Qui Milano – Giorgio Ambrogi – Area 2 Lombardia
Raccontare un evento sportivo in diretta è sempre stato il sogno di molti bambini. Riuscire a farlo, un tempo, era un traguardo difficile da raggiungere, mentre oggi lo è un po’ meno. Questo grazie al proliferare dei mezzi di informazione e al web, infatti, aumentano le possibilità di cimentarsi con questo modo di raccontare lo sport. Quello che non cambia, però, è la grande differenza che c’è tra il farlo e il farlo bene.
Fare una telecronaca presuppone un talento naturale e molto lavoro. Riuscire a raccontare a chi è a casa quello che sta succedendo sotto i nostri occhi è una vera e propria impresa che presuppone un grande impegno sia individuale sia squadra.
Partiamo dal livello individuale. Per poter fare bene una telecronaca serve di base una grande padronanza sia di ciò di cui si sta parlando sia della lingua italiana. Due ingredienti fondamentali che non è così scontato trovare nella stessa persona e che, però, da soli non bastano. Vanno conditi con un talento particolare, vale a dire la naturale capacità di essere chiari, semplici e diretti nell’esprimersi. Doti con cui si nasce, ma su cui occorre sempre lavorare per renderli un mix perfetto.
Tra il lavoro da fare, naturalmente, c’è anche quello necessario per poter garantire la piena efficienza degli strumenti principali che si utilizzano. Vale a dire la voce e il fiato, o più precisamente la respirazione. La prima è il bene più prezioso che un telecronista possegga e occorre preservarla in ogni modo, mentre per la seconda occorre allenare con continuità quello che il nostro corpo fa abitualmente. Basta provare a fare una breve telecronaca, quella dei 100 metri di atletica leggera, per esempio, per rendersi conto che il fiato rischia di finire prima della gara e delle parole se non ci si prepara alla competizione esattamente come gli atleti in pista.
Posto che tutte le caratteristiche di cui abbiamo parlato siano presenti va aggiunto che per una telecronaca perfetta non bisogna mai smettere di studiare. Occorre tenersi aggiornati informandosi con continuità e precisione. In aiuto dei telecronisti e delle cosiddette “spalle tecniche” arrivano, poi, alcuni volenterosi che si occupano di raccogliere e registrare tutte le statistiche e le curiosità legate allo specifico evento. Tanto da creare dei dossier che vengono forniti ai telecronisti che trovano dati preziosi per poter arricchire i propri racconti.
Ok, tutto belle e interessante, direte voi. Ma concretamente, come si fa una telecronaca? Giusto! Partiamo da una distinzione: telecronaca da tubo o telecronaca onsite. Una distinzione che, nella grande maggioranza dei casi, dipende dal budget di spesa di chi manda in onda l’evento. La prima è quella che viene fatta da una cabina di commento in un qualsiasi palazzo in qualsiasi località nel mondo. In questo caso il telecronista, proprio come lo spettatore da casa, vede le immagini che il regista decide di fargli vedere. I suoi strumenti di lavoro sono uno schermo, una cuffia con microfono e un mixer audio con cui può sentire gli effetti che arrivano dal campo e, schiacciando uno speciale bottone, può parlare con l’emissione. Vale a dire la struttura che manda in onda i programmi, registrati o in diretta che siano.
Diverso e molto più complicato il sistema di telecronaca onsite. In genere nella tribuna stampa (talvolta in cabine costruite appositamente) viene posizionata la postazione di commento che può essere singola o doppia in base agli eventi e alle scelte editoriali. Dal punto di vista tecnico, la postazione non si differenzia molto da quella del commento fatto da tubo con uno schermo (usato solitamente solo per i replay), una cuffia con microfono e un mixer per comunicare con il produttore.
Questa figura professionale è quella che coordina i flussi tra il telecronista e l’eventuale inviato a bordo campo oltre a quelli tra l’emissione (di cui abbiamo parlato prima) e la trasmissione in diretta. Per la TV che produce le riprese dell’evento, il produttore è seduto direttamente nel camion regia, mentre negli altri casi si trova in sede e gestisce il lavoro da remoto. Al fianco della postazione di commento, poi, c’è sempre un tecnico pronto a risolvere qualsiasi problema si presenti. Poiché le postazioni di commento possono essere più di una, può succedere che ci siano più tecnici o che uno si debba occupare di diverse postazioni. Senza di lui, in caso di intoppi, non ci sarebbe telecronaca e a casa arriverebbero solo le voci e i rumori del campo. Sta poi ai telespettatori decidere che questa eventualità sarebbe una iattura o una fortuna…