–Redazione Gianni Brera- Letteratura sportiva-
Una vita a raccontare con sapienza critica le storie e le leggende delle auto e dei piloti- Una straordinaria biblioteca personale chiamata “Happy Motoring”
di Federica Zaniboni
Il pilota del cuore è Tazio Nuvolari, e la Bugatti Royale una delle macchine più amate («ogni volta che la vedo a Mulhouse mi inginocchio»). Gianni Cancellieri, che ha compiuto da poco 86 anni, ha dedicato alle auto tutta la carriera come giornalista e storiografo. E in occasione del compleanno, festeggiato sia pure virtualmente nel pieno della pandemia, a chiunque verrebbe spontaneo domandargli come se la stia passando il mondo dell’automobile nel 2020.
«La crisi più vistosa del settore è quella che riguarda le immatricolazioni in Italia di esemplari nuovi di fabbrica», spiega. «Da gennaio a settembre di quest’anno se ne è registrata una diminuzione del 34% rispetto allo stesso periodo del 2019: un dato senza precedenti». E all’interno di un quadro tanto impressionante, è facile capire come l’emergenza sanitaria abbia influito in modo diretto su questa tendenza. «La circolazione si è ridotta drasticamente – continua il giornalista – producendo – sia pure per un tempo limitato – un unico risultato positivo: il miglioramento della qualità dell’aria». Così, in un periodo storico nel quale tutto sembra sul punto di cambiare, le ipotesi sul futuro delle macchine paiono quasi scontate. «L’economia si riprenderà, e le industrie arriveranno a produrre sempre più auto a propulsione elettrica. La previsione per il 2030 è che i modelli con motori a combustione interna arriveranno ad essere la minoranza» conclude Cancellieri.
Si tratta di previsioni, appunto, ma il giornalista mantovano, che di questo si occupa da tutta la vita, sa bene di cosa sta parlando. Nel corso della carriera, iniziata ormai più di sessant’anni fa, Gianni Cancellieri ha firmato una notevole serie di pubblicazioni, esordendo con Le leggendarie Auto Union, scritto a quattro mani con Cesare De Agostini nel 1979. «Tra i libri che portano il mio nome, questo è quello a cui sono più legato» sottolinea. «Non soltanto perché è il primo, ma soprattutto perché ai tempi colmava una lacuna storiografica notevole». Come spiega il giornalista, infatti, la Auto Union era una marca tedesca degli anni Trenta che riuscì a battere i suoi più agguerriti antagonisti grazie a una meccanica d’avanguardia fra cui spiccava l’adozione del motore montato posteriormente.
«Oggi le vetture da corsa sono tutte così, ma allora era l’unica con tale architettura» afferma. «Inoltre c’è qualcos’altro che mi inorgoglisce: aver ricostruito questa storia prima dei tedeschi». Una storia la cui importanza viene percepita ancora adesso, tanto che, qualche anno fa, Cancellieri è stato invitato a parlarne all’Università di Zwickau, in Germania. «Naturalmente mi vantai di questa priorità davanti a tutti gli studenti e i docenti che seguivano con stupefatta attenzione» racconta. «Ma alla fine non potei esimermi dal precisare che non avevo smarrito il senso delle proporzioni, e non potevo certo dimenticare che la prima edizione critica della Divina Commedia si deve a Karl Witte, un grande studioso che la pubblicò nel 1862, e che non era né di Mantova né di Milano, bensì di Lochau (Sassonia-Anhalt)».
Tra i tanti lavori di cui il giornalista può andare fiero, c’è senz’altro quello realizzato con l’enciclopedia Treccani, quando gli furono affidati il progetto e la cura del volume sugli sport motoristici. «Chiamai a collaborare i migliori colleghi di ogni parte del mondo, e penso che a quasi vent’anni di distanza possa costituire ancora un riferimento valido» sottolinea. «Non meno soddisfazione mi ha dato, dopo anni di ricerca insieme a un collega portoghese, Manuel Taboada, la ricostruzione di tutte le vittorie di tutte le Ferrari, ufficiali e private, a partire dal 1947. E alla fine del 2017 erano 3.296, molte delle quali sconosciute perfino a Maranello. Va chiarito che la vittoria di una Ferrari privata è quella ottenuta da un Signor Nessuno che in una qualunque parte del mondo acquista una vettura col cavallino rampante e arriva primo in una corsa qualsiasi purché omologata. Ma si sa, molti credono che l’automobilismo sia soltanto la Formula 1…».
Gianni Cancellieri fa parte di quella generazione che ha vissuto appieno l’arrivo e lo sviluppo del computer – «quarant’anni fa lo attendevo come l’avvento del messia» dice –, e per quanto si sia servito di internet nel corso delle ricerche per le pubblicazioni più recenti, afferma che non è stata e non è certo l’unica fonte. «Il valore di quelle informazioni, benché quantitativamente inestimabile, va preso con severo senso critico: inesattezze, errori piccoli e grandi, fraintendimenti veri e propri, traduzioni maccheroniche… Insomma, tutto va verificato a fondo, in alcuni casi facendo anche ricorso alla antica e fortunatamente mai tramontata risorsa cartacea».
A questo proposito, il giornalista mantovano custodisce un vero e proprio tesoro. «Costantemente, dal 1962, raccolgo libri, giornali e documenti di ogni tipo sull’argomento. Approssimativamente dovrei avere almeno 2.700 volumi, più 43 collezioni di periodici».
Una biblioteca di altissimo valore, dunque, che Cancellieri sognava di poter regalare alla città di Mantova ma molti sogni, si sa, restano tali. «Dopo anni di “forse-che-sì-forse-che-no” ho perso le speranze. Una volta non c’è lo spazio, una volta non ci sono i soldi, un’altra volta ci sono sia lo spazio sia i soldi ma la cosa non va a buon fine ugualmente» spiega con rammarico. Il solo scopo è che la biblioteca – che lui chiama Happy Motoring, come l’antico augurio che si scambiavano i pionieri dell’automobile in Inghilterra –, possa rimanere unita ed essere fruibile liberamente. «Per questo non potrà essere acquisita da privati» spiega. «Qualche mecenate illuminato si potrebbe anche trovare, ma poi, il giorno in cui fatalmente abbandonasse questa valle di lacrime il mio problema si riporrebbe tale quale. Happy Motoring deve andare in mani pubbliche».
A questo punto sorge spontaneo domandarsi come sia possibile che un progetto di questo innegabile rilievo culturale non si riesca a realizzare. «Certo, una donazione richiede soldi per un atto notarile, per la catalogazione con standard internazionali, per il trasloco, l’istituzione di un servizio e altro… Ma a saper fare due più due siamo su cifre modeste» sottolinea, «senza contare la possibilità di attingere a fondi regionali ed europei». L’idea, inoltre, potrebbe ampliarsi ulteriormente, e acquisire ancora più valore. «La collezione motoristica dovrebbe prefigurare la costituzione di una biblioteca dello sport, che in Italia, con la sola eccezione di quella romana del Coni e di due minori a Padova e a Ravenna ma con impostazioni di tipo più specialistico, non esiste». Ma Cancellieri non si dà per vinto e continua a cercare una soluzione per rendere disponibile al pubblico la sua cospicua collezione. «Sto sondando l’orientamento di qualche comune della provincia che, pur non vantando titoli di “Città europea dello sport”, forse intravede in questo progetto culturale un obiettivo da perseguire e magari, perché no, un bel fiorellino all’occhiello». Di arrendersi non se ne parla proprio. «Già, in questo sono come Tazio Nuvolari».