Tanti spunti e riflessioni sono emersi nel corso dell’incontro dedicato a come le Associazioni Sportive hanno affrontato la pandemia.
In sintesi vogliamo riportare i principali contenuti degli interventi degli undici relatori della serata:
PROF.BRUNO ANZILE
Il responsabile tecnico del Liceo Bachmann di Tarvisio ha riferito come gli studenti del liceo sportivo siano tornati in presenza negli ultimi mesi. Grandi difficoltà si erano dovute affrontare la primavera del 2020 con il primo lockdown, scattato il 6 marzo e con tutti i ragazzi a casa dal 9. Bisognava subito trovare delle soluzioni e agli studenti sono state inviate via mail delle slide per consentire loro di lavorare sulla preparazione fisica. Essendo abituati a lavorare in presenza non era semplice fare eseguire loro le attività senza gli attrezzi e in certi casi anche in mancanza di spazio a loro disposizione. Inoltre non era presente l’occhio vigile dell’allenatore che non aveva la possibilità di intervenire e correggere. Era quindi necessario inventarsi delle esercitazioni efficaci per ognuno in maniera diversa e pensare a come fare il controllo. Quali strategie quindi mettere in atto? Si è così escogitato di inviare loro programmi individualizzati di allenamento e pianificare degli incontri in video collegamento per poter vedere e correggere. Il problema più grosso era però quello di misurare la frequenza cardiaca prima e dopo ogni esercitazione, con lo scopo di avere un minimo di valore fisiologico sull’intensità del lavoro svolto. Quindi in modo molto semplice si faceva misure agli studenti la loro frequenza cardiaca dopo le serie di sforzo, misurando con le dita al polso o al collo i loro battiti cardiaci. Modo semplice e banale che si è però rivelato più efficace anche dei cardiofrequenzimetri, rivelatisi meno affidabili. Venivano compilate anche delle schede dopo ogni esercitazione con le performance riportate. Inizialmente le sedute svolte erano quattro settimanali per poi passare alle normali sei sedute di programma. In conclusione grazie agli accorgimenti messi in atto, durante la chiusura a casa è stato sviluppato tutto il lavoro previsto nonostante le difficoltà di spazio e strumenti limitati da parte dei ragazzi.
GIORGIO BRANDOLIN
Le misure adottate dal Coni con il sopraggiungere della pandemia sono state determinate in primis dai DPCM e dai Decreti Emergenza più volte rinnovati. Inizialmente si è dovuto chiudere tutto. In aprile e maggio 2020 si è parzialmente riaperto, prima con gli sport individuali e poi con gli altri. Nella nostra regione il primo sport a riaprire è stato il tennis. In ottobre a causa dei molti contagi e dei tanti decessi dopo che si era praticamente riaperto quasi tutto, si è deciso con nuovi DPCM che l’attività sportiva era consentita solo agli atleti di livello e interesse nazionale. Con questo escamotage tutte le Federazioni hanno dichiarato che erano presenti nelle loro realtà tesserati di interesse nazionale, bambini compresi, riaprendo praticamente tutte le discipline individuali. Gli sport di squadra sono ripartiti a gennaio, mentre il calcio giovanile è ancora fermo. Gran parte dell’attività e quindi ripresa. Per gli sport di squadra invece sono stati concessi, rispettando dei rigidi protocolli, solo gli allenamenti. Brandolin ha dichiarato anche che lui avrebbe chiuso tutto, in quanto non è a suo avviso possibile che i giovani non vadano a scuola la mattina e possano invece andare nel pomeriggio a fare attività sportiva. Le palestre dove i ragazzi fanno attività sono aperte e il Coni, grazie al finanziamento della Regione, da i contributi per la sanificazione. Al momento il Coni ha distribuito a circa 250 Società Sportive 1,5mln di Euro e entro l’anno elargirà tutti i quattro mln stanziati dalla Regione. Si auspica che questi soldi siano investiti per l’acquisto di macchinari di pulizia e sanificazione che serviranno anche sicuramente nel post-pandemia. Il Presidente del Coni FVG ha anche informato come a livello nazionale siano stati erogati a pioggia contributi a tutte le società. Soldi dati da Sport e Salute a collaboratori sportivi senza rispettare in alcun modo le professionalità. In totale a livello nazionale sono stati erogati per lo sport 400mln di euro, cifra molto bassa rispetto ad altri Stati.
