” Dica 33 “
Qui Castelfranco Veneto – Dott. Piera Vettori – Area1
Per affrontare il tema di questo titolo è opportuno definire,almeno a grandi linee quello che si intende per “atleta master”:trattasi di una categoria di atleti di entrambi i generi che al di sopra dei 40 anni di età riescono comunque ad ottenere dei risultati sovrapponibili a quelli di atleti di fasce di età più giovani anche in discipline sportive ad alto impegno cardiovascolare come la marcia il ciclismo lo sci di fondo etc.Nelle ultime decadi si è assistito ad un “boom” di atleti master -e per varie ragioni:sia perché c’è maggior consapevolezza dei benefici dell’esercizio fisico,sia perché molti atleti top level hanno una longevità sportiva prolungata rispetto al passato ed anche perché dal punto di vista epidemiologo la percentuale di soggetti ad esempio over 65 è elevata (non è un mistero che la popolazione italiana sia una popolazione “vecchia” e con una lunga vita media )ed andrà ad aumentare .
In parallelo con l’andare dell’età i processi biologici di invecchiamento interessano molti aspetti:si riducono agilità, prontezza di riflessi ,equilibrio e capacità di coordinazione e di concentrazione; si riducono massa muscolare e velocità di contrazione con una risultante di ridotta prestazione muscolare.Anche a livello dell’apparato cardiovascolare si osservano molti cambiamenti (inferiore capacità di portata cardiaca,riduzione della frequenza cardiaca a riposo e da sforzo,aumento della pressione e molto altro) la cui risultante finale è una ridotta prestazione cardiovascolare.L’allenamento non cancella questi fenomeni involutivi ma sicuramente li attenua come dimostrato da molti studi già degli anni 90 .
E non è da oggi che l’esercizio fisico viene considerato come un “farmaco “nelle linee guida internazionali della terapia di ipertensione diabete obesità cardiopatia coronarica ictus e cosi via.
Effetti quindi prevalentemente favorevoli dell’esercizio fisico sull’apparato cardiovascolare …..ma è sempre così ?
Putroppo no :qualche volta -rara- abbiamo assistito alla morte improvvisa sui campi di gara perché il rischio che il gesto sportivo possa slatentizzare una patologia cardiaca occulta o poco manifesta c’è !
Come si può ridurre questo rischio ? con lo screening cardiovascolare preventivo,in Italia obbligatorio dal 1982 ,che prevede la visita, l’ECG, la storia clinica familiare personale e sportiva ed eventuali accertamenti supplementari se del caso.Lo scopo è quello di identificare eventuali patologie presenti od acculte per allontanare dall’agonismo i soggetti a maggior rischio e per prescrivere ove possibile un training sicuro ed efficace.
Una particolare difficoltà di inquadramento clinico adeguato qualche volta la si incontra proprio con gli atleti master perché in loro si vanno a sovrapporre a quelli che sono gli effetti dell’adattamento all’esercizio praticato per anni (il cosidetto “cuore d’atleta”) i cambiamenti legati all’età e alle eventuali patologie che nel frattempo possono essere comparse(ipertensione ad esempio).Inoltre gli atleti master hanno spesso dei sintomi sfumati,diversi dai sintomi “classici”e molto spesso soffrono di quella che chiamiamo Sindrome di Highlander che li porta a minimizzare e anche a nascondere fino talvolta a negare eventuali sintomi.
Soprattutto per i master – oltre che per tutti- il messaggio è che l’esercizio fisico regolare è raccomandato mentre è fortemente sconsigliato l’esercizio sporadico ed intenso perché molto rischioso.
E per chi sfortunatamente ha incontrato il covid 19 sulla sua strada?
I più fortunati hanno avuto davvero una banale influenza; i più sfortunati conseguenze polmonari e neurologiche di varia complessità con conseguenze qualche volta drammatiche.
Dagli studi a disposizione (Università di Oxford agosto 2020 ed altri ) risulta che ci sono stati dei casi rari di miocardite e di pericardite ,diagnosticate con la risonanza magnetica cardiaca seguiti da guarigione dopo un periodo di adeguato riposo. Ci vuole riposo,variabile da caso a caso, perché l’astenia scompaia e perché ritorni la performance di prima che consenta il desiderato ritorno ai campi di gara .
Gli effetti dello stop dipendono da tanti fattori :dall’età (un conto è considerare un master di 41 aa ed altro un master over 60 )dal punto di partenza (atleta o ex atleta top level ed atleta meno performante ),dalla durata dello stop…..
Per tutti si segnala un aumento della frequenza cardiaca a riposo e da sforzo,un aumento di peso e della massa grassa, della circonferenza addominale,aumento del colesterolo oltre a disturbi della regolazione del sonno e del tono dell’umore.
Che fare per la ripresa ? ancora una volta dipende dal punto di partenza ,dall’età e dalla durata dello stop:per tutti i consigli sono di riprendere con gradualità , con esercizi anche a domicilio se non è possibile altro (scale ,salto con la corda pilates e yoga )ed esercizio aerobico (20-60 min da 2 a 5 gg alla settimana ) intervallati da 20-30 minuti di esercizi di forza muscolare ; il tutto per qualche settimana e poi in crescendo ….peraltro l’atleta conosce queste metodiche di allenamento per averle fatte proprie e praticate da molti anni.
Il covid 19 è una prova difficile per tutti ,anche per gli atleti master che devono fare attenzione a valorizzare eventuali sintomi nuovi.
La sindrome di Highlander è diffusa anche tra i panathleti ma è pericolosa ! e così come per fare un esempio, la maratona non è per tutti -ci vuole fisico!!- ..ci vuole l’intelligenza anche per tutti gli altri tipi di sport di accettare gli effetti dell’aging sperando che sia il più fisiologico possibile !