O
“ OverTime “
Qui Pesaro – Angelo Spagnuolo – Area 5
Anche lui ha dovuto lottare aspramente contro il subdolo virus. Ricoverato al Civile di Brescia, in terapia subintensiva, dal letto d’ospedale ha dichiarato a marzo ai microfoni del Tg1: “questa è la mia vasca più complicata ma va passata in progressione e non bisogna mollare mai”. Nonostante gli oltre dieci chili di peso persi, le gravi difficoltà respiratorie, i primi giorni molto complicati, le sue condizioni sono andate via via migliorando e il pericolo è stato scampato. Un sospiro di sollievo per l’intera Italia sportiva che lo ha amato ma forse osannato e celebrato, anche durante la carriera, meno di quanto avrebbe meritato.
Giorgio Lamberti ha rappresentato un fondamentale spartiacque per lo sport italiano: il nuoto azzurro ha conosciuto un’epoca pre Lamberti e un’epoca post Lamberti.
La fase successiva al suo ritiro dalla scena agonistica la conosciamo un po’ tutti. E’ quella dei grandi trionfi italiani: dopo di lui ci sono stati i meravigliosi successi olimpici a Sydney 2000 di Massimiliano Rosolino nei 200 misti e di Domenico Fioravanti nei 100 e nei 200 metri rana, con quelle sue rabbiose e liberatorie urla di gioia finali, rimaste nella memoria collettiva a consacrare successi probabilmente inattesi e costruiti passo dopo passo, vasca dopo vasca, insieme ad Alberto Castagnetti, tecnico anche di Lamberti e di tanti altri campioni italiani. Ci sono stati poi gli ori di Federica Pellegrini a Pechino 2008 nei “suoi” 200 stile libero e di Gregorio Paltrinieri nei 1500 metri stile libero di Rio 2016, altri podi olimpici tra cui quelli di Alessia Filippi negli 800 metri stile libero a Pechino 2008 e Filippo Magnini, socio onorario del Panathlon Club di Pesaro, nella staffetta 4×200 ad Atene 2004. Il tutto accompagnato e impreziosito da una serie cospicua di allori europei e dagli ori mondiali di Massimiliano Rosolino, Alessio Boggiatto, Filippo Magnini, Federica Pellegrini, Alessia Filippi, Gabriele Detti, Gregorio Paltrinieri, Simona Quadarella.
Prima di Lamberti però, è sempre bene ricordarlo, lo scenario era molto differente e soprattutto molto meno entusiasmante per la nostra Nazionale di nuoto. Nel Paese di santi, poeti e navigatori, con circa 7.500 km di coste a disposizione, in cui fin dai primi del ‘900 si organizzavano pionieristiche competizioni amatoriali di nuoto nei lidi e all’interno dei porti di tantissime città, pochissime erano state le soddisfazioni sportive raccolte a livello internazionale da nostri atleti in questo sport, caratterizzato da un alto tasso di competitività globale. Eccezion fatta naturalmente per il successo mondiale e le medaglie olimpiche dell’immensa Novella Calligaris, campionessa di sport, stile ed eleganza, oggi competente e garbata giornalista di cui apprezziamo i servizi che confeziona per Rainews24.
A raccogliere successi, a battere primati erano gli altri, con gli atleti anglosassoni, nord europei e tedeschi a farla tradizionalmente da padroni. Fin quando è arrivato a stupire il mondo lui, Giorgio Lamberti, il fuoriclasse schivo e riservato, il ragazzo bresciano che a sei anni aveva cominciato a praticare il nuoto per caso, su consiglio di un medico di turno, per tonificare e irrobustire un fisico piuttosto gracile e mingherlino. Cresciuto gradualmente, senza che il tecnico dell’epoca Piero Santi forzasse mai la mano, a 16 anni, sconosciuto al grande pubblico e anche a molti addetti ai lavori, tesserato per la Leonessa Nuoto, vinse due medaglie agli Europei giovanili di Ginevra. Nel 1986 venne convocato per i Campionati Mondiali di Madrid, durante i quali accumulò utilissima esperienza e si confrontò per la pima volta con i migliori al mondo, acquistando maggiore consapevolezza nei propri mezzi, comprendendo che il gap ancora esistente poteva essere colmato in futuro, con abnegazione e sacrificio, continuando a migliorarsi.
L’anno successivo si verificò uno dei passaggi chiave della sua carriera: iniziò ad essere allenato dall’indimenticato Alberto Castagnetti, che ben presto ne diventò guida e mentore, contribuendo a plasmarlo e a farlo maturare, in piscina e nella vita. Un binomio fruttuoso e fortunato per entrambi e per tutto il nuoto italiano, visto che fino a quel momento il tecnico veronese era stato sempre ai margini del sistema, impegnato ad allenare atleti in età già matura, mentre con Lamberti aveva per la prima volta la possibilità di seguire un talento cristallino e ancora giovane. Agli Europei di Strasburgo del 1987 Giorgio dimostrò già parte del suo enorme potenziale, vincendo l’argento nei 200 metri stile libero, battuto solo dallo svedese Anders Holmertz. Un duello che, come vedremo, si ripeterà.