PROF.CLAUDIA KRAXNER
La project manager dell’Assessorato allo sport della Carinzia ha riferito come allo scoppio della pandemia la situazione in Austria fosse molto simile a quella italiana. Il Governo austriaco ha concesso l’attività agli atleti di livello agonistico e di interesse nazionale e internazionale (anche bambini di otto, nove anni). Bisognava ovviamente rispettare i protocolli, fatti osservare da persone dedicate. Le Associazioni Sportive sono state supportate con denaro proveniente da un Fondo creato dalla Federazione e quelle che non ne hanno potuto beneficiare, sono state indennizzate dalla Regione Carinzia. Sono stati di conseguenza erogati 500mnl di euro, sicuramente una cifra considerevole in rapporto al numero di abitanti dell’Austria. Sono stati stanziati nel frattempo anche dei fondi per il mantenimento, la ristrutturazione e la creazione di nuove infrastrutture sportive e per rimettere in pratica lo sport di massa.
DAVID MODRUSAN
Il Presidente del Club Calcio Rovigno e della Comunità degli italiani “Pino Budicin” si è detto molto fortunato in quanto in Istria e in particolare a Rovigno gli effetti della pandemia sono stati molto limitati. Le attività sono state interrotte da marzo a maggio del 2020. Le drammatiche notizie provenienti dall’Italia non lasciavano presagire niente di buono. A metà giugno è ripresa l’attività sportiva con le dovute precauzioni e il rispetto delle disposizioni anti-contagio. Non si usavano più gli spogliatoi ma tutti i campionati di calcio in Croazia si sono svolti regolarmente. E’ stata creata la figura del Covid-manager che deve far rispettare le disposizioni ed eseguire controlli rigorosi. A novembre visto l’alto numero di contagi la sua società ha richiesto la chiusura dei campionati e non si è più presentata alle gare, subendo però delle penalizzazioni in classifica. Anche lui ritiene che se i giovani non frequentano la scuola, tantomeno debbano praticare l’attività sportiva. Al momento attuale in Croazia i contagi sono in aumento ma nel calcio sembra tutto normale. Ci sono enormi problemi nell’andare a giocare nelle regioni montane dove i contagi sono tantissimi e la Federazione fa finta di niente. Genitori, allenatori e dirigenti sono molto preoccupati. La società di Rovigno in ogni caso è stata molto fortunata nel poter disporre di un centro sportivo con quattro campi di allenamento e in questo modo si sono evitati gli assembramenti e mantenuto i gruppi distanziati. Inoltre c’è stato addirittura un incremento di praticanti nelle fasce dei più giovani e questo è stato molto importante in un momento così difficile.
DANIELE MOLMENTI
L’ex canoista campione olimpionico a Londra 2012 e attuale Direttore Tecnico della Federazione Italiana Canoa e Kayak, ha ammesso che il suo sport per le sue caratteristiche sia stato in una situazione di vantaggio rispetto alle altre discipline. L’attività attualmente si svolge solo su imbarcazioni singole e in out-door. Inizialmente in ogni caso regnava un grande caos e bisognava capire chi poteva uscire per praticare l’attività. I canoisti possono essere in ogni fiume e uscire da soli, anche se per problemi di sicurezza è meglio non farlo. Si creavano situazioni anche simpatiche dove uno partiva da una riva che si trovava in un comune e arrivava dall’altra parte in altro comune e veniva rispedito indietro. Si doveva distinguere l’attività agonistica da quella amatoriale e si è cercato di usare il buon senso e interpretare le norme. I gruppi militari non hanno avuto problemi particolari, in quanto per loro prendere la canoa in spalla e andare in acqua non era considerato sport ma lavoro e quindi assolutamente consentito. La Federazione Canoa, a differenza di altre, non ha voluto in ogni caso approfittare della qualifica di atleta di interesse nazionale, riservando questa caratteristica a soli venti dei suoi atleti. Anche i tesseramenti agonistici che consentivano l’attività sono stati limitati e non è voluto creare tesseramenti fasulli.
