Letteratura dello sport
Il calcio-fantasia di Furio Zara
da Verona Adalberto Scemma – Redazione G.Brera Università di Verona – Area1 Veneto Trentino AA
“I cavalieri della favola rotonda”, finalmente! Finalmente un libro di calcio per ragazzi scritto dai ragazzi. Un libro che parla di storie incredibili di campioni, calci e palloni con la freschezza di chi ha “sorrisi negli sguardi, sogni da sognare e onde di tutti i mari”. Perché questa è la scrittura dei ragazzi, una scrittura che s’inerpica in libertà, scivola via leggera, si tuffa e rituffa tra le parole fregandosene di finire in apnea. Basti pensare, del resto, “a tutte quelle volte in cui un calcio a un pallone ci ha tolto il fiato”.
Ragazzi-scrittori capaci di scrivere in un modo soltanto: con un pallone al fianco. Un pallone da accarezzare e da sfregare come la lampada di Aladino: così suggerisce Furio Zara, uno dei due ragazzi che firmano “I cavalieri della favola rotonda”. Furio è quello che scrive; l’altro, Matteo Civaschi, è quello che disegna. E sono disegni del surfanta. Perché è fantastica la rovesciata “em bicicleta”, mani sul manubrio e piedi al vento del brasileiro Leonidas, ed è surreale la storia maracanazista di Moacir Barbosa, un portiere che ha compiuto un solo errore ma così lungo, quell’errore, così lungo da durare tutta la vita!
Che età hanno questi due ragazzi? Domanda inutile. Perché i ragazzi, quelli veri, quelli non ancora triturati dalla routine di troppe cose sparpagliate nel tempo, non hanno età. O meglio: se età deve essere, per computare le differenze minime, per evitare la trappola dell’omologazione, questa va calcolata -calcisticamente- in base alla capacità di “sognare di segnare”. Il che mi risulta facciano, sia Furio che Matteo, da notti mille e millanta che tutta notte canta.
E’ bellissima e accattivante (artigliante!) anche l’edizione dei “Cavalieri della favola rotonda”, curata da Baldini+Castoldi in vista dei Campionati europei che vanno a incominciare. La storia della rassegna continentale parte dalla monetina fortunata, quella che nel ’68 contribuì a farci vincere il titolo, e passa dai riccioli di Topolino Vialli al cucchiaio di Totti per finire la sua corsa (in apnea) al Rinascimento di Mancini. Poi il trenino della nostalgia con i miti azzurri, da Angiolino Schiavio che giocava gratis con la retina in testa a Peppino Meazza, di professione sciupafemmine, dall’urlo eterno di Tardelli ai sogni e risogni delle Notte Magiche. E poi il “diamante nero” e il passerotto dalle gambe storte, la parata del secolo e la Mano de Dios, le piccole grandi storie mortali e immortali fino a Byron Moreno, il peggior arbitro del mondo, e ai misteri del Polpo Paul. Nelle ultime pagine campeggiano le foto, pure storiche, di Furio Zara, di Matteo Civaschi e della truppa degli “H-57”, che non è un gruppo di rapettari immagonati di sé, ma una pattuglia creativa di folli sperimentatori di segni e disegni, ripresi nel momento in cui sognavano di diventare grandi. Sogni realizzati? Non ancora. C’è tempo, c’è tempo…