Qui Ozieri – Diego Satta – Area13
La presenza attiva del Deposito Stalloni, istituito ad Ozieri nel 1874, fu senz’altro la “chance” più adatta perché, dopo tanti proclami, si aprisse finalmente il primo ippodromo ufficiale in Sardegna. L’attività allevatoria, grazie ai programmi e agli incentivi del Deposito, consentiva ogni anno la vendita di parecchie centinaia di puledri all’Esercito, remunerando così la passione e l’impegno degli allevatori, soprattutto di Ozieri e dintorni.
Ma nell’ottobre 1920 il Capitano Bruno Vanzi, nuovo Direttore del Deposito, chiese alla Società del cavallo Italiano il finanziamento per organizzare il Primo Derby sardo di galoppo allo scopo di testare i puledri nella corsa per valutarne le caratteristiche atletiche e selezionare la razza individuando i futuri riproduttori fra i migliori galoppatori, sia maschi che femmine. In tal modo si voleva anche abbandonare l’antica consuetudine delle corse a Palio per regolamentare e indirizzare le corse verso un preciso obiettivo. La risposta arrivò all’inizio del 1921 e il Cap. Vanzi ne fece subito dare annuncio sulla stampa affinché tutti gli interessati iniziassero a preparare i loro soggetti. L’ubicazione della pista fu scelta durante una delle frequenti escursioni a cavallo che effettuava nel “campo di Ozieri” insieme a Francesco Amalfi, esperto cavaliere di equitazione e di corse amatoriali, il quale, a un certo punto, esclamò: “Che bell’ippodromo si potrebbe allestire in questa piana …”. Il munifico Cav. Luigi Comida, “printzipale” ed esponente di una famiglia che possedeva centinaia di ettari nel “campo di Ozieri”, mise volentieri a disposizione i terreni di famiglia, sui quali ancora oggi insiste l’impianto ippico. Il volitivo capitano Vanzi assistito dal geometra Giuseppe Angeletti e da una serie di collaboratori, fra i quali l’amico Nino Costi che assunse il ruolo di segretario, coinvolse il Direttore di Foresta Burgos per avere le filagne per gli steccati e il collega Simone Carta, consegnatario del magazzino-deposito del 46° Fanteria, per ottenere delle “vecchie assicelle da letto con le quali furono costruite le prime economiche e rudimentali tribune”. Per felice coincidenza avveniva che, proprio in quei giorni, sarebbe stato in visita in Sardegna, Sua Maestà il re Vittorio Emanuele III per cui si riuscì a concordare la sua presenza a Ozieri in quel giorno e la partecipazione al grande evento.
Il giorno 27 maggio 1921, il treno reale fece sosta a qualche centinaio di metri dall’ingresso alla “Tanca mandra ‘e puddedros” (felice coincidenza del nome …) trasformata in pista da corsa e salì sul palco appositamente allestito. La stampa dell’epoca riempì le prime pagine descrivendo l’eccezionale avvenimento al quale parteciparono non meno di diecimila persone convenute da Ozieri in auto, a cavallo, a piedi o col trenino a scartamento ridotto delle ferrovie complementari. Ma anche dai paesi vicini sempre a piedi, a cavallo o col carro a buoi e, soprattutto, da Cagliari, Sassari, Oristano e dalle località servite dalla ferrovia , con treni speciali colmi all’inverosimile di entusiastiche comitive. Il Ministro dell’Agricoltura Micheli pronunciò un discorso pieno di elogi agli organizzatori e di auspici per i futuri risvolti economici che sarebbero derivati dal miglioramento delle razze equine. Concluse il suo discorso “nel nome augusto del re” dichiarando “inaugurato l’ippodromo di Chilivani e aperta la prima riunione di corse in Sardegna”. Dopodiché si tuffò nel prato e nella vicina pineta ad assaggiare ogni ben di Dio, dai fornitissimi cestini di una marea di spettatori intenti a fare pic-nic. Le corse furono uno spettacolo avvincente e appassionante e, per quanto riguarda la corsa principale, una felice coincidenza volle che a iscrivere per primo il suo nome nell’Albo d’oro del Derby sardo, fosse proprio il Cav. Luigi Comida con la sua cavalla Cerva de Ozieri, montata dal tenente Giovanni Baroncelli, ufficiale dell’Esercito, rampollo di una nobile famiglia ozierese. Avevano preso parte alla corsa 15 cavalli provenienti da vari paesi come Bonorva, Bortigali, Nughedu, Usini ecc. dai nomi strani come Carristerzu, Chizzoneri, Cuntierradu de Bonorva che giunse al secondo posto, davanti a Carrile de Bortigali e Dir. Il re fece dono a Luigi Comida di un bellissimo orologio d’oro da tasca e si racconta che alla stazione di Chilivani, infastidito dall’essere stato snobbato dai tanti personaggi dell’alta società venuti da Roma e dintorni, offrì da bere a tutti i passeggeri in attesa di salire sui treni per tornare a casa … L’avvenimento del primo Derby sardo divenne un grande veicolo promozionale e negli anni successivi stimolò la preparazione e la presentazione di nuovi puledri. Alla seconda edizione già era in funzione il totalizzatore e vi parteciparono 26 cavalli, alcuni dei quali di proprietari ozieresi fra i quali il Nob. Giovanni Baroncelli vinse la corsa con la cavalla Eleonora d’Arborea. Alla terza edizione si iscrissero addirittura 34 puledri e fu Areoplano a vincere per i colori di Baingio Catta di Laerru. In seguito, le giornate di corse furono incrementate e la riunione di primavera si concludeva a fine maggio con il Derby, mentre in autunno si correva il Premio reale. Si costituì perciò la SAIC (Società anonima ippodromo Chilivani) che si impegnò nell’organizzazione ma che, dopo qualche anno, impossibilitata a reggere il mutuo contratto per l’acquisto del terreno dalla famiglia Comida, lo cedette al Deposito Stalloni che comunque le affidò la gestione. Le corse al galoppo diventarono il più importante appuntamento della primavera e nelle famiglie-bene di Ozieri questo era atteso e desiderato dalle signore e giovani signorine per sfoggiare le toilette alla moda.
Le foto d’epoca ci mostrano l’eleganza e la grazia delle signore, rigorosamente in cappello, a confronto con quella delle signore dell’alta società di Sassari e Cagliari che, pure, frequentavano l’ippodromo al seguito di ufficiali militari, dirigenti, funzionari o allevatori e proprietari dei cavalli più quotati. La gara di eleganza aveva anche l’obiettivo di meritare una citazione da parte del cronista che nei suoi articoli non mancava di compilare un nutrito elenco delle autorità e personaggi illustri, presenti alle corse. Con il primo Derby sardo iniziava l’affascinante storia del cavallo sardo galoppatore che, superata la sofferta disputa fra “arabisti” e “purosanguisti”, sarebbe diventato l’anglo arabo sardo protagonista ancora oggi delle corse a Chilivani, in Italia e all’estero. Una storia lunga cento anni, affascinante e piena di episodi agonistici, sorprese, polemiche, risultati eclatanti, vittorie e sconfitte, vissuti con passione da migliaia di protagonisti, allevatori, allenatori, fantini, tecnici e da un pubblico sempre numeroso che di generazione in generazione è diventato sempre più competeDiego Satta
Le foto
Il Cap. Bruno Vanzi, organizzatore del Primo Derby sardo;
Il ReVittorio Emanuele III si guarda intorno ascoltando il discorso del Ministro Micheli;
Eleganza e distinzione di un gruppo di frequentatori dell’Ippodromo negli anni Venti
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