l’unica denominazione di “OLIMPIADI”, ma si sa gli interessi economici in gioco sono tanti: la reale insormontabilità. Un’ultima cosa togliamo quel poco simpatico e riduttivo “PARA” definendoli semplicemente ATLETI. MR