Di Alberto Capilupi – Redazione G. Brera Università di Verona
Mats Wilander definisce così il nuovo gruppo di cui sono capifila Sinner, Musetti, Berrettini e Sonego, commentando la seconda giornata del Roland Garros, il cui elemento più sorprendente è stato il ritiro di Naomi Osaka, incapace di reggere la depressione che, iniziata nel 2018, le impedisce ora di controllare le proprie emozioni nel rapporto con la stampa. Gli atleti, infatti, non sono impegnati solo in campo, perché hanno anche l’obbligo di affrontare i giornalisti, le cui domande non sempre sono gradevoli, per poter soddisfare le attese e le curiosità degli appassionati. D’altra parte i doveri sono doveri, sia per gli atleti che per la stampa. Purchè ci sia sempre rispetto e senza la pretesa di poter esercitare censure preventive.
Il tabellone del singolare femminile perde così una delle favorite, mentre quello maschile si vede privato di Thiem, che purtroppo ha confermato di non aver risolto i problemi di rendimento manifestati anche a Roma.
Non soffre invece di complessi di alcun genere Lorenzo Musetti, 19 anni compiuti il 3 marzo, che dà l’impressione di essere psicologicamente maturo come un trentenne. Il giovane toscano, opposto a Goffin, n. 13 della classifica ATP, ha dominato l’avversario, battendolo senza concedergli neppure un set. Perso il primo parziale per 6-0, il belga ha reagito negli altri due con un gioco basato su colpi potenti e profondi, ma non è riuscito a controllare adeguatamente il proprio rovescio nella risposta alla battuta e nei lungolinea, mentre Musetti ha espresso un gioco piazzato e veloce in entrambi i colpi di rimbalzo.
Sinner ha battuto in 5 set il francese Herbert, dal quale avrebbe anche potuto perdere: non solo perché ha dovuto affrontare un match-point, ma soprattutto perché non ha espresso una strategia vincente. Dopo il primo set, in cui l’italiano non ha avuto alcun problema nel piazzare da fondo campo i sui colpi veloci e precisi contro un avversario che stava accettando di giocare da fondo, le cose sono cambiate a cominciare dal secondo set, quando Herbert ha cambiato tattica, portandosi a rete tutte le volte che poteva: soprattutto seguendo la propria prima palla di battuta e sulla seconda di Sinner. Ma l’alto-atesino, oltre a confermare di commettere ancora troppi errori sia in attacco che in difesa, stranamente non si è quasi mai preoccupato di fare entrare la prima palla di battuta per evitare che Herbert entrasse in campo sulla seconda (come ha sempre fatto), con il risultato di essere messo ripetutamente in difficoltà. Quindi è andata bene al nostro Jannick, che ha usufruito anche del vantaggio della crisi psicologica in cui è entrato Herbert nel quarto set, sia dopo l’ottavo gioco (3 break point non conclusi per sfortuna), sia dopo il decimo game per non essere riuscito a vincere il match point.
Nulla ha potuto invece Sonego (n. 28 ATP) contro il sudafricano Harris (n. 54 ATP), che l’ha costretto a stare sempre in difesa, lontano dalla riga di fondo campo.