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-Di Francesca Tibaldi–
Intervista a Marcello Rigamonti per fare il punto sulla sua attività nel mondo dello sport per i disabili , con l’augurio che il suo prodigarsi trovi il sostegno che merita.
F. T. Marcello Rigamonti chi è, di quale sport si è occupato e quali sono stati i tuoi successi passati?
M. R. Ho iniziato la mia carriera di tecnico quando, a 21 anni, ho deciso di appendere il costume al chiodo .
Nel corso della mia carriera di allenatore di nuoto ho avuto esperienze a 360°, riguardanti tutto quanto può avvenire in piscina. Come tecnico federale di nuoto ho avuto esperienza nel nuoto di fondo, allenando Viola Valli, campionessa del mondo 2001 ; nel nuoto “classico” con Emanuele Merisi, medaglia di bronzo ai giochi olimpici di Atlanta nel 1996; nel nuoto di salvamento con Stefano Maschi, campione del mondo 201. Ho allenato la squadra più forte d’Italia per cinque anni consecutivi e ho partecipato in qualità di allenatore delle squadre nazionali a due olimpiadi , quattro mondiali e otto campionati europei. Dal 2012 sono anche allenatore para(O)limpico sia per la Fisdir che per la Finp, e il miglior risultato ottenuto è stato il campionato mondiale IPC vinto da Stefano Raimondi nel 2019. Ho anche allenato squadre di nuoto pinnato, e all’inizio degli anni 2000 ho collaborato con la FITRI e allenato per il nuoto diversi atleti di buon livello tra cui Stefano Belandi. Sono stato commentatore per Eurosport, ho collaborato, in qualità di pubblicista e consulente, con la Gazzetta dello sport e ad altre testate. Sono il co-autore di un libro di Scuola Nuoto e dal 2001 sono responsabile tecnico del Centro Federale Di Verona, in qualità di coordinatore della scuola nuoto. Ho collaborato con la Federazione Italiana Nuoto in qualità di analista nell’interpretare la tecnica di nuotata dei migliori atleti italiani. Per diversi anni ho allenato le squadre master di nuoto e di triathlon..
F. T. Come quando è avvenuto il passaggio allo sport con i disabili?
M. R. Nel 2011 ero capo allenatore alla Fondazione Bentegodi Verona e in squadra conobbi una ragazza con delle disabilità, Xenia Francesca Palazzo. Da allora è una mia Atleta, e ha già partecipato nel 2016 alle para(O)limpiadi di Rio divenendo nel 2019 vice campionessa mondiale del 400 s, e campionessa europea nel 2018. È stata un’esperienza che mi ha segnato a tal punto che, una volta conclusa la mia esperienza in quella squadra, ho investito tutte le mie risorse nel settore Para(O)limpico e, attraverso un lungo percorso, nel 2018 abbiamo finalmente fondato una squadra tutta nostra ed indipendente, della quale ne sono anche vicepresidente: il Verona Swimming Team asd di cui sono particolarmente orgoglioso.
F. T. Quali sono e quali possono essere le sinergie tra sportivi normodotati e disabili?
M. R. A Verona attuiamo quotidianamente processi di inclusione tra normodotati e disabili e, quando è possibile dal punto di vista cronometro, i nostri ragazzi si confrontano con gli atleti della Leosport, che è una delle squadre più importanti e promettenti dell’ultimo decennio. Stefano Raimondi (para(O)limpico) si allena quotidianamente con Tommaso Ceccon, campione mondiale junior e già qualificato x le prossime Olimpiadi di Tokyo. Tutti i nostri migliori atleti sono tesserati anche per la FIN, sempre con la Leosport, e gareggiano, la dove è possibile, nel circuito dei normodotati. Per quanto riguarda gli allenamenti da un punto di vista fisiologico non ci sono grandi variazioni, dobbiamo però individualizzare il lavoro a livello tecnico a seconda delle tipologie di disabilità di ogni singolo atleta.
