Di Alberto Capilupi – Redazione Panathlon Gianni Brera Università di Verona – Area 1
Mario Draghi conosce perfettamente l’inglese. Ma, quando parla agli italiani, non usa parole straniere. E, se le usa, ne riporta la traduzione nella nostra lingua, scusandosi.
Finalmente. Finalmente abbiamo un politico importante che si esprime esclusivamente in italiano.
I francesi parlano esclusivamente nella loro lingua da sempre e in ogni occasione. Noi no. Probabilmente perché abbiamo paura di essere chiari e quindi di essere capiti. Ci sembra troppo banale esprimerci con un linguaggio comprensibile per tutti.
Il mondo degli intellettuali italiani è affetto da un vizio che parte da lontano. Guai se tutti capiscono, perché significherebbe che non si è in possesso di una cultura di livello superiore.
Fino a pochi decenni fa chi si dava un po’ di arie faceva un sacco di citazioni in latino, escludendo quindi chi non aveva studiato. Peggio per lui, che andasse a zappare la terra!
Oggi chi ama non farsi capire usa spesso espressioni inglesi, anche se talvolta a sproposito e magari pronunciandole in modo così sbagliato da non essere compreso neppure da uno straniero di lingua madre inglese.
La politica non è esente da questa diffusissima e pessima abitudine, che si è ramificata persino nei titoli di varie norme legislative, rendendoci ridicoli.
C’è voluto Draghi per dare una svolta, con un esempio personale che accogliamo con piena soddisfazione.
Ne è felicissimo, in particolare, il professor Francesco Sabatini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca, che alla domenica mattina tiene alla Tv da anni su Rai Uno una rubrica di grande successo: “Pronto soccorso linguistico”.
A tale proposito è anche il caso di ricordare che siamo nell’anno in cui si commemora il settecentenario della morte di Dante Alighieri, considerato il padre della lingua italiana; e mettere in rilievo che proprio in una recente trasmissione di “Pronto soccorso linguistico” è stato citato un Comune siciliano che ha lanciato la singolare iniziativa di concedere una singolare “Carta di dantità” a chi ne è meritevole, a partire dallo stesso professor Sabatini e dai due conduttori di Rai Uno mattina, in quanto difensori della nostra lingua.
Tutto ciò mi ha stimolato a lanciare con orgoglio una proposta ai giornalisti sportivi italiani, rivolgendomi al direttore Massimo Rosa e alla redazione di Panathlon Distretto Italia: impegnarci ad utilizzare l’italiano ovunque sia possibile. E tenere una sorta di “Elenco” di chi si impegna volontariamente in tal senso. La proposta, se avrà successo, potrà essere poi estesa a tutti i giornalisti.
La proposta è molto apprezzata dal Prof. Rodolfo Signorini, Presidente del Comitato mantovano della Società Dante Alighieri, che nel prossimo settembre terrà una relazione nell’ambito di un convegno organizzato dall’Accademia Nazionale Virgiliana per le celebrazioni dei settecento anni dalla morte di Dante.
Virgilio, il massimo poeta latino, è proprio il maestro di Dante, il massimo poeta della lingua italiana.
E’ tutto concatenato …
P.S. Non posso non essere d’accordo pensando che l’italiano sia soppiantato dall’inglese ben 6.537 volte (Fonte attivisti.italomania), uno scippo alla lingua di Dante. Trovo lo si possa usare tra addetti ai lavori, ma non, come avviene in Italia, a livello istituzionale come se tutti parlassero l’idioma di Shakespeare, mentre qualcuno, sperso tra i monti, firma ancora con la croce. Naturalmente non ne facciamo una questione di puro sciovinismo alla francese, che al Rolland Garros ha messo fuori legge la lingua di S.M- Elisabetta II, dimenticando che il tennis è nato ed è stato codificato, guarda caso, aldilà della Manica, ma per una questione di rispetto al nostro patrimonio linguistico. Massimo Rosa/Direttore