Di Alberto Capilupi – Redazione Gianni Brera Università di Verona – Area 1 Veneto-Trentino/AA
Nel tennis si vedono sempre più bombaroli. E si gioca sempre meno a rete.
Ma non c’è un unico modo per vincere. In realtà, non c’è mai stato in questo sport. Due cose sono certe.
La prima è che, se non sei bravissimo a difenderti, non vinci. E non vinci anche se sei capace di scagliare proiettili a pochi centimetri dalla riga di fondo campo e persino negli angoli.
La seconda è che rischi di perdere se non riesci a dominare l’incubo della paura di vincere, che è quell’insopprimibile ansia che ti fa tremare e persino quasi paralizzare se sei convinto che l’avversario continui ad esserti superiore anche se stai per superarlo. In quelle condizioni stai giocando contro due avversari, uno dei quali è un fantasma costruito dalla tua psiche.
E’ quello che è successo a Madrid a Berrettini, quando si è trovato in vantaggio per 5-0 nella prima partita della finale con Zverev, dopo essersi conquistato tre mini break di vantaggio che però ha sperperato incredibilmente con tentativi assurdi, anche se poi è riuscito a portare a casa il primo set. Ma, anche se ha conquistato la prima frazione dell’incontro, ha smarrito la sicurezza iniziale, gettando al vento due giochi decisivi in ognuno dei due set successivi in cui era al servizio e perdendo quindi l’incontro.
La tremenda paura di vincere pare che passi definitivamente nei confronti dell’altro se si riesce a batterlo almeno una volta.
E’ la stessa ansia che, a favore invece di Berrettini, aveva bloccato precedentemente nella finale di Belgrado l’astro nascente Karatsev, russo ventisettenne sconosciuto fino all’anno scorso, entrato di prepotenza nei primi 30 del mondo in soli tre mesi grazie ad un gioco estremamente aggressivo e preciso da fondo campo. Nel tie break del terzo set Karatsev si è infatti bloccato completamente, perdendo per 7-0 una partita che fino all’ultimo game sembrava potesse vincere.
Nella finale femminile pareva che potesse correre lo stesso rischio contro la Barty la bombarola bielorussa Sabalenka, che dopo aver annichilito la n. 1 del mondo con un impietoso 6-0 nel primo set, nel secondo ha perso anche lei sicurezza e precisione (come era successo a Belgrado a Karatsev), che però le ha recuperato nel terzo e decisivo set.
Non c’entra invece la paura di vincere la sconfitta di Camila Giorgi agli Internazionali d’Italia contro la pallettara spagnola Sara Sorribes Tormo: più banalmente si chiama paura di perdere.