Il ciclista che salvò la vita di oltre 800 ebrei
DI Giacomo Saglio – Pavia Area 2 Lombardia
Una bella serata, fresca ed accogliente è stata offerta allo spirito dello sport dal Comune di Pavia. Relatore della serata il noto giornalista pavese Claudio Gregori. Nella sua lunga attività di giornalista della Gazzetta dello sport ha avuto la possibilità di conosce ed incontrare più volte Gino Bartali. Il grande ciclista è subito entrato in sintonia e confidenza con Claudio tanto che in alcune occasioni gli ha fatto alcune confidenze che non sono conosciute al grande pubblico, che spesso si limita alla rivalità con Fausto Coppi. Queste confidenze sono state vincolate dalla promessa di non pubblicarle. Così, sebbene siano uscite di recente delle affermazioni negazionista sull’attività di Bartali a favore degli ebrei, la conferenza ha ampiamente dimostrato il perché del nome di Gino Bartali inciso nell’elenco delle pareti del Yad Vashem nel 2013, il museo dell’olocausto di Gerusalemme.
Bartali nel periodo fascista e soprattutto durante la guerra civile era tra i pochi autorizzati ad allenarsi con la bicicletta e nessuno mai lo avrebbe fermato, neanche i tedeschi durante l’occupazione e la guerra contro gli anglo americani. Così con grande facilità Bartali riusciva a raggiungere le tipografe che facevano capo ai vari conventi cattolici di cui era assiduo frequentatore. Aveva ideato un campo di allenamento che comprendeva: Roma, Assisi, Firenze, Lucca ed anche Genova, dove correva tranquillamente indisturbato con la propria bicicletta. Per queste città trasportava, infilati nel piantone sotto la sella, i documenti e le foto con cui realizzare i falsi e poter permettere la fuga agli ebrei dall’Italia verso la Svizzera. Molti di queste persone, sopravvissute all’olocausto hanno testimoniato di aver ricevuto direttamente dal grande campione della bici il proprio documento di riconoscimento che gli ha salvato la vita.
Anche i vari Pontefici romani, che si sono succeduti fino alla morte del grande campione, erano a conoscenza delle gesta di Bartali a favore degli ebrei a partire da Pio XII ed in ultimo Giovanni Paolo II che in più occasioni si è riferito a Bartali come esempio positivo da seguire per i cristiani nello sport.
Bartali è sempre stato molto protettivo su queste informazioni riguardante la propria fede e la propria attività a favore degli ebrei nel periodo delle deportazioni, ma ora dopo anni dalla morte sono di libero dominio e ingigantiscono anche dal punto di vista personale la storia di Gino Bartali.
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