FREDI RADOJKOVIC
L’ex allenatore della nazionale italiana e della Pallamano Trieste ha dovuto a causa della pandemia abbandonare l’attività di coach della squadra di Isola che partecipava alla massima serie del campionato sloveno. Il campionato era stato interrotto a marzo del 2020. Le competizioni erano riprese a giugno fra mille difficoltà. C’è stata una drastica diminuzione degli incassi e gli sponsor sono spariti. In prima squadra sono rimasti praticamente solo i giovani con l’obiettivo della salvezza. A ottobre c’è stato un secondo stop dovuto ai molti contagi e sei atleti si sono contagiati e messi in quarantena. Gli allenamenti sono proseguiti a distanza con enormi difficoltà e quando si è ripreso non c’era più un’equità competitiva. Giocavi con squadre che non si erano mai fermate e il campionato è diventato irregolare. L’Isola ha patito come non mai per i numerosissimi infortuni, dovendo giocare senza preparazione. A gennaio altri contagi, sono cambiati i protocolli e c’è stato un caos totale. Radojkovic è stato costretto a dimettersi in quanto si sentiva un “sole spento” e non riusciva più a trasmettere energia al gruppo. La pallamano slovena con la pandemia ha perso più di una generazione. La Federazione ha cercato di correre ai ripari mettendo a disposizione dei giovani degli allenatori che li tenessero occupati e colmassero le lacune causate dagli stop. Solo in futuro si potrà capire quanti ne sono rimasti e quanti invece ne sono stati irrimediabilmente persi.
HEIMO SENGER
Il Presidente dello Ski Klub Arnoldstein ha parlato della sua realtà che conta ben 800 soci che praticano lo sci alpino e lo sci alpinismo. Le attività nel 2019-2020 si sono svolte regolarmente in quanto lo stop causato dalla pandemia è sopraggiunto a fine stagione. In estate tutto è filato liscio e le difficoltà sono sopraggiunte nel 2020-2021. Le attività sociali sono state cancellate e si sono disputate solo le gare internazionali e i campionati di sci della Carinzia per fasce di età comprese fra i 14 e i 16 anni. Lo svolgimento è stato garantito solo dal rispetto di rigide regole anti-Covid. La tanta neve caduta ha consentito la piena apertura degli impianti e i residenti hanno potuto sempre sciare regolarmente. La vita di club non si è potuta svolgere e i corsi per principianti sono stati chiusi. In ogni caso nonostante le difficoltà si è perso solo il 10% dei soci.
MANUEL VLACICH
Il DS della SVOC, storica società velica di Monfalcone che conta 900 soci, ha spiegato come si sono dovuti ingegnare per superare i problemi causati dalla pandemia. Si è passati dall’analogico del mare, del vento e della salsedine, al digitale dei Webinar. Incontri con atleti professionisti che trattavano argomenti tecnici con gli atleti delle giovanili e organizzati principalmente per tenere i contatti con i ragazzi chiusi nelle loro case. C’è stata poi la particolare esperienza della regata virtuale, la seconda organizzata in Italia dopo quella tenutasi a Trieste nel corso di una recente edizione della Barcolana. E’ stata quindi ideata una regata virtuale con slogan” TRADIZIONE e FUTURO”. Gli atleti giovani con i loro computer hanno avvicinato anche i soci di altre generazioni ed è stato un successo inaspettato. Il numero massimo di 150 iscritti è stato raggiunto in poche ore e hanno partecipato anche soci di altre società e di paesi esteri. Quando finalmente si è potuto tornare in acqua tutti hanno voluto partecipare, pur con i protocolli previsti. La prima regata dopo la chiusura è stata trasmessa su You Tube, su Instagram e su Facebook ed è stato un clamoroso successo la registrazione. Tutti volevano rivedersi dopo aver avuto finalmente la possibilità di uscire di casa, di poter gareggiare, di stare all’aperto e di poter socializzare.
ALESSANDRO ZUTTION
Il Responsabile della Scuola Calcio Elite Pordenone ha illustrato come si è dovuto riorganizzare una struttura sportiva, seppur professionistica. Il lockdown ha fatto diventare tutto una realtà virtuale e quindi per preservare il volume dell’attività si è messa in piedi una continua comunicazione video tra allenatori e squadre. Questo in primis per mantenere la relazione e condividere gli stati d’animo. Quando si è potuto riprendere l’attività i 400 atleti, compresi gli agonisti, hanno potuto svolgere la pratica sportiva anche grazie allo sforzo della proprietà che ha raddoppiato gli spazi a disposizione con un grosso sforzo economico. Gli istruttori sono stati formati dal punto di vista psico-pedagocico. Sono stati fatti da loro dei passi empatici, hanno dovuto coinvolgere e accogliere i giovani in maniera quasi fisica, vista anche la presenza della mascherina. C’è stata tanta dinamica di ascolto e si voluto parlare di tutto quanto stava succedendo. C’è stata una costante comunicazione tra allenatori e dirigenti, nessuno si è sentito isolato e ogni sera c’era un aggiornamento sulle difficoltà manifestate dai ragazzi. Dal punto di vista didattico si è voluto mantenere la relazione anche negli allenamenti individuali, spiegando che il miglioramento dei singoli era finalizzato al beneficio della squadra e dei miglioramenti dei gruppi dove ognuno era inserito. La scuola calcio ha come modello di apprendimento il gioco, soprattutto fino ai 13 anni di età. In periodo di pandemia gli istruttori hanno continuato ancora di più ad utilizzare il linguaggio del gioco. Un grazie particolare va a loro che si sono prodigati in questo difficilissimo periodo a far star bene i ragazzi, a farli crescere anche in questa difficile realtà e a far loro scoprire un gioco diverso a causa della pandemia.