Nel 1988 tutto il nuoto internazionale prese definitivamente familiarità con il nome di Lamberti che centrò le migliori prestazioni mondiali dei 200 e dei 400 stile libero in vasca corta. Giunse così tra i favoriti alle Olimpiadi di Seul, dove però non riuscì a esprimersi al meglio, non qualificandosi alle finali individuali, complici problemi fisici alla spalla sinistra e probabilmente lo stress accumulato durante tutto l’anno per conciliare l’attività sportiva di così alto livello e la preparazione dell’esame di maturità. Una delusione cocente, enorme, a cui fece seguito un breve periodo sabbatico, avallato dallo stesso Castagnetti per far recuperare al ragazzo energie fisiche e mentali, stimoli e fame di vittorie.
Dopo una stagione e una preparazione condotte finalmente senza guai fisici, la consacrazione di un’intera carriera arrivò il 15 agosto 1989, con la finale dei 200 metri stile libero degli Europei di Bonn. Lamberti affrontava quella gara con una duplice motivazione: la rivalsa dopo l’amarezza olimpica e la voglia di battere un avversario, lo svedese Anders Holmertz che fino a quell’anno non era mai riuscito a sconfiggere, neppure in competizioni giovanili. Il nuotatore italiano condusse i primi 50 metri con un ritmo forsennato, lo scandinavo cercò di reagire e si fece sotto ai 100 metri, Giorgio forzò il ritmo durante la terza vasca e ai 150 metri si ritrovò con un vantaggio abissale gestito e incrementato fino in fondo. Toccata la piastra e data un’occhiata al tabellone elettronico la gioia esplose e si liberò in un urlo liberatorio, perché Lamberti si rese conto di aver non solo vinto l’oro europeo ma anche stabilito uno stratosferico record del mondo con il tempo di 1’46’’69, rimasto poi imbattuto per 10 anni, un intervallo di tempo lunghissimo nel mondo del nuoto. Era di diritto entrato nella storia, primo nuotatore italiano di sempre a far crollare una barriera mondiale.
La seconda, enorme, soddisfazione della sua breve ma intensa carriera due anni dopo a Perth, in Australia. Si presentò da favorito ai Mondiali del 1991, sebbene qualche mese prima avesse dovuto fare i conti con un atipico infortunio alla schiena, che si era procurato spingendo la macchina di un amico rimasta in panne. Nella finale dei 200, condotta magistralmente anche a livello tattico, nella prima parte di gara fece sfogare il “solito” svedese, che poi crollò nell’ultima vasca finendo fuori dal podio. Dopo una devastante accelerazione finale lo stile liberista bresciano trionfò, primo uomo italiano a conquistare un oro mondiale, lasciandosi alle spalle il tedesco Zesner, argento, e il polacco Wojdat, bronzo.
Non riuscirà poi a ripetersi a buoni livelli alle Olimpiadi di Barcellona 1992, afflitto da numerosi problemi fisici e soprattutto da un lancinante dolore alla spalla sinistra che lo accompagnava e tormentava in ogni momento e anche in ogni semplice gesto della quotidianità. Frustrato da questa situazione e intenzionato a non voler pateticamente trascinare avanti una carriera che sapeva non gli avrebbe più potuto offrire le gioie e i successi del passato, diede l’addio al nuoto nel 1993, ancora giovane, a soli 24 anni. Non riuscì mai a salire sul podio olimpico, ma ci piace pensare che un pezzetto degli ori di Fioravanti, Rosolino e degli altri campioni olimpici italiani sia anche il suo. Perché Lamberti, nominato nella Hall of Fame internazionale del nuoto, ha tracciato la strada, è stato un esempio, con le sue vittore ha infuso speranza, linfa, coraggio, consapevolezza a tutto un movimento che prima di lui aveva raccolto pochissimo.
Questo articolo di Angelo Spagnuolo, rielaborato per Panathlon Planet, è tratto dal blog di Overtime Festival, la Rassegna Nazionale del Racconto, dell’Etica e del Giornalismo Sportivo, che si svolge da dieci anni a Macerata nel mese di ottobre https://overtimefestival.it/blog-overtime/
Le foto, i video, le caricature, i ritratti, presenti su PANATHLON PLANET sono state in parte prese da Internet, e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, basterà segnalarlo alla Segreteria di redazione: segreteria.redazione@panathlondistrettoitalia.it, che provvederà immediatamente alla rimozione delle immagini utilizzate, segnalando prontamente il nome del fotografo. Si ringrazia comunque l’autore.