F. T. Quali sono gli ostacoli più grandi che hai incontrato nel tuo progetto e quali sono le prospettive?
M. R. Gli ostacoli più grandi incontrati sono stati essenzialmente legati alla progettualità degli allenamenti in quanto ogni atleta rappresenta un’isola a parte. Nel mondo Para(O)limpico fisico ci sono ben 14 categorie, e quindi occorre sviluppare percorsi tecnici e percorsi di allenamento molto differenti all’interno delle stesse fasce orarie. Infatti non è per niente semplice coordinare le sedute di allenamento, e quindi necessita avere a disposizione molte corsie: questo è soprattutto molto oneroso dal punto di vista economico. Un’altra difficoltà riscontrata a Verona è una certa diffidenza da parte delle famiglie con ragazzi disabili ad entrare in gruppi riconosciuti di disabilità sportiva. A mio avviso non esiste ancora una cultura radicata sul territorio. Grandi difficoltà le abbiamo anche incontrate nel reperire gli sponsor che ci possono permettere di far fronte a spese molto più ampie rispetto a quelle del nuoto normo dotato: corsie , tecnici dedicati, spese mediche, trasferte. Come società sportiva la nostra politica è quella di dare il massimo aiuto a livello economico a tutti gli atleti che si vogliono cimentare nel nuoto, per andare incontro alle famiglie che affrontano tante spese. Fortunatamente al Centro Federale di Verona FIN abbiamo sempre avuto ottime opportunità di spazi sia in acqua che in palestra.
F. T. In che modo la comunità sportiva influisce sullo sport dei disabili, in che modo può essere utile?
M. R. Sempre attraverso dei processi di inclusione. Per fare un esempio: quest’estate la Federazione Italiana Nuoto ha permesso la partecipazione al Sette Colli, un meeting internazionale di altissimo livello, anche a tutti gli atleti più performanti della Finp. I nostri ragazzi non vedono differenze tra il nuoto normodotato e il nuoto per disabili. Seguono con molto interesse e partecipazione le competizioni dei colleghi normodotati.
F. T. Quali sono i benefici maggiori che i tuoi ragazzi possono ottenere allenandosi?
M. R. Se ben praticato lo sport può aiutare tutti i ragazzi a crescere in modo più armonico, irrobustirsi adeguatamente anche a supporto della disabilità. Ma quello che io reputo il vantaggio maggiore è a livello mentale. Il benessere di base sviluppato da una pratica sportiva costante è innegabile ed è supportato dalle ricerche scientifiche. Penso che la pratica di uno sport agonistico faccia una grande differenza nell’acquisizione e sviluppo dell’autostima, prima di tutto perché avvicina alla consapevolezza della conoscenza dei propri limiti e poi perché accresce la capacità di confrontarsi con se stessi e con gli altri. Anche la semplice esperienza di girare per le gare le regioni o altre nazioni costituisce uno stimolo di sviluppo di competenze personali molto rilevante. Il fatto di uscire di casa e di confrontarsi con il mondo esterno, sentire la soddisfazione di migliorare se stessi e ottenere i risultati, darsi degli obiettivi da raggiungere più o meno grandi, possono essere un progetto di vita importante, in generale per tutti gli atleti, e in particolare per questi con disabilità. Vorrei sottolineare che i nostri migliori si allenano 10 volte alla settimana, tanto quanto gli quelli che che si preparano per le Olimpiadi o un campionato nazionale assoluto di normodotati. Un altro esempio da portare alla vostra attenzione è il fatto che i nostri ragazzi su 365 giorni si sono fermati solamente per poco più di 40 giorni e per il resto hanno continuato ad allenarsi duramente, per cui hanno combattuto con coraggio e con impegno questa guerra comune contro il Covid 19. Quest’estate Stefano Raimondi ha addirittura stabilito un record del mondo!!
F. T. Quali sono gli obiettivi del 2021?
M. R. La mission del Verona swimming team è sempre duplice: la prima è di fare sempre più proseliti e portare sempre più giovani Veronesi a nuotare e a fare sport agonistico. La seconda è la partecipazione di tutti alle manifestazioni di carattere nazionale e internazionale. E per quattro nostri atleti l’obiettivo 2021 sono le Para(O)limpiadi di Tokyo!!
Grazie Marcello, anche per avere allenato me nel Triathlon di lunga distanza per la frazione di nuoto, e tanti auguri ai tuoi Super Atleti pronti a conquistare molte medaglie a Tokyo 2021!