Di Massimo Rosa
Molti veronesi di sponda Hellas gioiranno per questo azzeramento del ChievoVerona dal calcio professionistico. C’è però poco da stare allegri, poiché la scomparsa del piccolo Chievo dai calendari nazionali professionistici altro non è che la sconfitta di una città, che mai e poi mai, comprese le autorità istituzionali, hanno accettato che la galassia della Diga oscurasse la più tradizionale e titolata Hellas. Eppure il Chievo, e ne siamo stati testimoni nella sede dei clivensi, ha saputo attrarre l’attenzione della stampa di tutto il mondo nell’anno della sua promozione in serie A, eccezion fatta per quella scaligera presente ma alquanto distaccata.
Il Chievo è stato mal sopportato dalla gente, questa l’amara conclusione che se ne trae. E’ però altrettanto vero che poco o niente è stato fatto per ribaltare la situazione, quindi, da parte clivense, recitare un mea culpa non sarebbe errato.
Peccato perché Verona non è più quell’unicum con tre squadre professionistiche nell’universo calcistico italiano.
Così, con i titoli di coda che mestamente scrivono la parola FINE, a meno di un miracolo per il ricorso inviato al TAR del Lazio, il Chievo lascia la ribalta del Marc’Antonio Bentegodi, dove ha regalato ai molti immeritevoli veronesi ben 17 anni di serie A, facendo così ritorno al Bottagisio da dove era partito, per la gioia degli abitanti del piccolo borgo che si riappropriano del loro Ceo, dopo i diciassette epici anni.