Caro Massimo, nell’intervista fatta ad Enrico Mazzone, come vedrai, ho voluto sottolineare non solo l’importanza dell’opera dell’artista unica nel suo genere ma anche evidenziare il contributo che lo stesso, durante il suo VIAGGIO, ha dato alla nostra lingua e al nostro patrimonio linguistico.
Di Stefania Lando – Presidente Panathlon Chioggia Area1 Veneto Trentino/AA
PARTE 2
6 Diversi personaggi e raffigurazioni dicevi poc’anzi: hai utilizzato per tutti la stessa tecnica?
Tutta la realizzazione delle monumentali figure, interamente a matita (ne ho utilizzate poco piu di seimila per l’intera opera…), hanno visto l’utilizzo di processi grafici diversi, un grande lavoro a mano libera, con tratti di gusto pittorico, che vanno dalla traccia più leggera a quella pesante, dal ripasso più grafico a quello quasi ornamentale; altre parti, forse quelle più interessanti, sono realizzate con un particolarissimo e originale puntinato, che conferisce alla superficie del disegno un aspetto pittorico, granuloso, materico, tale da ricordare l’effetto visivo dell’acquaforte o, ancor meglio, della stampa litografica.
7 Insomma è evidente che, considerate le dimensioni dell’opera, nonché il prezioso valore del lavoro certosino dell’artista, si tratta di un’opera senza eguali e di grande pregio. Ma qual era il tuo stato d’animo di artista durante la messa in opera?
A livello tecnico sono riuscito, diciamo, a portare avanti a ripetizione lo stesso…gesto, la stessa gestualità, in modo tale che mi proiettasse…in uno stato molto più calmo, di trascendenza…il fatto di trovare pace con un atto ripetitivo (…) nella realtà, mi ha aiutato molto a immaginare il tempo (…) come molto più fluido, morbido, più dilatato proprio perché…mi è servito innanzitutto per avere dello spazio per ammorbidire tutti i pensieri, quasi un…gesto di liberazione.
Anche il fatto di disegnare sdraiato, in mezzo alle figure di scala monumentale, mi ha fatto sentire proiettato in una dimensione diversa da quella che siamo abituati ad associare al pittore o al disegnatore: in pratica,cosi facendo percepivo che si creava un rapporto quasi simbiotico con le immagini.
8 E immagino anche con l’opera e il suo autore… ma come la ricordavi nei particolari?
Ho riletto la Divina Commedia, proprio perché non posso dire di saperla in modo eccelso, un po’ come un dantista o…uno studioso della materia; però ho voluto lavorare su quelli che si possono ancora intuire come archetipi, in quello che è il nostro proprio viaggio personale; quindi volevo far emergere le nostre paure, quello che il nostro inconscio ci permette di scandagliare, per poter entrare in diretto contatto con la fonte più che l’immagine costruita attraverso la tradizione figurativa.
9 Tanti i personaggi che hai fatto assurgere nel tuo grande e innovativo lavoro: ma qual è quello più significativo, fra tutti quelli incontrati nella lettura, tracciato sui 97 metri per 4 del grande foglio?
Pluto, guardiano dell’oltretomba. Ci aiuta a ricordare che è un nostro atto di volontà, scendere a fondo per poter effettivamente realizzare nel dettaglio quello che abbiamo vissuto, quindi rappresenta la nostra personale discesa interiore nel voler vedere, nel voler ricordare situazioni che probabilmente abbiamo rimosso. Un atto di coraggio e forza che riesce a arricchirci andare a scandagliare dentro noi stessi
10 Qual è il modo migliore di vedere l’opera?
Credo che il modo migliore per essere avvolti e coinvolti nell’opera, sia quello di provare ad immaginare la struttura a forma circolare, dentro alla quale si possa entrare e porsi al centro (di essa), sentendosi parte integrante delle suggestioni derivanti dai gruppi figurativi; oppure esponendo la bobina lungo un percorso rettilineo, rinunciando alla dimensione circolare, mantenendo così la visione d’insieme
11 Dove è stata esposta finora la tua opera e dove vorresti esporla prossimamente e se hai in programma qualche altra opera analoga o similare a questa?
Considerando purtroppo la ben nota situazione dovuta all’emergenza sanitaria, finora ho potuto esporla a Torino e a Ravenna e sto valutando per l’autunno e la primavera di portare la mostra all’estero ma siamo in attesa di poter gestire il tutto nel rispetto e regole emergenziali. Riguardo al fatto di avere in programma un’altra opera similare, mi sento di dire che in serbo ho un altro un percorso che vorrei “narrare” (mi viene in mente diverse volte Ulisse… La sua figura che nella divina commedia ho rappresentato come una piccola fiammella è in realtà il centro cardine, il vero click dell’intera composizione… insomma ci sto pensando ancora …).
Certo è che se sarà questo, “l’altro viaggio”, sceglierò anche per esso, il metodo creativo da utilizzare. Per la Divina Commedia ho scelto la rappresentazione figurativa ed iconografica che RAPPRESENTA IL MIO PERCORSO, pari a quello dantesco con stessi archetipi. Magari la prossima intervista sarà proprio su questo. Mai dire mai, si dice…
LE IMMMAGINI