-di Lorenzo Fabiano della Valdonega–
Ha vinto Tao il rosso, Gheoghegan Hart, che se non fosse un ciclista, con quel cognome vedrei bene suonare in un pub di Northern London insieme al suo gruppo di musica celtica. Con lui hanno vinto tutti quelli che questo pazzo Giro lo hanno portato fino in fondo, dal commovente João Almeida al giubbino di Mr Hindley, da un signore del pedale come Vincenzo Nibali, cui a 35 anni suonati non si può continuare a chiedere di ergersi a salvatore della patria italica, ai TAV Filippo Ganna e Roan Dennis. E poi tanti altri, perchè questo rimarrà un Giro ricco di storie. Posso dire che ha vinto il ciclismo, l’unico sport cui la carogna Covid non ha tolto spettacolarità. Perchè il ciclismo uno stadio chiuso non ce l’ha. Niente tribune né tornelli: le ruote delle biciclette scrivono storie per centinaia di chilometri sulle strade, si addentrano nei territori, tra la gente, tra mari, monti e antichi borghi. Nelle pance del mondo. E, lasciatemelo dire, ha vinto questo signore qua, Mauro Vegni, che si è battuto come un leone per rendere tutto ciò possibile. Ce l’ha fatta e ora gli va detto G R A Z I E. Evviva il Giro d’Italia.
Le foto ed i video presenti su PANATHLON PLANET sono state in parte prese da Internet, e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, basterà segnalarlo alla Segreteria di redazione: segreteria.redazione@panathlondistrettoitalia.it, che provvederà prontamente alla rimozione delle immagini utilizzate.