CARLO CATTAI
Il Dirigente della Polisportiva Castelvecchio, basket in carrozzina ci ha permesso di comprendere quali siano state le particolari difficoltà sopraggiunte a causa del Covid in uno sport per disabili. L’inizio del campionato di serie B è slittato per ben tre volte, creando non pochi problemi. E’ iniziato solo a marzo 2021 in forma molto ridotta e con sole due promozioni alla massima serie. Si è dovuta creare all’interno della società la figura del Responsabile Covid con mansioni sconosciute in passato. Doveva studiare i DPCM e tutti i protocolli, controllare continuamente i giocatori e il team. Ritirare e conservare tutte le autodichiarazioni settimanali di tutti coloro che entravano in palestra. Tenere un elenco delle presenze con lo scopo di tracciare i presenti ad allenamenti e partite e i loro contatti. Tamponi settimanali validi 48 ore e quindi allenamento che si teneva il venerdì con le gare che si dovevano disputare entro la domenica. Far indossare a tutti le mascherine, controllare gli accessi e sanificare le palestre. In poche parole uno si trasformava in un vero e proprio vigile urbano. Se già il garantire l’attività con 15 atleti disabili in palestra non è semplice, ancor più lo è effettuare le trasferte. E in tempo di Covid tutto si è complicato a a causa dei distanziamenti. Se prima si andava a giocare con un furgone, si è dovuti ricorrere a due furgoni e quattro autovetture, con un inevitabile aggravio di costi. In ogni caso e come sempre nessuno ha mollato, dando l’ennesimo grande esempio a chi partica lo sport da normo-dotato. Già dopo la prima partita tutto è filato via liscio e adesso, grazie anche alle vaccinazioni a cui tutti si sono sottoposti, la situazione sta notevolmente migliorando.
VINCENZO MORGANTE
Il professor Morgante, già relatore della prima tavola rotonda sulla scuola, è voluto intervenire anche nel secondo incontro proprio per parlare anche lui delle esperienze con i disabili nella sua società sportiva, l’Arcobaleno Polisportiva di San Vito. Morgante segue atleti con disabilità intellettiva che praticano cinque discipline fra cui il tennis, il tennis in carrozzina e lo sciodauro per non vedenti. A maggio 2020 al rientro dopo il lockdown, gli atleti in età compresa fra i 16 e i 25 anni hanno mostrato una grave regressione dal punto di vista motorio. Avevano perso la routine e la cadenza e riprendere gli allenamenti e l’attività non è stato per niente semplice. In estate si è potuto recuperare con lavoro specifico e frequente e nonostante le procedure e le modalità da osservare, si è riusciti ad ottenere ottimi risultati e a recuperare il terreno perduto. Questo a dimostrazione che la routine per questi atleti in particolare è fondamentale per un loro benessere fisico e mentale.
In chiusura dell’evento è intervenuto il Governatore dell’Area 12 FVG, Paolo Perin. Ha voluto fare tre considerazioni. Gli incontri si sono svolti nella massima lealtà e trasparenza. Gli allenatori e gli istruttori hanno messo al centro delle questioni l’uomo e non la competizione, indicando come solo con l’unità e la voglia di vivere e collaborare assieme si possa sconfiggere la pandemia. Stasera con la seconda tavola rotonda si è chiuso un ciclo ma si apre subito un nuovo capitolo. Ha voluto sottolineare come Maurizio Tremul dopo il webinar dedicato all’alimentazione, abbia voluto con insistenza proseguire nell’esperienza di lavoro comune. E’ stato lui l’artefice principale dell’iniziativa. C’è stata poi la provocazione degli amici austriaci che hanno suggerito con forza di riprendere l’esperienza dell’Alpe Adria. Perin ha concluso affermando che tutti assieme vogliamo adesso aprire una nuova fase. Assieme anche al Coni, alle Associazioni Sportive e alle scuole. Il tutto sotto l’egida del Panathlon che è sempre a disposizione del mondo dello sport.
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ANDREA CECCOTTI
Responsabile Comunicazione Area12