di Stefania Lando – Chioggia Area 1 Veneto – Trentino/AA
Parte 1
Siamo insieme ad Enrico Mazzone, artista e sportivo, amante della natura, dell’arte e della letteratura.
Lo intervistiamo oggi, affinché possa raccontarci e trasmetterci la valenza e il coinvolgimento della sua impresa, da poco tempo conclusasi. Si tratta di una doppia impresa: un viaggio escursionistico di “Hiking”, intrapreso non solo per poter visitare e ammirare luoghi nuovi e naturalisticamente parlando, incantevoli, fuori dai normali flussi turistici, ma anche per trarre spunto ed ispirarsi nella natura della Groenlandia e dei paesi nordici, per il suo capolavoro, primo ed unico esempio al mondo, finora mai compiuto.
1 Di che cosa si tratta nello specifico Enrico?
Ad un certo punto della propria vita si sente la necessità di inseguire un sogno, un desiderio che dentro sentivo forte, ovvero, fare un Viaggio con la lettera maiuscola, diverso dal solito, per avere la giusta ispirazione per il progetto che da tempo avevo dentro, ovvero rappresentare l’opera geniale di Dante, la Divina Commedia, illustrandola graficamente, attraverso lo spunto che la natura poteva darmi e che mi ha dato, utilizzando come chiave di lettura delle immagini dell’opera, il contesto naturalistico dell’estremo nord Europa
2 Caspita! Non devono essere mancate forti emozioni ed elaborazioni, se si pensa alla natura di quei luoghi e alla gente degli stessi! Ma avremo modo tra poco di entrare nello specifico dell’opera d’arte… Rimaniamo nella sfera naturalistico sportiva: come hai gestito gli spostamenti in luoghi così freddi? Quale mezzo o mezzi hai utilizzato per questo tuo speciale viaggio?
Ovviamente per arrivare in Groenlandia ho utilizzato i mezzi classici: l’aereo, il taxi o le automobili in alcune località. Una volta arrivato però … dove “la natura fa da padrona”, nel senso buono del termine, sceglievo di spostarmi a piedi, ammirando e vivendo il paesaggio. Sono ricorso all’hiking (nello specifico, spostamenti a piedi in giornata), ovvero, si cammina ogni giorno, per molti giorni, con l’obiettivo di vedere e conoscere i luoghi da molto vicino e a stretto contato con essi. La sera, diversamente da come si fa col Trekking, non pernottavo in rifugi o strutture ricettive ma tornavo alla base, sempre la stessa, finché non cambiavo destinazione (e dunque un’altra base) che spesso era un alloggio in case private.
3 Dunque la possibilità di entrare in contatto con gli abitanti di quei luoghi e soprattutto il comunicare con loro, magari insegnando alcune parole italiane: come è andata dal punto di vista interpersonale, linguistico e culturale?
Ho avuto modo di conoscere molte persone, bambini e ragazzi di tutte le fasce scolari e di fare visita alle scuole, portando la testimonianza della mia opera, presentando la cultura italiana e un po’ la nostra lingua. Le classi del kollgiet di Upernavik, ad esempio, fin da subito, si sono dimostrate curiose ed incredibilmente coinvolte, come se stessero vivendo una sorta di avventura, non avendo mai visto una persona (aggiungo artista) di origine italiana: sono rimasti affascinati dai miei racconti e spiegazioni, e cercavo di non fermarmi davanti agli ostacoli che alcune parole potevano creare, non avendo gli stessi connotati di una realtà europeo occidentale.
E’ stato davvero fantastico cercare di essere un “mago” o comunque una persona in grado di poter condividere nuovi concetti, tradurre semplici oggetti o situazioni della realtà quotidiana, dapprima nella loro lingua e poi nella nostra. E questo succedeva anche nella semplice contestualizzazione: un giorno feci per loro (con quel poco di farina e lievito portato dall’ Italia) una pizza nel forno della conceria di pelli di foca e balena. Fu un successo, arricchente sotto tutti i punti di vista e soprattutto è stato quasi commovente vederli completamente rapiti mentre imparavano semplici termini della nostra lingua, apprendendo ciò che spesso si trova nella vita quotidiana più che nei tomi o nei libri. Certamente anche il provare a disegnare a fare anch’essi degli schizzi con la matita, come facevo io, con carta e matita, è stato davvero molto bello e gratificante.
4 E poi, a proposito di carta e matita, “qualcosa di inaspettato accade”: una cartiera finlandese, conoscendo le tue doti artistiche ti omaggia di un rotolo di 97 metri di carta, alto 4 metri. Corretto?
Si, in effetti ci doveva essere una traiettoria radiale inattesa per dare forma alla narrazione.
Petteri Haloonen della cartiera UPM, direttore del consiglio di amministrazione, lesse della mia storia ed ebbe voci dalla direttrice della residenza d’artista Hannele Kolsio.
Fu uno Spamnung di eventi, che diedero attenzione alla mia volontà di “compiere da un errore di grammatura un’opera d’arte” (cito il signor Haalonen).. Io misi l’entusiasmo e la stamina, instancabilmente mi concessi ogni giorno nel picchettare le mie turpi, i miei ricordi e dolcezze. Sapendo che era necessario dover mettere tutto su di un piano logico conforme alla realtà del luogo (Rauma in primis e tra i vari viaggi secondariamente.. Come a dire due tipi di realtà simili ma diverse) l’idea di reinterpretazione fu molto meno costruita. Molto più autentica nel prendere spunto dalle mie giornate in solitaria in cui potei permettermi il lusso di osservare e trascrivere.
Per fare una similitudine, come han fafto San Giovanni, quando, osservando gli avvenimenti della fine del mondo e l’inizio di un nuovo ordine, si sedette su di una rupe in un monte e scrive l’apocalisse
Da Rauma a Ravenna du un ciclo di trasposizioni, non facili da osservare appunto, accettare e trascrivere ad immagine e da qui la mia fantasia, la mia immaginazione e conoscenza del capolavoro dantesco, mi hanno accompagnato fino alla fine della produzione di questo, conclusosi a Ravenna.
Nell’aprile del 2020 sono rientrato in Italia dopo il lungo soggiorno in Finlandia, portando con me un carico di circa sette quintali di carta, risultato di più di cinque anni di lavoro artistico ininterrotto, composto da circa 370 disegni preparatori, circa cento schizzi, seimila matite, sacchi colmi di frammenti di minerali e, soprattutto, la grande e lunga “bobina di carta”.
Il risultato finale di un percorso di ricerca, iniziato nel gelo del circolo polare artico e conclusosi sotto le imponenti arcate del mercato coperto di Ravenna nel luglio 2020 costituiscono l’ossatura portante di questa mia opera.
5 Quali sono nello specifico i nessi che più ti hanno colpito e che hai riprodotto, tra la natura, la forza delle immagini prodotte e l’opera?
Il susseguirsi dei personaggi del mio Viaggio nella rappresentazione della Divina Commedia non rispettano l’ordine prestabilito delle tre cantiche: il mio è stato un viaggio di natura analogica. Correndo con lo sguardo da destra a sinistra, si passa dal formato monumentale, alla miniatura. L’opera, lontana da una riproduzione didascalica del viaggio di Dante, presenta la fusione dei personaggi del poema con la mia immaginazione, Lungo il foglio si alternano infatti i personaggi di Ade, Nesso, Paolo e Francesca, Aracne, i Malebranche, Beatrice, Virgilio, Raab, gli Spiriti Magni e san Giacomo. _________________
1/continua