WIMBLEDON 14
Il Tennis di Alberto Capilupi – REDAZIONE G. Brera Università di Verona – Area1 Veneto Trentino/AA
Era giusto non accontentarsi di essere il primo italiano ad aver compiuto l’impresa di entrare in finale a Wimbledon, ma obiettivamente si deve riconoscere che Djokovich ha confermato di valere la posizione di n. 1 al mondo e probabilmente di poter rimanere nella storia come il più forte tennista di tutti i tempi.
Grazie alla vittoria conseguita contro Matteo, il serbo ha raggiunto gli altri due dominatori dell’ultimo ventennio (ovviamente Federer e Nadal) nel numero di Slam vinti (20 ciascuno), ma ora può puntare con tutte le carte in regola verso il loro sorpasso, se riuscisse ad imporsi anche negli Stati Uniti nell’ultimo torneo dei quattro del Grande Slam. Senza contare che, nel frattempo, ci saranno le Olimpiadi a Tokio.
Berrettini ha fatto tutto quello che poteva. Addirittura avrebbe potuto perdere per 3-0 se non fosse riuscito a rimontare incredibilmente da 2-5 nel primo set, arrivando poi al tie break e vincendolo nettamente.
“Ma Novak – ha riconosciuto l’italiano dopo la partita – è stato più bravo di me anche nel gestire le emozioni”. D’altra parte per Djokovich, che nella sua carriera ha affrontato 121 finali, questa è stata l’ottava a Wimbledon, mentre per Berrettini, che è andato in finale nei tornei 8 volte, era la prima nel tempio del tennis. Tuttavia il problema dell’auto-controllo si è manifestato soprattutto nella prima parte del primo set, cioè proprio nell’unico che Matteo ha vinto. Negli altri tre il serbo ha confermato di essere il miglior ribattitore che si sia mai visto e di mantenere intatta la capacità di tenere in campo quasi tutte le palle. Ma non si può classificare come un difensivista, perché appena può e se è necessario riesce a spostare l’avversario da un angolo all’altro del campo, utilizzando colpi in gran parte profondi. E senza sprecare inutili energie, perché si basa sull’anticipo invece che sulla forza. Quando poi decide di portarsi in avanti, nella maggior parte dei casi lo fa con successo. Infine sa usare bene la palla corta e può confidare in un servizio preciso e variato. Che fare con un tennista così forte? Si può solo perdere, come succede quasi a tutti.
Berrettini ha fatto quello che ha potuto. Dopo un inizio incerto, in cui è sembrato essere un po’ bloccato, si è sciolto, ma quando il livello del gioco si è alzato ad una soglia vicina a quella di Djokovich, è emersa la differenza qualitativa tra i due. Ad esempio, quando il numero di scambi si allungava, l’errore veniva quasi sempre dal nostro Matteo in due situazioni tipiche: il rovescio in back in rete pur non essendo forzato; e il diritto dall’angolo dopo attacco del serbo. Inoltre si deve anche ammettere che nei pressi della rete Djokovich ha molta più abilità di Berrettini.
Tutto ciò non solo per analizzare quello che è successo nella partita, ma anche per dire che Matteo ha probabilmente ampi margini per migliorare, lavorando adeguatamente sulle carenze che ancora si evidenziano.
Il primo set era partito piuttosto male per Djokovich: nel primo game 2 doppi falli e un break point. Ma Berrettini non ha sputo approfittarne.
Nel quarto gioco situazione opposta, che però il serbo non si è lasciato sfuggire. Break e 3-1 per Djokovich., che poi ha allungato a 6-2.
Nel successivo game, che è stato il più lungo dell’incontro, Berrettini è entrato finalmente in partita, soprattutto dopo aver annullato un set point. Addirittura nel nuovo game due palle break per Matteo e finalmente break: 5-4, da cui si è arrivati a 6 pari. Nel tie break partenza difficile per il serbo, che però da 0-3 è riuscito a portarsi in pareggio prima di subire un altro mini-break, risultato decisivo.
Fino al termine del primo set Djokovich si era limitato a tenere il gioco sotto controllo, Ma dal secondo ha cominciato a cercare il punto facendo spostare l’avversario con “tergicristalli” più ampi e più veloci, oltre che con proiezioni in avanti più frequenti. così Berrettini, che si trovava in vantaggio nel primo game per 40-15, non è riuscito ad evitare il break. Poi nel terzo game un doppio fallo e ben tre break point hanno portato Djokovich in fuga: 3-0. Sul 5-2 il serbo ha avuto un temporaneo cedimento, sotto forma di 3 palle break e perdita del proprio turno di battuta. Ma senza danni, perché da 5-3 si è passati a 6-4.
Nel terzo set Berrettini ha subìto un solo break (al terzo gioco), ma pur giocando molto bene ha dovuto fronteggiare un Djokovich che si stava esprimendo al massimo livello: 6-4-
Analoga situazione nel quarto ed ultimo set, con break al settimo gioco: 6-3.