-di Mirko Rimessi–
3 dicembre è la Giornata Internazionale delle persone con Disabilità
“Al fine di consentire alle persone con disabilità di partecipare su base di eguaglianza alle attività ricreative e allo sport, è necessario […] incoraggiare la messa a disposizione di mezzi di istruzione, formazione e risorse…”
(Art. 30 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità del 2007)
Durante un evento di beneficenza il campionissimo di tennis Novak Djokovic ha voluto dimostrare al mondo quanto il concetto di “disabilità” sia relativo. L’ex numero 1 del ranking mondiale ATP si è confrontato con l’oro paralimpico di Rio Dylan Alcott e, dopo aver iniziato la partita “normalmente”, si è “messo alla pari” con Alcott sedendosi come lui su una speciale sedia a rotelle realizzata per praticare para-tennis e proseguendo così la partità, ribaltando le sorti della sfida e dando una grande lezione a tutti i presenti.
Il gesto del serbo rappresenta quello che è il primo passo per capire le difficoltà di un atleta, o una persona, con disabilità motoria: mettersi sullo stesso piano. Solo in questo modo si può capire che la disabilità fisica non è una malattia ma una condizione, e solo in questo modo si può partire per regionare strategie e attività inclusive, siano queste sportive o sociali.
In questi anni ho avuto modo di provare io stesso più volte questo principio, tentando di muovermi o fare scherma in carrozzina, oppure pattinando bendato. Se si “ascolta” con attenzione il proprio corpo è incredibile la quantità di sensazioni che si provano, così come è incredibile quello che si può capire partendo da queste esperienze. E, quando ho potuto, non mi sono mai tirato indietro dal far provare anche ai miei “allievi” tutto questo, sperando che questo portasse loro a confrontarsi in maniera diversa e matura rispetto alla disabilità, sperando che questo possa portare ad una società più attenta a questi temi.